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Studio svela associazione tra calo degli spermatozoi e uso dello smartphone

Un team di ricerca svizzero ha scoperto una forte associazione tra l’uso dello smartphone e un significativo calo degli spermatozoi. I risultati sono comunque da prendere con cautela, dato che il crollo della qualità dello sperma prosegue da mezzo secolo. Di questo passo rischiamo l’infertilità entro il 2060, secondo gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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Un nuovo studio ha fatto emergere un'inquietante associazione tra l'utilizzo dello smartphone e un calo significativo nella concentrazione degli spermatozoi. In parole semplici, la ricerca ha determinato che maggiore era l'utilizzo del dispositivo, peggiore era la qualità dello sperma dei partecipanti. Se ciò non bastasse, i ricercatori hanno osservato che la diminuzione più brusca degli spermatozoi si è verificata nel triennio 2005-2007, con una curva più lieve tra 2008 e 2011 e tra 2012 e 2018. Secondo gli autori dello studio ciò è legato al passaggio dalle connessioni 2g alle 3g e dalle 3g alle 4g, che hanno progressivamente “addolcito” i campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF) emessi dagli smartphone.

Pur trattandosi di un'indagine solida, è doveroso sottolineare che si è trattato di un “semplice” studio di associazione che non fa emergere rapporti di causa – effetto, visibili invece in studi più approfonditi come quelli randomizzati e in doppio cieco, il gold standard della ricerca scientifica. Proprio alla luce di questi limiti, gli scienziati indicano di prendere i risultati con cautela, senza demonizzare i dispositivi che utilizziamo da anni. Del resto il crollo degli spermatozoi è una questione che va avanti da molti anni, da molto prima che venissero commercializzati i primi smartphone. Basti sapere che un recente studio della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York ha dimostrato che in solo mezzo secolo, a partire dagli anni '70 del secolo scorso, la concentrazione degli spermatozoi negli uomini non sterili è calata della metà (51 percento), con un tasso di perdita annuo annuale dell'1,1 percento. Si è infatti passati da 101,2 milioni a 49 milioni di spermatozoi per millilitro di sperma.

Questi dati suggeriscono che entro il 2060, se dovesse continuare con questo trend negativo, andremo inevitabilmente incontro alla sterilità, un condizione che ovviamente mette in pericolo la nostra stessa esistenza come specie. Sono dunque coinvolti molteplici fattori che stanno contribuendo a questo calo significativo; tra quelli segnalati dagli scienziati vi sono composti tossici negli oggetti di uso quotidiano, inquinamento, farmaci, obesità, stile di vita, droghe, farmaci e molto altro ancora. Ma ciò non significa che dobbiamo sottovalutare il potenziale ruolo degli smartphone, anche alla luce dei risultati del nuovo studio. A condurlo un team di ricerca del Dipartimento di Medicina Genetica e Sviluppo dell'Università di Ginevra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro svizzero di tossicologia umana applicata (SCAHT) e del Dipartimento di Epidemiologia e Sanità Pubblica dell'Istituto svizzero di sanità pubblica e tropicale. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Rita Rahban, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver incrociato i dati sulla frequenza nell'uso dello smartphone e i parametri dello sperma di 2886 uomini, tutti ragazzi tra i 18 e i 22 anni impegnati nella leva tra il 2005 e il 2018.

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Dall'analisi statistica è emerso che l'uso più frequente dello smartphone era associato a una maggiore riduzione della qualità dello sperma. Tra gli uomini che lo usavano non più di una volta alla settimana, infatti, la concentrazione era di 56,5 milioni per millilitro, contro i 44,5 milioni/ml negli uomini che usavano il telefonino almeno 20 volte a settimana. È stato anche osservato che nella prima fase di studio l'associazione è risultata più forte. “Questa tendenza corrisponde al passaggio dal 2G al 3G e poi dal 3G al 4G, che ha portato ad una riduzione della potenza di trasmissione dei telefoni”, ha dichiarato in un comunicato stampa il coautore dello studio Martin RÖÖsli.

I ricercatori hanno anche scoperto che la posizione in cui si teneva il telefono, ad esempio nella tasca dei pantaloni, vicino all'inguine, non era associata a risultati inferiori nel numero degli spermatozoi (anche se il sottogruppo coinvolto era troppo piccolo per trarre conclusioni in tal senso). È chiaro che sono in gioco numerosi fattori in grado di influenzare la qualità dello sperma e anche l'utilizzo dello smartphone sembrerebbe avere un impatto negativo, ma i dati vanno presi con cautela, dato che non è stato ancora chiarito il meccanismo d'azione. “Le microonde emesse dai cellulari hanno un effetto diretto o indiretto? Causano un aumento significativo della temperatura nei testicoli? Influiscono sulla regolazione ormonale della produzione di sperma? Tutto questo resta da scoprire”, ha chiosato la professoressa Rahban. I dettagli della ricerca “Association between self-reported mobile phone use and the semen quality of young men” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Fertility and Sterility.

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