La macchia solare dell’Evento di Carrington a confronto col mostro presente ora sul Sole: “Dimensioni simili”

Sul Sole è comparso un complesso di macchie solari gigantesco, che si estende per oltre 180.000 chilometri e presenta diversi nuclei scuri più grandi della Terra. Come spiegato il 1 dicembre dal dottor Tony Phillips, un astrofisico che gestisce il portale specializzato in meteo spaziale spaceweather.com, si tratta di una delle strutture più grandi osservate negli ultimi dieci anni sul nostra stella. Non è grande quanto il colosso responsabile del famigerato Evento di Carrington verificatosi a settembre del 1859 (ci torneremo a breve), tuttavia richiede la massima attenzione da parte degli esperti. Oltre a essere immenso, infatti, il complesso AR 4296 – AR 4294 (sito a destra e leggermente più in basso dell'equatore solare) è anche altamente instabile; presenta infatti un campo magnetico di tipo beta-gamma-delta con energia sufficiente per scagliare violentissimi brillamenti di Classe X, i più potenti in assoluto. E fra qualche giorno punterà direttamente la Terra.
Un'eruzione solare X 1.95 è stata rilevata nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre, ma sebbene inizialmente sia stata associata alla grande struttura di cui sopra, analisi successive hanno determinato che è stata prodotta dalla soprastante macchia solare AR 4295, più piccola ma comunque molto attiva. L'espulsione di massa coronale (CME) scaturita da questo brillamento innescherà una tempesta geomagnetica tra il 3 e il 4 dicembre, come indicato in un bollettino dello Space Weather Prediction Center (SWPC) della NOAA. L'evento non dovrebbe essere particolarmente intenso, dato che si parla di una tempesta solare G2 (dunque niente aurora boreale in Italia). Ciò che al momento interessa particolarmente i fisici solari è proprio l'enorme complesso AR 4296 – AR 4294, che è stato messo a confronto con la macchia solare dell'Evento di Carrington.
In parole semplici, l'Evento di Carrington è stata la più grande tempesta geomagnetica (o solare) della storia, scatenata da uno spaventoso brillamento di classe X 45. A notare l'incredibile aumento di luminosità sulla stella – il 1 settembre del 1859 – fu l'astronomo dilettante inglese Richard Christopher Carrington, che stava analizzando le immagini del Sole catturate e proiettate dal suo telescopio. Circa 36 ore dopo il brillamento la Terra fu investita da una tempesta solare spaventosa; la magnetosfera fu colpita da una CME talmente rapida e intensa che finirono in blackout i telegrafi di tutto il mondo per circa 12 ore, interrompendo il principale metodo di telecomunicazione dell'epoca. Se ciò non bastasse, diversi pali che sostenevano i cavi presero fuoco, numerosi operatori dei telegrafi ricevettero brutte scosse e in alcuni casi i dispositivi iniziarono a funzionare anche con le pile scollegate, a causa delle correnti parassite inserite nei circuiti dalla violenta tempesta geomagnetica. Tra gli effetti collaterali vi furono meravigliose aurore polari visibili sino alle Hawaii.
L'impatto di un evento del genere sulla società moderna così legata a reti elettriche, connessione internet, servizi satellitari e alla tecnologia in generale, comporterebbe esiti catastrofici. Quattro scienziati (tre matematici e un fisico) dell'Università Autonoma di Barcellona (UAB), del Centro di Ricerca Matematica (CRM) e della Scuola Superiore di Matematica di Barcellona (BGSMath) nello studio “Probability estimation of a Carrington-like geomagnetic storm” pubblicato su Scientific Report nel 2019 hanno calcolato che c'è una probabilità massima dell'1,9 percento che possa ripetersi un altro Evento di Carrington entro un decennio, una stima più alta di quelle rilevate in precedenza.
Richard Christopher Carrington, che fu insignito della medaglia d'oro della Royal Astronomical Society per il suo lavoro, annotò con cura le dimensioni e le caratteristiche della macchia solare responsabile della potentissima eruzione solare del 1859; la potete osservare nel confronto con il complesso AR 4296 – AR 4294 in testa all'articolo. Come spiegato dall'astrofisico Tony Phillips, le macchie solari hanno approssimativamente le stesse dimensioni. “La superficie della macchia solare di Carrington era di circa 2300 milionesimi del disco solare, la superficie di 4294-4296 è di 2080 milionesimi, quanto il 90 percento [della prima]”, ha sottolineato lo scienziato.
Tuttavia va tenuto presente che il complesso AR 4296 – AR 4294 è in realtà composto da due macchie solari: “La loro stretta vicinanza le fa apparire come un unico colosso, un vantaggio ingiusto rispetto a Carrington”, ha evidenziato l'esperto, sottolineando comunque la loro potenziale pericolosità. L'instabilità magnetica del complesso, infatti, aumenta le probabilità di un fenomeno di riconnessione e dunque di un brillamento di Classe X. Nel caso dovesse accadere quando la grande struttura sarà orientata verso la Terra, ci potremmo aspettare (almeno) di rivedere l'aurora boreale sull'Italia. Nella speranza di non dover affrontare un nuovo, devastante, Evento di Carrington.