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In Italia aumentano i focolai di Lingua Blu: cos’è la malattia che sta uccidendo le pecore

Nelle ultime settimane nel Centro Italia sono stati registrati 440 focolai di Blue Tongue. Si tratta di una febbre che colpisce il bestiamo, soprattutto gli ovini. A diffonderla è un piccolo moscerino del genere Culicoides.
A cura di Valerio Berra
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Non è la prima volta che in Italia si parla di Blue Tongue. Già l’anno scorso era stati segnalati i primi avvistamenti di questa malattia. È infettiva e dalle informazioni diffuse dal Ministero della Salute colpisce gli animali ruminanti. Sembra però che in Italia il problema si stia verificando soprattutto con le pecore.

Nelle ultime settimane diverse sezioni di Coldiretti nel Centro Italia hanno lanciato l’allarme. I focolai si stanno diffondendo. Secondo un’inchiesta del Fatto Quotidiano al momento se ne possono contare oltre 400 distribuiti in 4 regioni. Nello specifico parliamo di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Sommando tutte le segnalazioni raccolte si arriva a 440 focolai.

Come si diffonde la Blue Tongue

Il nome della malattia deriva dal virus. A scatenarla infatti è il bluetosgue (BTV), un virus diffuso da moscerini del genere Culicoides. Come specifica una guida diffusa dal Asl di Cagliari, questi minuscoli insetti trovano un ambiente confortevole nel fango, soprattutto quello ricco di sostanze organiche. Al momento non sembra contagiosa per l'uomo.

Non è difficile quindi immaginare che gli allevamenti siano un habitat ideale per loro, soprattutto quelli dove si possono trovare fanghi contaminati con acque di scarto o liquami che derivano dalla  lavorazione di formaggi.

Quali sono i sintomi della Blue Tongue

L’elenco dei sintomi della Blue Tongue è lungo. Il primo è quello che da il nome alla malattia: la cianosi della lingua, questa parte del corpo assume una colorazione bluastra. Per il resto poi siamo di fronte a una febbre catarrale che può causare febbre, accumulo di saliva, ulcere e necrosi muscolare. Negli ovini i sintomi sono più forti.

I costi della malattia

Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, ha spiegato al Fatto Quotidiano che l’incidenza si aggira tra il 4 e il 5%. La mortalità però è alta: si arriva anche al 50%. Un dato che si traduce anche in una perdita economica per gli allevatori: un ovino sano, della razze più diffuse, vale in queste regioni 500 euro.

Oltre al danno causato dalla sua morte, al danno sul benessere dell’animale bisogna anche tenere conto dei costi per lo smaltimento: circa 80 euro. Secondo Gardoni parte del problema è legata anche al clima: “Viene trasmessa da una zanzara che prolifera in determinate condizioni meteo. Quest’anno la primavera molto piovosa e poi il picco di caldo a giugno le hanno permesso di proliferare”.

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