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Cambiamenti climatici

L’acqua dolce sulla Terra è sempre di meno: perché le alluvioni non permettono di recuperarla

Uno studio della Nasa e dell’Agenzia spaziale tedesca condotto sui dati satellitari di quasi un decennio, dal 2015 al 2023, ha rivelato una costante riduzione delle riserve d’acqua dolce presenti sulla Terra: rispetto a dieci anni fa abbiamo perso circa 1.200 chilometri cubi d’acqua. Anche in molte regioni d’Italia laghi e fiumi sono in deficit idrico.
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Negli ultimi dieci anni la Terra ha perso circa 30 volte l'acqua contenuta nel Lago di Garda. Le riserve di acqua dolce sul nostro Pianeta stanno diminuendo anno dopo anno: da maggio 2014 i livelli di acqua dolce hanno infatti subito una drastica diminuzione e da allora non sono più risaliti. È quanto emerge dalle indagini sui dati satellitari forniti dai programmi Grace (Gravity Recovery and Climate Experiment) e Grace–Follow On (Grace–Fo) della Nasa e dell’Agenzia spaziale tedesca. I risultati sono stati pubblicati in un studio sulla rivista Surveys in Geophysics.

Questo dato, oltre a essere in sé significativo, potrebbe indicare – sostengono i ricercatori che hanno condotto lo studio – che i continenti terrestri sono effettivamente entrati in quella che definiscono "una fase persistentemente più secca".

Quanta acqua dolce abbiamo perso

Quando si parla di riserve terrestri di acqua dolce ci si riferisce al volume di acqua complessivamente presente sulla Terra, in superficie e sottoterra. Parliamo quindi dell'acqua contenuta in fiumi, laghi, ma anche nelle falde acquifere sotterranee. Dall'analisi dei dati satellitari è emerso che per quasi dieci anni, dal 2015 al 2023, la riserva media di acqua dolce terrestre è stata costantemente inferiore a quella registra nel decennio precedente (dal 2002 al 2014) e non di poco, per l'esattezza di circa 1.2000 chilometri cubi, ovvero circa 30 volte l'acqua contenuta nel Lago di Garda che dia acqua ne contiene 50 chilometri cubi.

Cosa rischiamo

Oltre ai fenomeni si siccità e all'aumento delle temperature, entrambi i fenomeni in costante crescita per effetto della crisi climatica, a pesare sulle riserve di acqua dolce è anche – spiegano i ricercatori – l'espansione dell'agricoltura irrigata. Le aziende di questo settore attingono all'acqua presente nelle falde acquifere sotterranee ma se la pioggia e la neve non riescono a reintegrarle a sufficienza il rischio è che queste si impoveriscano sempre di più.

La mancanza di acqua dolce può portare a un impoverimento della terra, ma anche a un maggiore rischio di carestie, povertà, conflitti e malattia, soprattutto nelle regioni del mondo più svantaggiate e dove la possibilità di disporre di acqua dolce è più precaria di altrove.

I dati in Italia

Per avere un'idea del fenomeno non occorre andare lontano. È sufficiente guardare i dati in Italia: secondo il Canale Emilano Romagnolo, attualmente le maggiori difficoltà idriche interesseranno le regioni italiane sotto la linea appenninica. Non bisogna lasciarsi ingannare dalle recenti alluvioni che hanno interessato Emilia-Romagna e Toscana: le grandi quantità di acqua cadute durante in questi eventi infatti non riescono a essere immagazzinate dalla superficie che non riesce a trattenerle (meteo e clima sono infatti due cose ben distinte). In sole due settimane dalle alluvioni in Toscana, ad esempio, in fiume Arno è di nuovo sotto i livelli medi del periodo.

Per guardare ad altre regioni, l'esempio più evidente lo troviamo in Umbria, dove il Lago Trasimeno, ovvero il quarto lago più grande d'Italia, è in perenne decrescita: oggi è 27 cm sotto il livello minimo vitale, 20 cm in meno dell'anno scorso.

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