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Il trattamento di Orlando Bloom per pulire il sangue dalle microplastiche preoccupa gli esperti

La procedura di aferesi scelta dall’attore Orlando Bloom per pulire il suo sangue solleva perplessità: gli esperti di contaminazione da microplastiche avvertono che può addirittura peggiorare la situazione.
A cura di Valeria Aiello
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L’attore britannico Orlando Bloom si è sottoposto a aferesi nel tentativo di rimuovere le microplastiche dal sangue / Credit: Instagram/iStock
L’attore britannico Orlando Bloom si è sottoposto a aferesi nel tentativo di rimuovere le microplastiche dal sangue / Credit: Instagram/iStock

Quando l’attore Orlando Bloom ha rivelato di essersi sottoposto a un trattamento per “pulire” il suo sangue dalle microplastiche, in molti si sono detti perplessi. L’attore britannico, famoso per i suoi ruoli ne Il Signore degli Anelli e Pirati dei Caraibi, ha scelto di ricorrere a una procedura medica nota come aferesi, in cui il sangue viene prelevato, centrifugato o filtrato per rimuovere alcune componenti, e poi reinfuso, nel tentativo di eliminare le microplastiche e altre tossine.

L’utilizzo dell’aferesi per rimuovere le microplastiche dal sangue non è però scientificamente provato e, secondo gli esperti, potrebbe addirittura peggiorare la situazione. Si sospetta infatti che come la dialisi – una procedura strettamente correlata all’aferesi che prevede il prelievo sangue e il suo passaggio in tubi e filtri di plastica prima della reinfusione – , anche l’aferesi possa introdurre microplastiche nel flusso sanguigno: una contraddizione preoccupante, specialmente per i pazienti che necessitano di rimuovere sostanze tossiche o altri prodotti indesiderati dal sangue.

I timori su trattamento “anti-microplastiche” di Orlando Bloom

La presenza di microplastiche nel sangue, sempre più frequentemente accertata negli studi clinici, è motivo di forte preoccupazione per i potenziali impatti sulla salute di queste minuscole particelle di plastica: l’idea tuttavia di poter ‘ripulire’ il sangue dalle microplastiche semplicemente filtrandolo, come sembra credere Orlando Bloom, rischia di diventare una tendenza che può addirittura peggiorare il livello di esposizione.

Procedure mediche come dialisi e altri trattamenti “dovrebbero essere considerati con scetticismo, soprattutto quando i sistemi di filtrazione stessi sono realizzati in plastica” avvertono i ricercatori che studiano questo tipo di contaminazione,  segnalando il rischio che le componenti in plastica delle apparecchiature rilascino microplastiche direttamente nel flusso sanguigno.

Abbiamo esaminato questo problema nel contesto della dialisi, un trattamento salvavita per i pazienti con insufficienza renalespiegano Rosa Busquets e Luiza Campos, co-autrice e autrice principale di una precedente indagine – . Pur essendo un pilastro della medicina, può introdurre microplastiche nel flusso sanguigno. In alcuni casi, abbiamo scoperto che i pazienti sottoposti a dialisi sono esposti a microplastiche durante il trattamento, a causa del rilascio di particelle dalle componenti in plastica delle apparecchiature: un paradosso per una procedura progettata per purificare il sangue”.

Anche l’aferesi, scelta da Orlando Bloom, comporta un rischio simile, sebbene sia una procedura medica che si differenza per finalità terapeutiche, tipicamente utilizzata per trattare malattie autoimmuni o rimuovere proteine anomale o in eccesso. “Il suo utilizzo come disintossicante dalle microplastiche non è scientificamente provato” hanno sottolineando le due esperte, precisando come le componendi in plastica dei macchinari per queste procedure possano potenzialmente rilasciare microplastiche.

Tubi, membrane, filtri e e altri componenti in plastica sono esposti a pressione costante e a un uso ripetuto – indicano le due ricercatrici – . A differenza dell'acciaio inossidabile, questi materiali possono degradarsi nel tempo, liberando microplastiche che finiscono direttamente nel flusso sanguigno”.

Attualmente, non esistono prove scientifiche pubblicate che dimostrino che le microplastiche possano essere efficacemente filtrate dal sangue umano. Pertanto – concludono le esperte – le affermazioni secondo cui la dialisi o altri trattamenti possano rimuoverle sollevano dubbi, con il rischio implicito che i materiali plastici utilizzati contribuiscano alla stessa contaminazione che si cerca di evitare”.

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