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Esame del sangue rivoluzionario rileva l’età degli organi e indica quelli che si ammaleranno prima

Grazie all’intelligenza artificiale un team di ricerca statunitense ha messo a punto un pionieristico test del sangue in grado di determinare l’effettiva età biologica degli organi. Da questo dato i medici possono conoscere in anticipo quelli che stanno invecchiando più rapidamente e prescrivere terapie preventive ad hoc.
A cura di Andrea Centini
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I ricercatori hanno messo a punto un rivoluzionario test del sangue in grado di identificare l'età biologica di un singolo organo, tessuto o sistema del nostro corpo, un'informazione estremamente preziosa dal punto di vista clinico. Grazie a questo dato, infatti, è possibile conoscere con largo anticipo quale organo sta invecchiando più rapidamente degli altri e i medici possono prendere le necessarie contromisure, prescrivendo terapie preventive ad hoc. Per fare un esempio, una persona con un cuore con invecchiamento accelerato è più esposta al rischio di infarto e altre patologie cardiovascolari, pur apparendo in buona salute generale. Conoscere questa condizione prima che compaiano i sintomi clinici può indirizzare i pazienti verso comportamenti, farmaci e altri “accorgimenti” in grado di preservare la salute. Allo stesso modo, anche un cervello più vecchio dell'età anagrafica può essere supportato per proteggerlo dal declino cognitivo e dalla demenza, come il diffuso morbo di Alzheimer.

A mettere a punto il test del sangue in grado di determinare l'effettiva età biologica dei singoli organi è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del The Phil and Penny Knight Initiative for Brain Resilience della prestigiosa Università di Stanford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Patologia, del Wu Tsai Neurosciences Institute, del Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Washington in St Louis e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dal professor Tony Wyss-Coray, docente di Neurologia presso l'ateneo californiano, hanno sviluppato il pionieristico test avvalendosi dell'apprendimento automatico (intelligenza artificiale), per andare a caccia dei livelli di specifiche proteine nel flusso sanguigno.

Hanno innanzitutto sviluppato un algoritmo ad hoc monitorando i livelli di 5.000 proteine in circa 1.400 persone sane tra i 20 e i 90 anni (ma perlopiù nella terza età). Dall'analisi di queste proteine è emerso che circa 850 di esse erano associate a specifici organi. Rilevando livelli anomali delle suddette proteine nel sangue (più nello specifico, la proteomica del plasma), i ricercatori possono determinare se questo o quell'altro organo è sottoposto a un invecchiamento accelerato. Il professor Wyss-Coray e colleghi nel loro studio si sono concentrati su 11 organi, sistemi o tessuti, tra i quali rene, cuore, polmone, fegato, intestino, grasso, sistema immunitario e altro ancora. Analizzando i livelli delle proteine in circa 4 mila persone, è emerso che il 20 percento degli individui con età pari o superiore a 50 anni ha un organo che invecchia molto più rapidamente degli altri, mentre l'1,7 percento presenta un invecchiamento accelerato di 2 o più organi. Ciò, evidentemente, comporta un aumentato rischio di malattie e mortalità precoce.

Nello specifico, il rischio di mortalità per tutte le cause evidenziato dagli scienziati nei soggetti con un organo più vecchio è risultato essere compreso tra il 20 e il 50 percento (in base all'organo esaminato) nei 15 anni successivi al periodo dello studio. Questo valeva per 10 degli 11 organi coinvolti nell'indagine, con l'eccezione dell'intestino. Dall'indagine sono emersi altri dettagli interessanti: ad esempio, le persone con invecchiamento cardiaco accelerato avevano un rischio 2,5 volte superiore di insufficienza cardiaca; chi aveva un cervello più “vecchio” aveva quasi il doppio delle probabilità di manifestare declino cognitivo entro 5 anni dai rilevamenti; mentre reni più attempati erano correlati a un maggior rischio di ipertensione e diabete. Come indicato, sono tutte informazioni preziosissime che potrebbero aiutare i medici a fornire terapie prima della comparsa dei sintomi clinici.

“Se riusciamo a riprodurre questa scoperta in 50.000 o 100.000 individui, significherà che monitorando la salute dei singoli organi in persone apparentemente sane, potremmo essere in grado di trovare organi che stanno subendo un invecchiamento accelerato nei corpi delle persone, e potremmo essere in grado di curare le persone prima che si ammalino”, ha affermato il professor Wyss-Coray in un comunicato stampa. I dettagli della ricerca “Organ aging signatures in the plasma proteome track health and disease” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.

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