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La prima immagine delle “particelle fantasma” mostra la Via Lattea come mai vista prima

Sono i neutrini, soprannominati “particelle fantasma” perché invisibili e inafferrabili, in grado di attraversare la materia praticamente indisturbati.
A cura di Valeria Aiello
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Rappresentazione artistica della Via Lattea “vista” attraverso i neutrini (in blu). Crediti: IceCube Collaboration/U.S. National Science Foundation (Lily Le & Shawn Johnson)/Eso (S. Brunier)
Rappresentazione artistica della Via Lattea “vista” attraverso i neutrini (in blu). Crediti: IceCube Collaboration/U.S. National Science Foundation (Lily Le & Shawn Johnson)/Eso (S. Brunier)

L’osservazione della luce, dai raggi gamma alle onde radio, non è il solo modo che abbiamo per studiare l’universo. Anche le onde gravitazionali e i neutrini possono essere utilizzati come messaggeri cosmici e portare a noi informazioni sulle più remote sorgenti astrofisiche. I neutrini, in particolare, conosciuti anche come “particelle fantasma” perché invisibili e inafferrabili, sono in grado di attraversare la materia praticamente indisturbati.

La maggior parte dei neutrini che attraversano il nostro corpo – si stima che 100 milioni di neutrini ci attraversino ogni secondo senza alcuna conseguenza – proviene dal Sole, ma nell’universo sono continuamente prodotti nelle reazioni nucleari all’interno delle stelle e in altri processi astrofisici. In passato, l’IceCube Neutrino Observatory, l’osservatorio di neutrini che si trova presso la base permanente Amundsen-Scott al Polo sud, in Antartide, in passato ha rilevato neutrini di origine extragattica, provenienti da nuclei attivi di galassie remote, in particolare dai blazar. Ora, per la prima volta, gli scienziati sono stati in grado di produrre un’immagine della Via Lattea basata sulla sua emissione di neutrini.

Come dettagliato in un nuovo articolo appena pubblicato su Science, la IceCube Collaboration, un gruppo internazionale di oltre 350 scienziati, ha rilevato l’emissione di neutrini “utilizzando tecniche di apprendimento automatico applicate a 10 anni di dati racconti dall’IceCube Neutrino Observatory”. Ciò ha permesso agli studiosi di identificare l’emissione di neutrini dal piano galattico della Via Lattea, con un livello di significatività di 4,5 sigma, appena sotto il livello di certezza 5 sigma, che indica che esiste una possibilità su un milione che il rilevamento sia un colpo di fortuna statistico.

La forte evidenza della Via Lattea come sorgente di neutrini, ha affermato Ignacio Taboada del Georgia Institute of Technology e portavoce di IceCube, ha superato i rigorosi test della Collaborazione. “Il prossimo passo – ha concluso lo scienziato – sarà identificare le sorgenti specifiche all’interno della galassia”.

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