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La Terra verrà distrutta dal Sole, ma Marte non è un’assicurazione sulla vita come suggerisce Musk

Elon Musk ha affermato che Marte rappresenta un’assicurazione sulla vita per chi vive sulla Terra a causa del fatto che il nostro pianeta sarà “incenerito” dal Sole. Cosa c’è di vero e perché è improbabile che i primi astronauti approdino sul Pianeta Rosso nel 2029.
A cura di Andrea Centini
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In un'intervista a Fox News andata in onda durante il programma “Jesse Watters Primetime” il magnate sudafricano naturalizzato statunitense Elon Musk ha affermato che Marte rappresenta “un'assicurazione sulla vita per la vita collettiva”. La ragione, ha spiegato il CEO di SpaceX e Tesla oltre che responsabile del controverso Dipartimento per l'efficienza governativa (DOGE) per l'amministrazione Trump, risiede nel fatto che “tutta la vita sulla Terra sarà distrutta dal Sole”. “Il Sole si sta gradualmente espandendo – ha affermato l'uomo più ricco de mondo – e quindi a un certo punto dovremo essere una civiltà multi-planetaria, perché la Terra verrà incenerita”.

Insomma, Marte rappresenterebbe una sorta di scialuppa di salvataggio per l'umanità – e altri esseri viventi – ed è proprio per questo che Musk sottolinea l'importanza di conquistarlo al più presto. Se tutto dovesse andare secondo i piani con i test della navicella Starship, come scritto su X (il compianto Twitter) dallo stesso Musk, alla fine del 2026 la navicella potrebbe partire alla volta del Pianeta Rosso con a bordo il robot Optimus. Successivamente, già entro il 2029, potrebbero essere inviati i primi esseri essi umani su Marte, sempre secondo l'amministratore delegato di SpaceX. Ma quanto c'è di vero in queste altisonanti dichiarazioni e previsioni?

Alcune cose che dice sono vere ma meritano una spiegazione, mentre altre sono decisamente ottimistiche, se non completamente implausibili. Del resto le date inverosimili sono un po' un marchio di fabbrica per Musk, venendo smentito dai fatti (pur riconoscendo alla sua SpaceX risultati storici come il recupero degli stadi dei razzi lanciatori). Ma torniamo alle sue affermazioni. La Terrà sarà davvero incenerita dal Sole? La risposta al momento è che non lo sappiamo con precisione. Una stella di massa analoga a quella del Sole, secondo i modelli degli astrofisici, è destinata a trasformarsi in una gigante rossa che espanderà incredibilmente il suo diametro. Si ritiene che il Sole possa arrivare a inglobare le orbite dei pianeti Mercurio e Venere e forse quella della Terra. Il Sole si trova circa a metà del suo ciclo vitale (5 miliardi di anni) e questo processo sarà concluso appunto fra 5 miliardi di anni; successivamente il Sole espellerà i suoi strati esterni, si trasformerà in una nebulosa planetaria e infine in una nana bianca, una densissima stella morta, in pratica. La Terra potrebbe avere due destini differenti: essere inglobata e distrutta dal Sole, oppure essere espulsa dal Sistema solare a causa delle interazioni gravitazionali. Ad ogni modo sarebbe la fine per il nostro pianeta natale.

La trasformazione in gigante rossa, tuttavia, inizierebbe tra circa 1 miliardo di anni, e il conseguente aumento delle temperature renderebbe la Terra un posto infernale dover poter sperare di sopravvivere. Gli oceani evaporeranno e il bombardamento di radiazioni farà il resto. La vita sparirebbe molto prima del possibile “incenerimento” indicato da Musk. Per questo sì, se l'umanità vorrà sopravvivere dovrà trovarsi una nuova casa, ma l'approdo su Marte non è esattamente agevole. Per una missione di andata e ritorno dal Pianeta Rosso si stimano un paio di anni, un tempo molto più lungo di quello trascorso mediamente dagli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dalla quale non tornano esattamente come prima.

Gli effetti sul corpo della microgravità possono essere molto significativi, tra perdita di massa ossea, problemi oculari e altre condizioni serie. Andare su Marte, oltre alla lunghezza del viaggio, presenta altri problemi significativi. Arrivare fin laggiù significa allontanarsi dallo scudo della magnetosfera terrestre che filtra parte della radiazione solare; essere esposti per un periodo così lungo a dosi di radiazioni fortissime senza adeguate protezioni vuol dire solo una cosa: morte. Un recente studio ha dimostrato che le radiazioni del viaggio Terra – Marte causerebbero danni permanenti all'intestino e cancro, fra le altre cose. Se ciò non bastasse, una ricerca più recente ha osservato che la combinazione di microgravità e radiazioni comporta gravissimi danni ai reni, tanto da aver stimato che un astronauta di ritorno da Marte, se sopravvive, avrebbe bisogno della dialisi.

Supponendo che si riesca a contrastare tutte queste conseguenze con medicine e tute protettive, come quelle testate durante la missione Artemis 1 della NASA attorno alla Luna, c'è ancora il problema tecnologico dell'“ammartaggio” con andata e ritorno in sicurezza dei velivoli. A oltre mezzo secolo dalle missioni Apollo, sonde decisamente più tecnologiche si schiantano sulla Luna perché atterrare in sicurezza su un altro corpo celeste è tutt'altro che semplice e sicuro. Siamo certi che Starship sarà in grado di eseguire simili viaggi in totale sicurezza? È possibile ma non sicuro, al momento. I test senza equipaggio umano forniranno delle prime risposte nei prossimi anni, ma la sfida resta comunque altamente significativa. E una volta su Marte, gli astronauti dovrebbero affrontare problemi enormi. Il Pianeta Rosso è infatti estremamente ostile e senza un casco e una tuta è impossibile sopravvivere. Qui la pressione è l'1 percento di quella terrestre e a causa di ciò l'acqua bolle a una temperatura compresa tra 10 e 20 ° C. Considerando che la temperatura del corpo umano è attorno ai 36 °, su Marte tutta l'acqua che abbiamo in corpo andrebbe incontro a un'ebollizione esplosiva uccidendoci istantaneamente. E non vanno dimenticate le temperature estreme (fino a – 125 °C), le colossali tempeste di regolite marziana e la presenza di una debolissima atmosfera che determina un costante bombardamento di radiazioni letali.

Per sopravvivere senza caschi gli esseri umani dovrebbero stare rinchiusi sottoterra o in città fantascientifiche sotto immense cupole protettive, che sarebbero comunque esposte al costante rischio di distruzione a causa di meteoroidi e simili. Basterebbe una crepa per ammazzare tutti quelli che vivono sotto senza tute protettive. Musk sostiene che su Marte non ci si va per piantare bandiere e lasciare impronte, ma per costruire una città autosufficiente. “Il bivio fondamentale è che Marte sia abbastanza autosufficiente da poter prosperare da solo se le astronavi di rifornimento dalla Terra dovessero smettere di arrivare per qualsiasi motivo, che sia perché la civiltà è morta con un botto o con un gemito. Se le astronavi di rifornimento sono necessarie per la sopravvivenza di Marte, allora non abbiamo creato un'assicurazione sulla vita”, ha spiegato Musk.

Ma creare una civiltà autosufficiente su Marte è qualcosa di estremamente complesso a causa di un elenco infinito di problemi e costi stratosferici, che al momento nessuno riuscirebbe a sobbarcarsi. Anche solo il viaggio di andata e ritorno si pensa possa essere possibile solo tra 10-15 anni o giù di lì, ma queste “missioni sulla carta” vengono costantemente rinviate proprio per gli enormi problemi che il volo spaziale verso Marte comporta. Figurarsi la “conquista” del Pianeta Rosso con la costruzione di insediamenti permanenti. A tutto questo possiamo aggiungere anche i risultati sibillini di un recente studio, in cui è stato dimostrato che una nana bianca (come quella in cui si trasformerà il Sole) ha fatto a pezzi pianeti a una distanza orbitale analoga a quella occupata da Marte attorno alla nostra stella. Insomma, dalla padella alla brace. E le stelle ad anni luce di distanza, dove potrebbero esserci pianeti realmente abitabili, forse non saremo mai in grado di raggiungerle.

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