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Il volto di questa donna dell’età della pietra è stato ricostruito da un cranio di 4.000 anni fa

La ricostruzione ha richiesto oltre 350 ore di lavoro ed è attualmente in mostra presso il Västernorrlands museum di Murbergsvägen, in Svezia.
A cura di Valeria Aiello
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Il volto della donna di Lagmansören / Credit: Oscar Nilsson
Il volto della donna di Lagmansören / Credit: Oscar Nilsson

Una donna vissuta 4.000 anni fa è assorta nel guardare un giovane ragazzo che corre davanti a lei, mentre è appoggiata al suo bastone. Il suo sguardo è più di un semplice viaggio che riporta al Neolitico, l’ultimo dei tre periodi dell’età della pietra, e racchiude la sensazione emotiva di trovarci faccia a faccia con un nostro simile. Questa incredibile ricostruzione a grandezza naturale è attualmente in mostra in Svezia, presso il Västernorrlands museum di Murbergsvägen, dove da circa un mese ha debuttato nell’esposizione Il viaggio Antico – Novemila anni di tracce umane.

La donna di Lagmansören

La sua realizzazione si deve a Oscar Nilsson, un archeologo e pioniere dell’archeologia ricostruttiva che, a partire da un cranio e altri resti scheletrici ritrovati nel 1923 accanto a quelli di un bambino durante la costruzione di una strada nella frazione di Lagmansören, 400 km a nord di Stoccolma, ha elaborato volto e postura della donna, permettendo ai visitatori del museo di vivere una connessione emotiva.

Per realizzare la ricostruzione, Nilsson ha impiegato circa 350 ore di lavoro. “Con i nostri occhi e forse in ogni momento, tendiamo a pensare che sia una madre che osserva un figlio – ha spiegato l’archeologo svedese a WordsSideKick.com – . Potrebbero esserlo, oppure potrebbero essere sorella e fratello, o due parenti, oppure semplicemente amici della stessa tribù. Purtroppo non lo sappiamo, perché il DNA non era così ben conservato per stabilire questa relazione”.

La donna di Lagmansören / Credit: Oscar Nilsson
La donna di Lagmansören / Credit: Oscar Nilsson

Ma mentre Nilsson modellava postura e viso, ha immaginato che la donna di Lagmansören fosse vicina a suo figlio, che le stava correndo davanti. “Guarda con gli occhi della madre, sia con amore sia con un po’ di disciplina” ha aggiunto Nilsson che, quando ha ricevuto l’incarico di ricostruire la donna, due anni fa, ha scansionato il suo cranio e ne ha fatto una copia in plastica con una stampante 3D.

Alcuni degli step di ricostruzione del volto della donna di Lagmansören /  Credit: Oscar Nilsson
Alcuni degli step di ricostruzione del volto della donna di Lagmansören /  Credit: Oscar Nilsson

Come per le altre ricostruzioni create in passato, comprese quelle di un’antica regina Wari che viveva in quello che oggi è il Perù e un uomo dell’età della pietra la cui testa è stata trovata su tomba sottomarina di 8.000 anni fa, Nilsson ha tenuto conto del sesso, dell’età, del peso e dell’etnia della donna, ovvero di tutti quei fattori che possono influenzare lo spessore del tessuto facciale e l’aspetto generale della persona. Dal momento che DNA della donna era troppo degradato, non era però sicuro di altre caratteristiche genetiche, come del colore dei capelli e degli occhi.

Pertanto ha formulato un’ipotesi del suo aspetto, considerando che nell’antica Scandinavia ci furono tre grandi ondate migratorie: la prima da parte di comunità di cacciatori e raccoglitori con la pelle scura, che tendevano ad avere gli occhi azzurri, tra 12.000 e 10.000 anni fa; la seconda che comprendeva invece contadini dalla pelle pallida, capelli scuri e occhi castani, provenienti dall’estremo sud che si trasferirono a nord circa 5.000-4.000 anni fa, quando la donna era viva, mentre la terza ondata includeva la cultura Yamnaya dell’odierna Ucraina ed era formata da comunità che avevano la pelle un po’ più scura, circa 3.500 anni fa.

Sulla base di queste informazioni, Nilsson ha dato alla donna capelli e occhi castani e una pelle chiara come quella dei contadini, pur essendo probabile che non fosse necessariamente una contadina a tempo pieno, ma una donna che partecipava a un mix di caccia e raccolta, nonché a pratiche agricole. “Non possiamo dire con certezza se stesse vivendo una vita nomade o quella dei primi contadini, è impossibile dirlo – ha spiegato Nilsson – . Ma abbiamo scelto di dare l’interpretazione più sicura, ovvero che fosse entrambe le cose, perché, ovviamente, c’è stato un periodo di transizione di molte centinaia di anni”.

Nella ricostruzione, la donna di Lagmansören è vestita dalla testa ai piedi di pelliccia e pelle. Questo è il lavoro di Helena Gjaerum, un’archeologa svedese indipendente che utilizza le tecniche dell’età della pietra per la concia della pelle. Prima di vestire il modello, Gjaerum ha studiato il clima antico, il paesaggio, la vegetazione e la vita animale del Neolitico di Lagmansören, realizzando i vestiti della donna con resti di cervi e alci, e le scarpe con renne, castori  e  volpi. “Spesso, le persone moderne pensano agli umani dell’età della pietra come primitivi, vestiti con brutte pellicce simili a toghe – ha detto Gjaerum – ma ho pensato che sarebbe stato incredibile vestirla come potremmo fare noi oggi, visto anche noi, come lei, siamo degli Homo sapiens”.

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