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Il calendario Maya poteva prevedere le eclissi con secoli d’anticipo e precisione: com’è possibile

Analizzando il Codice di Dresda i ricercatori hanno determinato che i Maya, grazie al loro sofisticato calendario, erano in grado di prevedere le eclissi con precisione e per centinaia di anni.
A cura di Andrea Centini
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Una parte del codice di Dresda, un manoscritto dei Maya fondamentale per comprendere il funzionamento del loro calendario. Credit: Wikipedia
Una parte del codice di Dresda, un manoscritto dei Maya fondamentale per comprendere il funzionamento del loro calendario. Credit: Wikipedia

Il calendario Maya è estremamente affascinante e complesso, tanto da presentare ancora oggi diversi lati oscuri. Innanzitutto non si basa su un solo calendario, come il nostro gregoriano, ma su una combinazione di più elementi. I principali sono tre: il calendario sacro o Tzolk'in usato per riti e cerimonie religiose, con una durata di 260 giorni; il calendario solare o Haab' utilizzato per scopi civili – in particolar modo agricoli – della durata di 365 giorni (come il nostro) ma composto da 18 mesi da venti giorni ciascuno più alcuni giorni “extra”; e il Lungo computo legato alla misurazione lineare del tempo, giorno dopo giorno dall'inizio della quarta era Maya – quella in cui viviamo – avvenuto secondo la mitologia l'11 agosto del 3114 avanti Cristo.

Per rendersi conto della complessità del calendario Maya, basti sapere che i primi due elementi principali (Tzolk'in e Haab') si combinano nella cosiddetta “Ruota del Calendario”, caratterizzata da un ciclo di 52 anni che si ripete. Ma è solo uno dei tanti cicli coinvolti. È proprio dall'analisi di questi cicli che era stata "predetta" la fine del mondo nel 2012, evento da cui sono scaturiti blockbuster hollywoodiani e disparate teorie del complotto (oggi si ragiona ancora sui potenziali “calcoli sbagliati” del calendario). Fortunatamente i Maya “non ci hanno preso” sulla fine del mondo, verrebbe da pensare, ma in realtà il loro complesso calendario era in grado di prevedere con precisione molti fenomeni astronomici, sebbene all'epoca non avessero a disposizione telescopi e altri strumenti. Tutto era basato su calcoli numerici e osservazione visiva. Tra i fenomeni astronomici che i Maya contemplavano tra i più divini, potenti e temuti vi erano indubbiamente le eclissi, per le quali si preparavano per tempo sia dal punto di vista spirituale che sociale. Questo era possibile grazie alla notevole capacità di previsione, anche nei secoli successivi, come ha dimostrato un nuovo studio pubblicato su Science Advances.

Tutto ruota attorno al calendario sacro Tzolk'in, per la cui interpretazione è di fondamentale importanza il famoso Codice di Dresda, uno dei pochissimi manoscritti Maya sopravvissuti. In parole semplici, questo codice contiene una serie di tabelle e cicli che spiegano dettagliatamente il modo in cui i Maya osservavano il cielo e misuravano il tempo, anche grazie a un pratico sistema matematico. Nel codice di Dresda, come riportato da IFLScience, vi è una tabella con 405 Lune Nuove che corrispondono a 46 cicli del calendario Tzolk'in di 260 giorni. Grazie a questa tabella i Maya potevano prevedere i noviluni con un margine di errore di un giorno. Le eclissi lunari e solari, com'è noto, si verificano solo in concomitanza con la Luna Piena e la Luna Nuova (rispettivamente), con il perfetto allineamento tra Sole, Luna e Terra. La sopracitata tabella poteva prevedere questi fenomeni con precisione, tuttavia, vedendola così com'è, nel corso del tempo avrebbe comportato un accumulo di errori e la precisione sarebbe peggiorata. Ma i ricercatori, indagando a fondo sul codice di Dresda, hanno fatto una scoperta molto affascinante. I Maya, di fatto, "resettavano" e riavviavano la tabella in specifici momenti per annullare l'accumulo di questi errori, mantenendo una precisione predittiva di secoli.

In parole semplici, analizzando le tabelle i professori John Justeson dell'Università di Albany di New York e Justin Lowry della SUNY di Plattsburgh hanno identificato due punti chiave nel Codice di Dresda, associati all'allineamento perfetto fra Sole, Terra e Luna, quello che permette le eclissi. Il primo è il ciclo Inex da 358 mesi sinodici (mese lunare tra due lune nuove), caratterizzato da un margine di errore inferiore, il secondo è il ciclo Saros di 223 mesi sinodici, con un margine di errore superiore. I Maya riavviavano la loro tabella in corrispondenza di questi punti critici (a 223 e 358 mesi) e potevano mantenere la capacità di prevedere le eclissi molto a lungo. Di fatto, i Maya, senza tecnologia e con una conoscenza limitata dei fenomeni celesti, erano riusciti a mettere a punto una solida tabella predittiva per determinare le eclissi per secoli: avrebbero previsto anche le due splendide eclissi di Sole in Italia attese per il 12 agosto 2026 e il 2 agosto 2027. I dettagli della ricerca “The design and reconstructible history of the Mayan eclipse table of the Dresden Codex” sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.

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