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Energia verde e illimitata dall’oceano: il Giappone testa una gigantesca turbina sommergibile

Gli ingegneri giapponesi stanno testando Kairyu, una enorme turbina sommergibile progettata per ottenere energia dalle correnti oceaniche. Ecco come funziona.
A cura di Andrea Centini
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La centrale sperimentale Kairyu. Credit: IHI
La centrale sperimentale Kairyu. Credit: IHI

Il Giappone si prepara a sfruttare fonti di energia rinnovabile alternative e potenzialmente illimitate: le potentissime correnti oceaniche che vorticano lungo le coste del Paese asiatico. Per ottenere l'elettricità gli ingegneri nipponici hanno realizzato un primo, gigantesco prototipo di turbina progettato per fluttuare a 50 metri di profondità sotto la superficie del mare. Questo colosso da oltre 300 tonnellate si chiama Kairyu (termine giapponese che si può tradurre in “corrente oceanica”) e ha da poco superato alcuni fondamentali test, dopo essere stato immerso per oltre tre anni in correnti non troppo potenti. L'obiettivo finale è riuscire a inserire una batteria di questi “mostri” – anche più grandi del prototipo – nel cuore della violentissima corrente Kuroshio, un vortice generato nel cuore del Pacifico settentrionale che colpisce le coste nipponiche a Est. Qualora si riuscisse a domare questa corrente, il Giappone potrebbe disporre di una fonte preziosissima di energia verde inestinguibile, in grado di abbattere la forte dipendenza del Paese dai combustibili fossili.

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La centrale sommergibile Kairyu è stata realizzata dalle società Ishikawajima-Harima Heavy Industries (IHI Corporation) e New Energy and Industrial Technology Development Organization (NEDO), che hanno lavorato alla progettazione del prototipo per lunghi anni. La centrale di colore giallo e blu si compone di tre strutture cilindriche principali lunghe una ventina di metri: il trasformatore / trasmettitore della corrente al centro (collegato a una pinna per resistere alla pressione oceanica) e i due generatori ai lati, sormontati da due enormi turbine alte 11 metri. È un vero e proprio colosso che va ancorato al fondale marino, dal quale parte il cavo collegato alla rete. Una volta “liberata” in mare, la centrale Kairyu è in grado di orientarsi per raccogliere quanta più energia possibile dalla corrente e può mantenersi stabile facendo ruotare le turbine anche in direzione opposta.

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Al momento la sofisticata opera d'ingegno è stata testata in correnti relativamente lente (fino a 4 nodi, un flusso da due metri al secondo), dalle quali è stata in grado di estrapolare 100 kilowatt di potenza. È una quantità di energia piuttosto limitata se confrontata alla produttività di una turbina eolica offshore di medie dimensioni, che è in grado di generare 3,6 megawatt. Tuttavia, qualora Kairyu si dimostrasse in grado di affrontare la corrente Kuroshio, gli ingegneri costruiranno un modello molto più grande, in grado di arrivare a 2 megawatt di potenza. I ricercatori di IHI stimano che da questa corrente oceanica possano essere “strappati” oltre 200 gigawatt di corrente elettrica, una quantità sufficiente a soddisfare un'ampia fetta del fabbisogno nazionale nipponico. Ma prima di potersi affrancare dai combustibili fossili e dall'importazione di energia da altri Paesi bisogna domare l'oceano.

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In Giappone a causa della peculiare geografia risulta complicata la costruzione di grandi impianti con turbine eoliche, mentre le centrali elettriche sperimentali che sfruttano la forza del mare e gli impianti fotovoltaici galleggianti sono minacciati dai tifoni. Le turbine sommerse sarebbero al riparo dagli eventi atmosferici estremi e potrebbero rappresentare una validissima alternativa, qualora si riuscissero a risolvere tutti i problemi tecnici. Ma non va sicuramente dimenticato il potenziale impatto sull'ambiente; solo il rumore, ad esempio, potrebbe avere un impatto significativo sui cetacei.

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