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L’iceberg più grande del mondo è condannato, A23a perde blocchi da 400 km2: “Può sparire in settimane”

Il British Antarctic Survey (BAS) segnala che l’iceberg A23a, per decenni il più grande del mondo, si sta distruggendo e nelle prossime settimane potrebbe sparire per sempre. Il colosso è entrato nell’Oceano Atlantico meridionale e sta perdendo pezzi enormi.
A cura di Andrea Centini
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Dopo ben 40 anni, il gigantesco iceberg A23a si è avviato verso il viale del tramonto. Il colosso, che all'inizio del 2025 aveva una massa di circa mille miliardi di tonnellate e un'estensione pari a oltre 3.500 chilometri quadrati, quanto tre volte Roma, si sta infatti disintegrando, perdendo enormi blocchi di ghiaccio nell'Oceano Atlantico meridionale.

Oggi, secondo quanto affermato all'Agence France Press (AFP) dall'oceanografo fisico del British Antarctic Survey (BAS) Andrew Meijers, la sua superficie si è praticamente dimezzata – 1.700 chilometri quadrati – e la sua massa si è ridotta dell'80 percento. È ancora un gigante, considerando che ha ancora una lunghezza massima di 60 chilometri, ma dalla fine di agosto ha iniziato a perdere pezzi grandissimi, alcuni con un'estensione di 400 chilometri quadrati, più altri più piccoli. Lo scienziato ha dichiarato che A23a potrebbe scomparire nelle prossime settimane e non essere più riconoscibile. La fine di un regno, considerando che per decenni A23a è stato l'iceberg più grande del mondo.

La ragione è il calore dell'acqua marina, che lo sta fondendo e sgretolando dal basso. L'iceberg, infatti, a causa delle sue enormi dimensioni, dopo essere passato nel cosiddetto “corridoio degli iceberg”, una sorta di percorso che spinge gli iceberg dall'Oceano Antartico verso l'Oceano Atlantico, si sta dirigendo molto più a nord rispetto agli altri, che si frantumano prima. Ciò, naturalmente, lo espone ad acqua sempre più calda che, grazie anche all'azione di correnti e venti, tendono a distruggerlo. Non a caso il dottor Meijers sottolinea che tutti gli iceberg sono condannati, con la differeza che A23a sta resistendo più a lungo del normale.

Dopo essersi sganciato dalla piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne nel 1986, A23a ha fatto poca strada, restando bloccato nel Mare di Weddel per circa 30 anni. Nel 2020, a causa del lento ma inesorabile processo di fusione, si è infine sganciato dal fondale e si è diretto verso l'Oceano Antartico. Dopo un ulteriore blocco nel 2024 causato da correnti a vortice note come colonne di Taylor, ha ripreso il suo viaggio verso nord, inserendosi nel corridoio degli iceberg dove finiscono più o meno tutti i colossi di ghiaccio che si sganciano dalla Penisola Antartica. La ragione è la rapida corrente circumpolare antartica.

Da quel momento ha iniziato a perdere blocchi più grandi – come un pezzo da 80 chilometri quadrati – segno dell'accelerazione del processo di fusione dal basso. Nonostante questi distacchi sempre più frequenti, A23a ha continuato a essere maestoso e minaccioso, soprattutto per le coste dell'isola della Georgia del Sud; se si fosse arenato lì davanti, come ipotizzato in precedenza dagli esperti, avrebbe distrutto un prezioso fondale e bloccato l'accesso alle fonti di cibo per pinguini e foche, con esiti ecologici disastrosi. A peggiorare il tutto anche l'enorme quantità di acqua dolce che sarebbe finita in mare, cambiando sostanzialmente il bilanciamento chimico-fisico locale, che avrebbe messo a repentaglio la sopravvivenza di moltissime popolazioni di animali.

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Fortunatamente l'iceberg ha girato intorno all'isola (un territorio britannico d'oltremare disabitato) in senso antiorario e ora si sta allontanando sempre di più, andando incontro al suo inevitabile destino. I blocchi di ghiaccio possono rappresentare un serio pericolo per il traffico navale, come ci ricorda la tragedia del Titanic, ma al momento non si registrano criticità specifiche. Ciò che è certo è che nel giro di poche settimane potrebbe scomparire uno dei più antichi iceberg conosciuti, rimasto per decenni il più grande del mondo.

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