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Epidemia di Ebola in Uganda da un ceppo non coperto dal vaccino: già 95 casi e 28 morti. I rischi

Un focolaio del ceppo sudanese del virus Ebola, per il quale non esiste un vaccino, è attualmente in corso in Uganda. Casi in aumento anche nella capitale.
A cura di Andrea Centini
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Una significativa epidemia di Ebola è attualmente in corso in Uganda, con quasi 100 casi di infezione, 28 morti confermati (i segnalati sono molti di più) e circa 2000 contatti stretti sotto sorveglianza da parte delle autorità sanitarie. Gli Ebolavirus sono un genere di patogeni a RNA a filamento singolo della famiglia Filoviridae (ordine Mononegavirales), responsabili della famigerata malattia da virus Ebola (EVD), una febbre emorragica caratterizzata da un elevatissimo tasso di mortalità. L'ultimo focolaio nella Repubblica dell'Uganda, in Africa Orientale, è scoppiato a metà settembre ed è stato dichiarato tale dal Ministero della Salute del Paese il 20 del mese. È stato scatenato dal ceppo sudanese del patogeno (Sudan ebolavirus), per il quale non esiste ancora un vaccino, mentre è disponibile per il ceppo dello Zaire.

Attualmente i casi sono localizzati nell'Uganda Centrale e Occidentale, con diverse segnalazioni anche nella capitale Kampala, dove il 12 ottobre è stato registrato il primo decesso. Il 24 ottobre è stato il giorno peggiore dall'inizio dell'epidemia, con 15 nuovi casi segnalati dalle autorità. Nove di essi sono stati diagnosticati nella capitale, un hub internazionale che potrebbe favorire la diffusione del virus al di fuori dei confini. Tuttavia la reazione da parte delle autorità sanitarie è stata rapida e i rischi sono considerati contenuti, a patto di aderire alle raccomandazioni anti contagio. Il virus Ebola, come specificato dall'ECDC, si trasmette per contatto diretto “con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di persone o animali infetti morti o vivi”. L'ente europeo sottolinea che queste sono “tutte improbabili fonti di esposizione per i turisti o gli espatriati in generale dell'UE/SEE in Uganda”. “La probabilità di trasmissione secondaria del virus Ebola all'interno dell'UE/SEE e l'attuazione di catene di trasmissione prolungate all'interno dell'UE/SEE è molto bassa poiché è probabile che i casi vengano prontamente identificati e isolati ed è probabile che vengano adottate misure di controllo di follow-up implementato”, ha aggiunto l'ECDC.

Il nuovo focolaio ha avuto inizio l'11 settembre, quando è stato identificato il caso indice dell'epidemia, un ragazzo di 24 anni del distretto di Mubende che ha sviluppato i sintomi dell'Ebola. Il giovane, purtroppo, ha perso la vita il 19 settembre. Il giorno dopo, come indicato, l'epidemia è stata dichiarata ufficialmente dal Ministero della Salute e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – Ufficio Regionale per l'Africa (OMS AFRO). Al 30 settembre i casi confermati erano circa 40, con una decina di decessi. Il primo ottobre ha perso la vita anche un operatore sanitario, il dottor Mohammed Ali, che faceva parte dell'equipe di sei medici (tutti positivi) che hanno curato il 24enne di Mubende. I decessi segnalati sono balzati a 29 il 5 ottobre e sono arrivati fino a 44 il 20 ottobre. Nell'ultimo bollettino ufficiale diffuso dal Ministero della Salute del Paese, i decessi confermati sono fermi a 28, mentre i casi cumulativi confermati sono 95. Ci sono attualmente 34 pazienti ricoverati e oltre 1800 persone sotto stretta sorveglianza poiché contatti stretti di positivi.

L'ECDC segnala almeno 11 operatori sanitari contagiati, di cui cinque sono morti. Inoltre segnala anche 20 probabili decessi tra persone collegate ai casi confermati e decedute prima che potesse essere recuperato un campione. Tra i distretti più colpiti dal virus, oltre a Mubende, figurano anche Bunyanga, Kyegegwa, Kagadi e Kassanda. Come riportato dalla Reuters il virus sarebbe arrivato a Kampala attraverso un paziente di Kassanda, che si è recato nella capitale in cerca di cure mediche, ma che purtroppo è poi deceduto. Anche sua moglie è positiva e resta ricoverata a Kampala. Entrambi hanno preso il virus a Mubende. La situazione viene attentamente monitorata dall'OMS e dalle altre organizzazioni sanitarie internazionali. Secondo il Ministero della Salute sudanese il focolaio dovrebbe essere estinto entro alla fine del 2022, grazie alla pronta risposta delle autorità sanitarie.

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