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L’idea del marsupio porta bebè avrebbe almeno 10.000 anni

Lo rivela il corredo funerario ritrovato insieme ai resti di una neonata mesolitica, soprannominata Neve dagli archeologi, nella grotta ligure di Arma Veirana, nel comune di Erli (Savona).
A cura di Valeria Aiello
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L’idea del marsupio porta bebè, una delle soluzioni più comode e alla moda per portare in giro i più piccoli ed avere le mani sempre libere, è molto (ma molto) più vecchia di quanto si possa pensare. Nella storia, il suo uso risalirebbe ad almeno 10.000 anni fa, visto che già nel Mesolitico – il periodo intermedio dell’Età della pietra, che va dal 10.000 all’8.000 a.C. – sono state inaspettatamente scoperte alcune evidenze della sua esistenza. A rivelarlo, in un articolo scientifico recentemente pubblicato sul Journal of Archaeological Method and Theory, è un team di ricerca internazionale che, nell’ambito delle analisi degli ornamenti trovati nel sito di sepoltura di una neonata mesolitica soprannominata Neve, presso la grotta ligure di Arma Veirana, nel comune di Erli, in provincia di Savona, ha fornito importanti informazioni circa l’uso del marsupio per bambini nella preistoria.

Il marsupio per bebé si usava già 10.000 anni fa

Lo studio di questa sepoltura, scoperta nel 2017  – ad oggi è la più antica d’Europa di una neonata – e degli ornamenti funerari presenti nel sito sta infatti permettendo di acquisire importanti informazioni sull’antico Mesolitico e di avanzare nuove ipotesi sull’uso preistorico del marsupio per bebè. Il sito ha infatti restituito, insieme ai resti di Neve, un corredo formato da oltre 70 perline in conchiglie forate (Columbella rustica), da quattro pendenti, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi (Glycimeris sp.), nonché un artiglio di gufo reale, gettando nuova luce su pratiche e costumi degli ultimi cacciatori-raccoglitori liguri del primo Olocene.

Sebbene i ricercatori non sappiano ancora quando i primi uomini anatomicamente moderni (Homo sapiens) abbiano iniziato a usare i marsupi per i loro neonati, è quasi ovvio pensare che tali borse fossero un indumento comune durante la preistoria, almeno quella più recente, per la necessità da parte dei genitori di poter svolgere le più diverse attività mentre si occupavano della prole – spiegano i ricercatori in una nota – . Poiché i materiali utilizzati per la loro fabbricazione non si conservano e le sepolture di neonati preistorici si contano sulla punta delle dita, le prove dell’uso preistorico dai marsupi sono quindi estremamente rare”.

L’analisi delle diverse conchiglie, che ha coinvolto i ricercatori italiani Stefano Benazzi dell’Università di Bologna, Fabio Negrino dell’Università di Genova e Marco Peresani dell’Univerisità di Ferrara oltre gli studiosi dell’Università di Montreal, in Canada, della Washington University e dell’Institute of Human Origins dell’Arizona, negli Stati Uniti, e dell’Università di Tubinga, in Germania, si è avvalsa di modelli fotogrammetrici 3D ad alta definizione, nonché di osservazioni al microscopio e con microCT, al fine di documentare nel dettaglio come queste diverse conchiglie siano state manipolate dalla comunità alla quale apparteneva la piccola neonata e il perché siano state poi deposte nella sua tomba.

Gli ornamenti della sepoltura infantile del primo Mesolitico di Arma Veirana / Credit: Università di Montreal
Gli ornamenti della sepoltura infantile del primo Mesolitico di Arma Veirana / Credit: Università di Montreal

I risultati di queste analisi – ha precisato il professor Negrino, docente di Preistoria e Protostoria presso l’Università di Genova – mostrano che le conchiglie marine erano state cucite su un supporto in pelle o stoffa che ancora avvolgeva Neve al momento della sua sepoltura. La maggior parte di queste ha mostrato marcati segni d’usura, che non possono certamente essere stati prodotti durante la breve vita della neonata. Ciò dimostra che queste conchiglie erano state indossate per un periodo di tempo considerevole da qualcuno della stessa comunità dell’infanta prima di essere poi cedute a lei, quali gioielli di famiglia o talismani. Considerando lo sforzo necessario a mettere insieme un tale gruzzolo di perline, accumulate e riutilizzate nel tempo, è notevole osservare come il gruppo di cacciatori-raccoglitori mesolitici abbia poi deciso di separarsi da questi preziosi oggetti in occasione della sepoltura di un individuo così giovane, lasciandoli cuciti a quello che, verosimilmente, era il marsupio della piccola Neve”.

Basandosi su alcune osservazioni etnografiche ovvero su come, in alcune società contemporanee di cacciatori-raccoglitori, i marsupi per neonati vengano ornati e adoperati, i ricercatori suppongono che la comunità di Neve possa aver decorato l’indumento con conchiglie destinate a proteggere la giovanissima lattante dalle forze del male. In occasione della sua morte prematura, però, si preferì forse abbandonare nella tomba questi amuleti che avevano fallito nella loro funzione protettiva, allontanandoli per sempre dalla comunità.

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