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Eruzione di Pompei, analisi delle vittime suggerisce una data diversa: “Indossavano abiti di lana pesante”

Un team di ricerca spagnolo, analizzando 14 calchi di vittime dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei nel 79 dopo Cristo, ha scoperto che le persone indossavano abiti di lana pesante, sia dentro che fuori casa. L’elemento, assieme ad altri indizi autunnali, suggerisce che la catastrofe non si scatenò il 24 agosto come riportato da Plinio il Giovane.
A cura di Andrea Centini
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La tragica eruzione del Vesuvio che ha distrutto Pompei e altre città limitrofe, secondo i manoscritti di Plinio il Giovane, si è verificata il 24 agosto del 79 dopo Cristo. Tuttavia la data è stata ampiamente dibattuta dagli storici, sulla base di possibili trascrizioni errate degli scriba medievali – non abbiamo i testi originali – e di alcuni elementi suggeriscono che l'eruzione possa essere avvenuta in autunno. Un nuovo studio condotto sui calchi di quattordici vittime, ad esempio, ha evidenziato che le persone al momento della morte indossavano abiti di lana pesante, sia all'interno che all'esterno delle case. Sebbene la lana fosse il materiale più popolare dell'epoca per i vestiti, è chiaro che tessuti così spessi non sembrano essere esattamente compatibili con la calura agostana del napoletano. Altri dettagli come la presenza di frutti autunnali (castagne), vino in fermentazione e braci accese nelle stufe dell'epoca suggeriscono che le temperature fossero tutt'altro che estive. Ma non ci sono prove conclusive ed è doveroso sottolineare che la nuova ricerca non è ancora stata sottoposta a revisione paritaria.

Per comprendere meglio la questione della data dell'eruzione che distrusse Pompei, Ercolano e altri siti limitrofi, è doveroso soffermarci sull'elemento storico considerato più attendibile, ovvero i manoscritti di Plinio il Giovane, più precisamente le sue lettere inviate al politico Tacito, scritte molti anni dopo l'evento. Plinio, all'epoca 17enne, nel giorno dell'eruzione si trovava a casa di suo zio a Miseno (dalla parte opposta del Golfo di Napoli), da cui assistette in prima persona al catastrofico evento (lo zio morì dopo aver raggiunto Pompei per prestare soccorso). Nelle trascrizioni medievali è riportata la dicitura “nonum kalendas Septembres”, che sulla base del calendario romano indica appunto il 24 agosto 79 d.C. (nove giorni prima delle Calende di settembre). Come indicato sul portale pompeiisites.org, nelle trascrizioni non sempre è chiara la differenza tra le lettere “n” o “v” e ciò ha portato ad alcuni fraintendimenti storici sulle date, facendo emergere anche il 1 novembre o il 24 ottobre tra le papabili. Tuttavia sarebbero ipotesi infondate basate su interpretazioni errate dei testi di Plinio il Giovane (o perlomeno delle loro trascrizioni).

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Al netto dei documenti storici, se non la data precisa, almeno la stagione dell'eruzione può essere suggerita dagli elementi ritrovati negli scavi archeologici. Fra quelli più significativi vi è un graffito scritto col carboncino che riporta la data del 17 ottobre; secondo alcuni esperti tale scarabocchio non potrebbe essere stato scritto prima di una settimana dell'eruzione (24 ottobre dC, nel caso), alla luce del fatto che sarebbe sbiadito e non l'avremmo ritrovato. Ma anche in questo caso si tratta solo di un'ipotesi non accreditata dalla maggior parte della comunità scientifica. Più interessante sicuramente la presenza di indizi sibillini come castagne, vino fermentato e riscaldamenti accesi che potrebbero indicare una data spostata in avanti, come quella suggerita dal gruppo di ricerca ÁTROPOS sulla cultura della morte dell'Università di Valencia (UV). Gli scienziati coordinati dall'archeologo e antropologo prof. Llorenç Alapont, docente di storia antica presso l'ateneo spagnolo, analizzando 14 calchi di vittime dell'eruzione hanno fatto una scoperta affascinante sui vestiti indossati. In parole semplici, hanno scoperto che le persone tuniche e mantelli di lana pesante, in cui la trama dei fili dei tessuti era spessa e robusta. Di fatto, erano indumenti per tenere al caldo. Indossarne due, sia all'interno che all'esterno delle case, appare strano nel mese di agosto.

Dallo studio dei calchi, possiamo scoprire come si vestivano le persone in un giorno specifico della storia. Possiamo anche determinare il tipo di tessuto che indossavano e la trama dei fili, che in questo caso è spessa. La maggior parte delle vittime indossava due pezzi: una tunica e un mantello, entrambi di lana”, ha spiegato il professor Alapont in un comunicato stampa. Non si può escludere che tali abiti – di uso comune in epoca romana, perlomeno dal punto di vista del tessuto – non fossero usati per proteggersi dagli elementi sprigionati dal Vesuvio prima di eruttare. “Non sappiamo se questo specifico indumento servisse a proteggerle dai gas o dal calore ambientale causato dall'eruzione vulcanica”, ha aggiunto l'esperto. Gli scienziati spagnoli con il loro nuovo studio non vogliono smentire la data “ufficiale” del 24 agosto, ma gli elementi raccolti, assieme ad altri indizi autunnali, suggeriscono che essa potrebbe non essere quella corretta.

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