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Oggetto interstellare 3I/ATLAS

I materiali rilasciati da 3I/ATLAS possono arrivare sulla Terra? La risposta di Avi Loeb

Nel suo ultimo articolo pubblicato su Medium l’astrofisico Avi Loeb ha indicato che in molti si chiedono se i materiali rilasciati dall’oggetto interstellare 3I/ATLAS – come composti velenosi e frammenti – possano raggiungere la Terra. Le risposte dello scienziato dell’Università di Harvard.
A cura di Andrea Centini
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I getti di 3I/ATLAS in una nuova immagine catturata dalla Thailandia. Secondo Avi Loeb le code sono difficili da spiegare per una cometa naturale. Credit: Teerasak Thaluang,
I getti di 3I/ATLAS in una nuova immagine catturata dalla Thailandia. Secondo Avi Loeb le code sono difficili da spiegare per una cometa naturale. Credit: Teerasak Thaluang,
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Nel corso del suo affascinante viaggio nel cuore del Sistema solare, venerdì 19 dicembre l'oggetto interstellare 3I/ATLAS ha raggiunto l'avvicinamento massimo alla Terra, arrivando a 269 milioni di chilometri dal nostro pianeta. Come risulta evidente, si è trattato di una distanza assolutamente sicura, che non ha posto alcun rischio di impatto diretto con la superficie terrestre (nonostante alcuni post allarmistici sull'attivazione della Difesa planetaria circolati sui social). Sebbene sia stata esclusa una potenziale collisione, in molti si stanno chiedendo se il materiale rilasciato dalla cometa aliena possa giungere comunque sulla Terra. Non solo potenziali frammenti in grado di innescare piogge di meteore, ma anche i composti tossici rilevati attorno al nucleo come metanolo e acido cianidrico (o cianuro di idrogeno), un'arma chimica usata nelle guerre mondiali. Queste sostanze sono state identificate da un'indagine spettroscopica condotta dal Goddard Space Flight Center della NASA grazie al potentissimo radiointerferometro Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) sito in Cile. Nel suo ultimo articolo pubblicato su Medium, il professor Avi Loeb del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard ha spiegato che non c'è alcun rischio che simili materiali possano arrivare sulla Terra. Tale rischio sarebbe trascurabile anche per grossi frammenti con un diametro inferiore al metro.

Per quanto concerne i gas velenosi, il professor Loeb ha sottolineato che non rappresentano alcuna minaccia perché siamo protetti dal vento solare, ovvero il flusso di plasma – particelle cariche elettricamente – e campi magnetici rilasciato costantemente dalla nostra stella. Quando risulta molto rapido ed energetico e impatta contro il campo magnetico terrestre, ad esempio dopo un'espulsione di massa coronale (CME) o a causa di un grande buco coronale rivolto verso la Terra, il vento solare è responsabile delle aurore polari e delle tempeste geomagnetiche. “Dato il tasso di perdita di massa misurato dal Telescopio Spaziale Webb (come riportato qui), il gas attorno a 3I/ATLAS verrebbe spazzato via dal vento solare a una distanza di pochi milioni di chilometri da 3I/ATLAS”, ha sottolineato lo scienziato israeliano naturalizzato statunitense, aggiungendo la distanza in cui viene bloccato è molto inferiore “ai 55 milioni di chilometri che definiscono la distanza minima tra 3I/ATLAS e il cerchio tracciato dall'orbita terrestre attorno al Sole.” A ulteriore protezione c'è anche la pressione della radiazione solare – quella responsabile delle code delle comete – che spazzerebbe via ancora più velocemente le particelle più piccole di 1 micrometro (un milionesimo di metro), aggiunge Avi Loeb.

Lo scienziato spiega che le particelle più grandi di 1 millimetro sono in larga parte “insensibili alla radiazione solare o al vento”, ma anche se dovessero raggiungere la Terra verrebbero disintegrate dall'impatto con l'atmosfera terrestre (è questo il processo che dà vita alle “stelle cadenti”, generate in gran parte proprio dalle comete e in misura minore dagli asteroidi). Questo discorso, naturalmente, è relativo ai frammenti molto più piccoli di 1 metro, sottolinea il professor Loeb (i frammenti più grandi dei “sassi spaziali” possono giungere al suolo sotto forma di meteoriti). Quelli rilasciati da 3I/ATLAS a seguito della sublimazione del ghiaccio e dal degassamento innescato dal riscaldamento solare, tuttavia, “sarebbero sufficientemente sparsi da rendere trascurabile la probabilità che uno qualsiasi di essi colpisca la Terra.”, spiega lo scienziato, aggiungendo che in base ai parametri osservati la cometa interstellare avrebbe lasciato meno di 1 milione di questi oggetti.

Ma anche per essi il rischio che possano arrivare sulla Terra è estremamente ridotto: “la loro origine a una distanza maggiore di circa due volte la separazione Terra-Sole implica che il più vicino tra loro non si avvicinerà mai a più di dieci volte il raggio terrestre.”, ha evidenziato l'astrofisico. La chiosa è un ulteriore riferimento alla possibilità che 3I/ATLAS possa essere un'astronave aliena, specificando che se i frammenti fossero delle sonde potrebbero essere “manovrati tramite propulsione tecnologica.” Ad oggi non c'è alcun elemento che possa suggerire la natura artificiale di 3I/ATLAS e tutte le anomalie rilevate possono essere spiegate con fenomeni naturali, come evidenzia la stragrande maggioranza degli esperti. Anche il professor Loeb è pronto ad abbassare il livello dell'oggetto interstellare sulla sua scala, qualora non dovessero arrivare prove chiare di firme tecnologiche dai prossimi rilevamenti.

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