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Il James Webb ha scoperto tre galassie in formazione attorno a un mostruoso buco nero

Grazie alla spiccata sensibilità del Telescopio Spaziale James Webb nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso sono state scoperte tre galassie attorno a un quasar.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA, ESA, CSA, STScI, D. Wylezalek (Heidelberg Univ.), A. Vayner e N. Zakamska (Johns Hopkins Univ.) e il team Q-3D
Credit: NASA, ESA, CSA, STScI, D. Wylezalek (Heidelberg Univ.), A. Vayner e N. Zakamska (Johns Hopkins Univ.) e il team Q-3D

L'avveniristico Telescopio Spaziale James Webb ha scoperto un ammasso di tre galassie in formazione in orbita attorno a un gigantesco e lontanissimo buco nero supermassiccio. Il cuore di tenebra, che esisteva già 11,5 miliardi di anni fa quando l'Universo era ancora un “bambino”, è stato chiamato SDSS J165202.64+172852.3 e viene definito dagli esperti un quasar estremamente rosso, un tipo di oggetto celeste molto raro. I quasar (acronimo di quasi-stellar radio source) sono nuclei galattici attivi particolarmente luminosi, la cui intensa attività è legata all'attrito di gas e polveri divorati dal buco nero. Quelli estremamente rossi si chiamano così sia per il colore della luce emessa che a causa della grandissima distanza, responsabile dello spostamento verso il rosso della luce, come spiegato in un comunicato stampa della NASA.

L'oggetto era stato già messo nel mirino dal Telescopio Spaziale Hubble, ma gli scienziati non potevano carpirne tutti i dettagli perché il celebre strumento opera nella luce visibile. Il James Webb ha invece potentissimi “occhi” per analizzare ciò che avviene nelle lunghezze d'onda dell'infrarosso. Grazie allo spettrografo nel vicino infrarosso (NIRSpec) gli scienziati sono riusciti ad analizzare contemporaneamente l'ammasso galattico, i flussi di gas e polveri nell'ambiente circostante e il quasar con un dettaglio senza precedenti.

La scoperta più interessante risiede proprio nell'aver identificato ben tre galassie vorticanti, "emerse" dall'immagine confusa che aveva catturato Hubble. Il quasar è dunque una vera e propria fucina di corpi galattici, stelle, pianeti e chissà, forse anche forme di vita aliena estreme. Secondo gli autori dello studio le galassie attorno al buco nero potrebbero più di quelle identificate, sulla base dei dati raccolti in passato dal telescopio Hubble. L'oggetto tornerà dunque sicuramente nel mirino degli esperti per ulteriori osservazioni di follow-up.

“Ci sono pochi protocluster di galassie conosciuti di questa fase iniziale. È difficile trovarli e pochissimi hanno avuto il tempo di formarsi dopo il big bang”, ha dichiarato l'astronoma Dominika Wylezalek dell'Università di Heidelberg in Germania, principale autrice dell studio condotto con l'avveniristico telescopio. “Questo potrebbe alla fine aiutarci a capire come si evolvono le galassie in ambienti densi. È un risultato entusiasmante”, ha aggiunto la scienziata. “Il nostro primo sguardo ai dati ha rivelato rapidamente chiari segni di importanti interazioni tra le galassie vicine”, le ha fatto eco il professor Andrey Vayner dell'Università Johns Hopkins di Baltimora. “La sensibilità dello strumento NIRSpec è stata immediatamente evidente ed è chiaro che siamo entrati in una nuova era della spettroscopia a infrarossi”, ha aggiunto l'esperto.

Grazie al Webb, che ci ha appena regalato uno scatto straordinario dei Pilastri della Creazione, gli scienziati sperano di comprendere molto di più sull'evoluzione di galassie e buchi neri nell'Universo primordiale, sfruttando la capacità di guardare indietro nel tempo dello strumento con una sensibilità senza precedenti.

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