Dolcificante comune in prodotti light associato a malattie del fegato, secondo un nuovo studio

I ricercatori hanno determinato che il sorbitolo, un comune dolcificante contenuto in prodotti light come gomme da masticare e barrette proteiche, viene convertito in fruttosio nel fegato dove può innescare malattie come la steatosi epatica (fegato grasso). Il nuovo studio segue i risultati di una precedente indagine dell'Università di Washington di Saint Louis pubblicata su Nature, nella quale era stato dimostrato che il fegato converte il fruttosio in nutrienti in grado di favorire la crescita di cellule tumorali, come quelle del melanoma (un aggressivo cancro della pelle), del cancro al seno e della cervice uterina.
Siamo dunque innanzi a nuovi indizi relativi al fatto che i dolcificanti, sempre più utilizzati nei prodotti industriali ultraprocessati, non sarebbero alternative così sane e sicure rispetto al normale zucchero (glucosio). Basti sapere che un recente studio dell'Università di San Paolo (Brasile) ha trovato un'associazione tra sette dolcificanti artificiali e un'accelerazione del declino cognitivo, mentre l'Università del Colorado ha determinato che l'eritritolo è associato a un maggior rischio di infarto e ictus. Chiaramente non bisogna farsi prendere dal panico perché si tratta di studi di associazione (senza rapporti di causa-effetto) che dovranno essere confermati da indagini molto più approfondite, ma iniziano a emergere elementi che non dovrebbero essere sottovalutati dalla ricerca futura.
A determinare che il dolcificante sorbitolo può essere convertito in fruttosio nel fegato e innescare potenzialmente malattie epatiche è stato un team di ricerca guidato da scienziati del Dipartimento di Chimica dell'Università di Washington a St. Louis, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro per la nutrizione umana, il Centro per la spettrometria di massa e il tracciamento metabolico e altri istituti. I ricercatori, coordinati da Gary J. Patti e Madelyn M. Jackstadt, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto alcuni esperimenti con il pesce zebra, uno dei modelli animali più utilizzati nella ricerca scientifica. In parole semplici, hanno scoperto che il glucosio derivato dall'alimentazione veniva convertito in sorbitolo nell'intestino degli animali privati del naturale microbiota intestinale attraverso un trattamento antibiotico. Il sorbitolo veniva successivamente trasferito al fegato e qui convertito in una particolare forma di fruttosio (fruttosio 1-fosfato), che aumentando il flusso glicolitico determinava un aumento del glicogeno epatico e dei grassi, una condizione che sfociava nel fegato grasso (steatosi epatica).
La steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD), come spiegato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), è la principale epatopatia cronica e si stima che colpisca fino al 25-30 percento della popolazione adulta, con picchi tra le persone con diabete di tipo 2 e obesità. Questa condizione può sfociare in fibrosi, cirrosi e tumori del fegato. Nei pesci zebra questa passaggio da sorbitolo a fruttosio nel fegato è stato osservato negli animali in cui il microbiota impoverito dal trattamento antibiotico, tuttavia nelle diete in cui abbonda il glucosio è possibile che anche in presenza dei batteri buoni – come i ceppi batterici Aeromonas – questi non siano in grado di processare e degradare tutto lo zucchero che passa, permettendo la trasformazione del glucosio in sorbitolo e dunque la conversione in fruttosio nel fegato, con tutti i potenziali danni per la salute. Il problema sarebbe esacerbato dall'introduzione diretta del sorbitolo con prodotti "light" in cui è abbondante. Ricordiamo che in piccole quantità (gestibili dalla flora batterica) il sorbitolo è contenuto anche nella frutta.
È doveroso sottolineare che questi studi sono stati condotti su modelli animali e dunque andranno approfonditi con indagini cliniche ad hoc, tuttavia il meccanismo molecolare emerso alla base è indubbiamente rilevante, soprattutto se si considera quanto sorbitolo viene assunto quotidianamente con gli alimenti ultraprocessati. Il professor Patti ha spiegato in un comunicato stampa che è diventato sempre più complicato evitare zucchero e dolcificanti nei prodotti alimentari, restando sorpreso delle quantità di sorbitolo rilevate nella sua barretta proteica. I dettagli della ricerca “Intestine-derived sorbitol drives steatotic liver disease in the absence of gut bacteria” sono stati pubblicati su ScienceSignaling.