I medici riscrivono il DNA di un bambino nato con una grave malattia: ecco come hanno fatto

KJ Muldoon, un bambino di soli nove mesi, è stata la prima persona al mondo a ricevere un trattamento di editing genetico personalizzato. L'innovativa terapia, che attraverso la tecnica CRISPR mira a identificare e correggere il difetto genetico responsabile della condizione, è stata definita da più ricercatori internazionali "una pietra miliare medica", che mostra il potenziale incredibile che questo approccio potrebbe avere nel trattare numerose malattie genetiche, anche molto gravi, già nei primi mesi dopo la nascita.
Anche se – hanno detto i medici dell'Università della Pennsylvania che lo hanno curato – sarà necessario un monitoraggio più a lungo per poter dire se la terapia funzioni davvero, i primi segnali sono davvero incoraggianti, per il futuro del piccolo KJ e più in generale per quello delle terapie genetiche personalizzate.
La storia di KJ
Quando il piccolo KJ è nato, i medici hanno subito notato che qualcosa non andava. I loro sospetti sono stati confermati quando, un medico dell'Università della Pennsylvania si è accorto che il piccolo aveva livelli di ammoniaca gravemente sopra la norma, una sostanza prodotta dal corpo della scomposizione delle proteine alimentari che se non eliminata diventa tossica per l'organismo.
Al Children's Hospital di Filadelfia, dove il neonato è stato subito trasferito, i genitori Kyle e Nicole ricevono la diagnosi: KJ è nato con una malattia genetica molto rara che nel 50% dei casi si rivela mortale nei primi anni di vita. I medici però non si arrendono e tentano una strada mai sperimentata prima: vogliono provare a riscrivere il DNA del bambino per correggere il difetto genetico responsabile della malattia di KJ.
Per farlo progettano un trattamento che sfrutta la tecnica di editing genetico CRISPR, attualmente approvata negli Stati Uniti per trattare l'anemia falciforme e la beta talassemia, ma oggetto di molti studi per il suo potenziale nella cura di molte condizioni.
La malattia di KJ
La malattia di KJ causa infatti una grave carenza di CPS1, un enzima epatico che permette la conversione dell'ammoniaca – prodotta dal nostro corpo durante la scomposizione delle proteine – in urea. L’urea, eliminata poi con l’urina, permette al corpo di espellere l’ammoniaca, che altrimenti risulterebbe tossica per l’organismo. Se questo ciclo è compromesso, infatti, l'ammoniaca non eliminata si accumula nel corpo e può danneggiare alcuni organi vitali, come il fegato e perfino di cervello.
Normalmente i pazienti con questa condizione vengono trattati con un trapianto di fegato, ma questo è possibile soltanto in pazienti con un'età tale da permettere una simile procedura. In attesa che questo sia possibile, però, l'ammoniaca in eccesso può compromettere gravemente la salute del paziente. Per evitare che questo avvenisse, i due ricercatori dell'Università della Pennsylvania Ahrens-Nicklas e Kiran Musunuru, che dal 2023 lavorano per creare terapie di editing genetico personalizzato, hanno voluto tentare questa strada per curare il piccolo KJ.
La terapia di editing genetico
Dopo aver identificato la variante responsabile, il team ha progettato e prodotto una terapia di editing di base, somministrata tramite nanoparticelle lipidiche al fegato, il cui obiettivo era correggere l'enzima difettoso di KJ: "L'editing genetico basato su CRISPR – spiega l'università – può correggere con precisione le varianti che causano la malattia nel genoma umano", ma finora non era mai stato utilizzato per sviluppare una terapia personalizzata per il singolo paziente.
Alla fine di febbraio 2025, KJ ha ricevuto la sua prima infusione di questa terapia sperimentale e da allora ha ricevuto altre due dosi di follow-up a marzo e aprile 2025: anche se dovrà essere monitorato ancora a lungo, il bambino ha mostrato importanti miglioramenti. Le correzioni apportate dalla terapia hanno infatti permesso al piccolo di tollerare un significativo aumento di proteine alimentari, pur riducendo i farmaci necessari per eliminare l'azoto, mentre durante i primi mesi era stato costretto a una dieta molto restrittiva.
"Stiamo vivendo questo da quando KJ è nato e finora tutto il nostro mondo è ruotato attorno a questo piccoletto e al suo ricovero – ha detto il papà di KJ – Siamo così entusiasti che possa stare a casa, insieme a noi e a suo fratello. Possiamo finalmente fare un respiro profondo".