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I capelli bianchi possono essere una difesa dal cancro: su Nature lo studio che svela il meccanismo protettivo

Un nuovo studio pubblicato su Nature Cell Biology suggerisce che la crescita dei capelli bianchi può riflettere un meccanismo di difesa naturale dai danni al DNA e dal rischio di cancro. Ecco cosa è stato scoperto.
A cura di Valeria Aiello
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I capelli bianchi non sono solo una questione di età, stress e genetica, ma possono riflettere un meccanismo di difesa naturale dal cancro. Lo suggerisce un nuovo studio pubblicato su Nature Cell Biology che svela in che modo le cellule staminali dei melanociti (McSC) rispondono ai danni al DNA. Queste cellule, presenti nei follicoli piliferi, fungono da fonte di melanociti, le cellule produttrici di pigmento (melanina) responsabile della colorazione dei capelli e della pelle.

Quando subiscono danni al DNA, le cellule staminali dei melanociti si trovano di fronte a una “decisione critica sul loro destino, che può portare all’ingrigimento dei capelli o allo sviluppo del tumore che si origina dai melanociti, il melanoma.

I nostri risultati rivelano che una stessa popolazione di cellule staminali può seguire destini antagonisti, a seconda del tipo di stress e segnali microambientali spiegano la professoressa Emi Nishimura e il professore associato Yasuaki Mohri dell’Università di Tokyo che hanno guidato lo studio – . Questa scoperta rimodula le attuali conoscenze sull’ingrigimento dei capelli e il melanoma, come esiti divergenti indotti dai vari tipi di danno al DNA” .

Cosa dice lo studio sui capelli bianchi come difesa dal cancro

I capelli bianchi possono essere una manifestazione visibile di un meccanismo di difesa cellulare dal cancro. Secondo gli autori del nuovo studio, questo meccanismo è legato al mondo in cui le cellule staminali dei melanociti rispondono ai danni al DNA. In particolare, gli scienziati hanno osservato che, a seconda del tipo di danno, queste cellule seguire due destini differenti:

  • Differenziazione e senescenza: quando il danno è acuto o severo, come una rottura del doppio filamento di DNA, le cellule staminali dei melanociti si differenziano irreversibilmente e vengono perse, portando all’ingrigimento dei capelli.
  • Espansione proliferativa e trasformazione oncogenica: se invece i danni al DNA riguardano segnali cellulari che promuovono la sopravvivenza e la divisione, le cellule possono bypassare il meccanismo protettivo, portando alla persistenza di cellule staminali dei melanociti danneggiate, che possono favorire lo sviluppo del melanoma.

In sintesi, i ricercatori evidenziano l’esistenza di un vero e proprio “bivio biologico”: la stessa popolazione di cellule staminali può portare a due esiti divergenti — l’ingrigimento dei capelli o il melanoma — a seconda del tipo di danno al DNA subito. L’ingrigimento appare quindi come una possibile “strategia di sicurezza” con cui il tessuto si libera delle cellule danneggiate, a costo di perdere il pigmento.

“Identificando i circuiti molecolari che governano questo bivio biologico – osservano i ricercatori –  il nostro studio fornisce un quadro concettuale che collega l’invecchiamento dei tessuti e il cancro, sottolineando il ruolo benefico dell’eliminazione delle cellule staminali potenzialmente dannose attraverso un processo naturale e la conseguente creazione di un fenotipo che protegge dal cancro”.

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