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Il batterio della lebbra potrebbe aiutarci a svelare il più grande segreto del fegato

La scoperta di un team di ricercatori dell’Università di Edimburgo che ha osservato la capacità del patogeno di promuovere la rigenerazione degli organi epatici in modelli animali.
A cura di Valeria Aiello
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Mycobacterium leprae, il batterio responsabile della lebbra negli esseri umani / Wikipedia
Mycobacterium leprae, il batterio responsabile della lebbra negli esseri umani / Wikipedia

La lebbra (o malattia di Hansen) è una delle infezioni più antiche e persistenti, ma il batterio che la causa, il Mycobacterium leprae, potrebbe facilitare la scoperta del più grande segreto del fegato, ovvero la sua straordinaria capacità di rigenerarsi. Alcuni dei meccanismi che regolano questa sua peculiarità restano infatti ancora avvolti dal mistero, ma un recente studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Edimburgo ha dato prova dell’abilità di questo vecchio patogeno di riprogrammare le cellule epatiche e aumentare le dimensioni del fegato in modelli animali, senza causare cicatrici o tumori. Secondo gli esperti, la comprensione della sua strategia potrebbe favorire l’identificazione di un percorso in grado di attivare il processo di riparazione dopo gravi lesioni epatiche.

Lavorando con il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti a Baton Rouge, in Louisiana, il team ha infettato 57 armadilli – un ospite naturale del batterio della lebbra – con il parassita, osservando che gli animali sviluppavano un fegato più grande, ma sano e senza lesioni, che presentava la stessa struttura funzionale del fegato degli armadilli non infettati, con vasi sanguigni, dotti biliari e lobuli. A detta dei ricercatori, il batterio avrebbe “manipolato” l’intrinseca capacità rigenerativa del fegato, probabilmente nel tentativo di aumentare il numero di cellule nelle quali replicarsi.

Oltre a questo aumento delle dimensioni, gli studiosi hanno anche scoperto che il principale tipo cellulare del fegato (epatociti) aveva raggiunto “uno stato di ringiovanimento”, con un’espressione genica che era simile a quella osservata negli animali più giovani, mentre i geni legati all’invecchiamento erano sottoregolati o spenti.

Attraverso questi risultati, pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine, il team spera che la scoperta abbia il potenziale per mettere a punto strategie che promuovano la rigenerazione e l’auto-riparazione del fegato dopo gravi lesioni epatiche o asportazioni chirurgiche. “Identificando i percorsi epatici rigenerativi stimolati dal batterio, potremo essere in grado di tradurre questa conoscenza nello sviluppo di terapie di medicina rigenerativa – ha affermato l’autrice principale dello studio, la professoressa Anura Rambukkana dell’Università di Edimburgo – . La cosa più critica sarà capire come il meccanismo rigenerativo potrà essere tradotto in modelli di mammifero più grandi e longevi”.

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