Cresce il numero di casi di Chikungunya in Veneto: quali sono i sintomi della malattia e come si trasmette

Non solo in Emilia-Romagna, anche in Veneto aumenta la preoccupazione per la situazione in provincia di Verona dove continua a salire il numero di casi autoctoni di Chikungunya, la malattia virale trasmessa all'uomo dalla puntura di zanzare infette, che può causare febbre e dolori articolari anche molto intensi. Il nome della malattia "chikungunya", in lingua swahili, significa infatti “ciò che contorce", proprio a indicare i forti dolori che può causare.
Secondo l'ultimo bollettino della Direzione Prevenzione della Regione Veneto, i casi autoctoni di chikungunya accertati nel Veronese erano 31 al 10 settembre, ma in questi giorni il bilancio è aumentato per i nuovi casi segnalati nelle ultime ore. L'ultimo, ieri sabato 13 settembre, nella Isola della Scala, dove sono immediatamente scattate le attività di disinfestazione. Secondo quanto riporta la stampa locale, il numero totale dei casi autoctoni avrebbe superato i 40, con focolai in Valpolicella e nell’Ovest della provincia. In Emilia-Romagna invece i casi confermati sono almeno 150.
Il focolaio nella provincia di Verona
La Chikungunya è una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette. Come per altre arbovirosi, tra cui la Dengue e la West Nile, ovvero quelle malattie virali trasmesse all'uomo da vettori artropodi, come zanzare o zecche, l'Istituto Superiore di Sanità (Iss) svolge un'attività di monitoraggio costante. Anche se queste malattie non sono endemiche in Italia, periodicamente si verificano casi di importazione, ovvero persone che hanno contratto l'infezione all'estero, in un Paese dove la malattia è endemica, e l'hanno manifestata in Italia.
Dal 1° gennaio al 9 settembre 2025, il sistema di sorveglianza nazionale, coordinato dall’Iss, segnalava 208 casi confermati di Chikungunya: 41 associati a viaggi all’estero, 167 autoctoni e nessun decesso.
Cosa sappiamo
Diversi dai casi di importazione, sono i casi autoctoni, ovvero casi di persone che hanno contratto la malattia rimanendo in Italia, ovvero senza aver compiuto nessun viaggio recente che possa rendere plausibile l'ipotesi dell'importazione. Il crescente numero di casi che si stanno verificando in provincia di Verona appartiene a questo secondo tipo. Il primo caso autoctono registrato è stato segnalato il 6 agosto: una signora di 64 anni di Negrar di Valpolicella (Verona).
Come ha spiegato Francesca Russo, responsabile del Dipartimento Prevenzione del Veneto, al quotidiano L'Arena, non è ancora stata identificata l’origine del contagio, "perché si tratta di casi tutti autoctoni, cioè non importati da viaggi all’estero. Al momento, all’interno della regione, sono presenti solo in territorio scaligero e in Emilia-Romagna, che ne ha accertati 150″.
Per limitare la presenza delle zanzare, possibili vettori della malattia, l'Ulss Scaligera ha attivato i protocolli di Igiene e Sanità pubblica previsti in questi casi con numerose campagne di disinfestazione. La raccomandazione a tutti i residenti è quella di adottare tutte le norme precauzionali possibili, tra cui rimuovere vasi o altri contenitori in cui si possa fermare acqua stagnante – dove le zanzare depositano le uova – e proteggersi con repellenti, abbigliamento adatto e zanzariere alle finestre e porte di casa.
Come si trasmette il virus
Per prima cosa è importante ricordare che il virus chikungunya non si trasmette da uomo a uomo, ma unicamente attraverso – spiega il portale dell'Istituto Superiore di Sanità – la puntura di una zanzara femmina del genere Aedes, come Aedes aegypti e Aedes albopictus, quest’ultima più comunemente nota come zanzara tigre.
I sintomi
Come suggerisce il nome stesso, la chikungunya si caratterizza soprattutto per due sintomi: febbre improvvisa e forti dolori articolari che possono anche limitare i normali movimenti. Questi tendono a manifestarsi dopo un periodo di incubazione di 3-7 giorni, ma che può arrivare anche a 12. Altri sintomi comuni sono dolori muscolari, mal di testa, stanchezza e rash cutanei. Questi stessi sintomi – ha spiegato Russo – stanno interessando le persone che hanno contratto il virus in Veneto: finora fortunatamente non ci sono stati casi gravi e solo due pazienti hanno avuto bisogno del ricovero.
Fortunatamente, la maggior parte delle persone guarisce completamente in pochi giorni, ma in alcuni casi i dolori articolari possono durare mesi o anni. Solo raramente la malattia può causare complicazioni gravi, a livello oculare, neurologico, cardiaco e gastrointestinale, ma negli anziani può essere una concausa di morte.