“L’intestino può modificare la chimica del cervello”: la nuova ipotesi dietro le cause dei disturbi mentali

Negli ultimi anni l'interesse medico e scientifico verso il ruolo dell'intestino è diventato sempre più importante. Oggi sappiamo infatti che i milioni di microbi che lo abitano, il cosiddetto microbioma, non solo svolgono un ruolo fondamentale per la salute dell'intestino, ma influenzano il nostro benessere generale sotto diversi aspetti, ad esempio favorendo o meno l'infiammazione sistemica.
Per molti aspetti però il microbioma è ancora un oggetto misterioso. Ad esempio, anche se sappiamo che esiste un asse intestino-cervello, tanto che l'intestino è anche noto come il nostro "secondo cervello", non è ancora chiaro di che tipo sia questo legame e se sia un'associazione indiretta o diretta. Oggi un recente articolo scientifico, condotto da un gruppo di ricercatori dell'University of South Australia (UniSA), avrebbe trovato "la prova più forte che i cambiamenti nel microbioma intestinale di una persona – scrivono – possano influenzare direttamente la chimica del cervello".
Come agisce il microbioma intestinale sul cervello
I ricercatori hanno messo insieme i risultati emersi dai diversi studi condotti sull'argomento con l'obiettivo di fare chiarezza sul ruolo del microbioma intestinale e i suoi effetti sulla salute mentale. Infatti, già in passato, alcuni dei disturbi psichiatrici più comuni, come ansia, depressione, stress post-traumatico o schizofrenia, sono stati collegati a determinate alterazioni nel microbioma, ma non è ancora chiaro se si tratti di una correlazione o di un rapporto causa-effetto.
Nel loro lavoro gli autori credono di avere trovato informazioni sufficienti per sospettare che il microbioma possa avere un effetto diretto sulla salute mentale. Nel loro articolo i ricercatori sostengono infatti di aver trovato "forti prove causali che i microbi intestinali possono cambiare la chimica del cervello, le risposte allo stress e i comportamenti nei modelli animali". Non solo, hanno anche visto che diversi psicofarmaci possono effettivamente produrre delle modifiche nella composizione batterica del microbioma, un dato che secondo i ricercatori dimostrerebbe la connessione "intestino-cervello".
La ricerca di nuove terapie
Certo, la loro è ancora un'ipotesi, ma l'argomento meriterebbe di essere indagato in nuovi studi sistematici, soprattutto per "verificare – spiegano gli autori – se le terapie basate sul microbioma possono offrire benefici duraturi, specialmente se combinate con i trattamenti esistenti". I ricercatori sperano che dallo studio del ruolo dell'intestino nella salute mentale si potrebbero ottenere nuovi strumenti terapeutici per i disturbi mentali.
Oggi questi infatti colpiscono 970 milioni di persone, ma circa un terzo dei pazienti non risponde ai farmaci o alle terapie attuali, un'emergenza a cui i ricercatori sperano di trovare finalmente una risposta qualora l'effetto diretto dell'intestino sul cervello verrà confermato. "La salute mentale – spiega uno degli autori – non inizia e finisce nel cervello. È un problema di tutto il corpo e l'intestino potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle.”