Draghi blu avvistati in Spagna, cosa sono e perché sono state chiuse le spiagge: la spiegazione dell’esperto

Come accaduto nel 2023, lungo la costa di Alicante, in Spagna, sono stati avvistati alcuni esemplari di drago blu (Glaucus atlanticus), un mollusco gasteropode appartenente all'affascinante ordine dei nudibranchi. Oltre a essere bellissimi, grazie all'aspetto peculiare e ai colori blu cobalto, azzurro e argento che donano il nome comune alla specie, questi animali sono anche estremamente velenosi. Per questa ragione le autorità della Comunità Valenciana hanno deciso di chiudere le spiagge – in particolar modo quelle di Guardamar del Segura – affacciate sulle acque “visitate” dai molluschi, i cui esemplari più grandi non superano i 3 – 4 centimetri di lunghezza. Sono dunque piccoli ma potenzialmente molto pericolosi per l'uomo, da qui la decisione estrema ma doverosa di chiudere interi arenili affacciati sul Mediterraneo.

Come suggerisce il nome scientifico, questi gasteropodi vivono nell'Oceano Atlantico, principalmente nelle acque tropicali, ma come indicato in un post su Facebook dall'ecologo marino Andrea Bonifazi, esperto di invertebrati e fondatore della pagina scientifica “Scienze Naturali”, occasionalmente vengono rinvenuti anche nel Mar Mediterraneo. Curiosamente la loro presenza nelle acque spagnole non veniva documentata da ben 300 anni; sono ricomparsi nel 2023 e questa estate sono tornati nelle stesse acque di Alicante. Va sottolineato che si tratta di animali pelagici – di alto mare – che vengono sospinti dalle correnti, pertanto la visita occasionale nel Mare Nostrum è legata all'accesso attraverso lo Stretto di Gibilterra, esattamente come avviene con la famigerata caravella portoghese (Physalia physalis). “Si tratta di animali marini a vita planctonica che galleggiano ‘a pancia all'aria', venendo trasportati passivamente da onde e correnti”, sottolinea il dottor Bonifazi.
Proprio le interazioni con il sopracitato sifonoforo – un insieme di organismi chiamati zooidi che vivono in simbiosi – e altri cnidari è alla base del potente veleno del drago blu. Questi molluschi, infatti, predano caravelle portoghesi, meduse e altri invertebrati urticanti dei quali accumulano le cnidocisti in apposite strutture chiamate cnidosacchi. Esse sono concentrate nelle appendici digitiformi – tre per lato – che si dipanano dal corpo centrale del mollusco, donandogli una forma aliena e angelica (non a caso il mollusco è conosciuto anche come angelo blu). Queste strutture non sono tentacoli come quelli dei calamari o delle seppie (i polpi hanno le braccia), ma appendici che gli zoologi chiamato cerata. “Glaucus atlanticus si nutre principalmente di sifonofori, cioè idrozoi coloniali – cnidari parenti di meduse e coralli, per intenderci – come Velella velella o Porpita porpita… ma soprattutto come Physalia physalis, la celebre e pericolosa caravella portoghese! Non si limita a smangiucchiarli, lui accumula nelle sue "zampette" le loro temibili cnidocisti, potendole riutilizzare come arma di difesa”, evidenzia Bonifazi.

I draghi blu sono animali placidi, tuttavia quando vengono disturbati possono rilasciare repentinamente e in un colpo solo tutte le sostanze urticanti immagazzinate negli cnidosacchi. Questi composti cardiotossici e neurotossici, oltre a lasciare lesioni significative sulla pelle, possono avere conseguenze mortali nelle persone più suscettibili, esattamente come può avvenire a seguito della puntura di un'ape o di un calabrone. Da qui la saggia decisione di vietare spiagge e balneazione in Spagna nelle aree interessate dagli avvistamenti.

Avvistare i draghi blu può essere una grande emozione, tuttavia la raccomandazione è chiaramente quella di non toccarli per alcun motivo e di avvisare le autorità competenti, proprio alla luce dei rischi che comportano. La loro inusuale bellezza potrebbe spingere persone ignare e soprattutto i bambini a prenderli e maneggiarli, con seri rischi per la salute. “Qualora doveste osservarli mentre fate snorkeling, evitate di maneggiarli. Non sono draghi che sputano fuoco, ma rilasciano veleno, quindi meglio non farli arrabbiare!”, evidenzia il dottor Bonifazi.
A rendere questi animali ancor più affascinanti, il fatto che nuotano “a pancia in su”, come spiegato dall'esperto. Ciò che osserviamo dall'alto sono infatti i bellissimi colori del ventre o, più correttamente, del piede, la struttura anatomica di appoggio dei molluschi gasteropodi, come chiocciole e lumache. Nella parte dorsale i draghi blu hanno invece una colorazione argentea. La ragione è semplice: si tratta di un adattamento evolutivo, esattamente come quello che osserviamo nel pesce azzurro – come alici e sardine – e in molti altri animali marini. Immaginate di essere una preda (ma anche un predatore) nella colonna d'acqua: visto dal basso il colore argenteo si confonde con l'acqua illuminata dai raggi solari, mentre i colori azzurri visti dall'alto permettono di mimetizzarsi col grande blu, a maggior ragione per una specie pelagica. Ecco perché molti pesci e animali marini presentano questa duplice e netta distribuzione dei colori.