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Il figlio di Martina Colombari e la diagnosi di ADHD: quali sono i sintomi in età adulta

A Belve Martina Colombari ha parlato del figlio ventunenne Achille Costacurta, a cui due anni fa è stato diagnosticato l’ADHD. Cos’è e quali sono i sintomi in base all’età.
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Durante l'ultima puntata di Belve Martina Colombari ha raccontato la difficile adolescenza del figlio Achille Costacurta, che a 15 anni ha tentato il suicidio nel centro penale dove si trovava dopo un arresto per spaccio. Come ha raccontato lui stesso di recente a One More Time, oggi Achille, 21 anni, avrebbe risolto i suoi problemi di dipendenze da sostanze stupefacenti, anche grazie al ricovero in una clinica in Svizzera, dove per la prima volta gli è stato diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

Martina Colombari ha parlato anche di questo con Francesca Fagnani: "Dai primi anni di Achille capii che qualcosa non andava, non stava alle regole. Il suo essere ‘diverso' l'ho capito. Non poteva solo essere il ragazzino biricchino", ha raccontato l'attrice, aggiungendo come però la diagnosi sia arrivata solo due anni fa. Come spiega l'Istituto superiore di sanità (Iss), l'ADHD è infatti "un disordine dello sviluppo neuro-psichico del bambino e dell’adolescente", che si manifesta in genere prima dei sette anni, ma può essere diagnosticato anche in età adulta. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Cos'è l'ADHD

Il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività, più spesso noto come ADHD (acronimo per la formula inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), viene classificato come un disturbo neuroevolutivo, in quanto si tratta di una condizione presente fin dalla nascita oppure nei primissimi anni di vita. Si manifesta infatti in genere nei primi quattro anni di vita, o comunque entro i 12 anni, spiega il Manuale MSD.

La caratteristica principale dell'ADHD è causare problemi significativi di attenzione, iperattività e impulsività. Tuttavia negli ultimi anni se ne è iniziato a parlare sempre di più creando una certa confusione tra le persone, complice anche il racconto non proprio scientifico che spesso se ne fa sui social. Come ha spiegato a Fanpage.it Gian Marco Marzocchi, professore associato di Psicologia dello Sviluppo presso l'Università di Milano Bicocca, non basta un carattere un po' sbadato o distratto per poter parlare di ADHD. Questo disturbo si manifesta infatti con sintomi molto pervasivi che a volte possono anche compromettere le normali attività quotidiane, fino a condizionare il rendimento scolastico.

Perché essere distratti non significa avere l'ADHD

Quindi – come ha sintetizzato a Fanpage.it Marzocchi – i criteri per diagnosticare la presenza di questo disturbo sono in genere tre: difficoltà di attenzione, iperattività e impulsività. Ma per sospettare la presenza di questo disturbo è necessario che queste difficoltà siano pervasive, ovvero presenti in ogni contesto della vita del bambino. Questi sintomi – spiega l'Iss – devono essere presenti da almeno sei mesi e devono essere comparsi prima dei sei anni.

Quali sono i sintomi dell'ADHD

Il DSM, ovvero il testo di riferimento per la classificazione dei disturbi psichiatrici, indica 9 sintomi di disattenzione e 9 di iperattività/impulsività. Per avere una diagnosi devono esserci almeno 6 dei primi o almeno 6 dei secondi.

In base a questi, i bambini con ADHD possono avere difficoltà in qualsiasi attività in cui è necessario concentrarsi, non riescono ad aspettare il proprio turno se sono in coda, sono costantemente vivaci, si distraggono molto facilmente oppure fanno fatica ad ascoltare e rispondono prima ancora che l'altra persona abbia concluso la domanda.

È importante però specificare che l'ADHD può manifestarsi in modo diverso da persona a persona e i sintomi possono essere più o meno accentuati.

Il disturbo negli adulti

L'ADHD è per definizione un disturbo pediatrico, ovvero che si manifesta durante l'infanzia. Ma se non viene riconosciuto in modo tempestivo, la diagnosi può arrivare anni dopo.

Da adulti, infatti, l'ADHD può manifestarsi con sintomi come impazienza, agitazione, difficoltà di concentrazione, sbalzi d'umore, fatica a portare a termine i compiti. Il Manuale MSD spiega che la diagnosi a questa età può essere più difficile anche perché i sintomi possono essere confusi con quelli tipici di altri disturbi psichici, come disturbi d'ansia o dell'umore.

Come si cura

Mentre le cause non sono ancora completamente note, anche se diversi studi sembrano confermare una componente genetica, negli anni è stato elaborato un approccio terapeutico che molto spesso si è rivelato in grado di produrre miglioramenti significativi. Secondo i dati dei National Institutes of Health (NIH), la prima agenzia federale degli Stati Uniti per la ricerca biomedica, tra il 70% e l'80% dei bambini rispondono in modo positivo ai trattamenti.

Questo ovviamente non è univoco ma varia da persona a persona: l'approccio – spiega l'Iss – può essere sia terapeutico che farmacologico. Nello specifico, quest'ultimo va valutato molto attentamente con tutti i test necessari così da "ridurre al minimo il rischio del trattamento stesso e di stabilire l’appropriatezza terapeutica del farmaco".

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