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Cambiamenti climatici

Cos’è un downburst e come origina il devastante fenomeno meteorologico

Un downburst è un fenomeno meteorologico estremo originato da venti fortissimi che discendono da una cella temporalesca verso il suolo e si espandono in tutte le direzioni dopo averlo colpito, anche ben oltre i 100 chilometri orari. Come origina e cosa sappiamo su questo fenomeno.
A cura di Andrea Centini
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Un downburst colpisce il Colorado. L'aspetto da lontano ricorda quello di un tornado, ma è un fenomeno diverso
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Tra i fenomeni meteorologici più intensi e devastanti che possono manifestarsi vi sono i downburst, caratterizzati da venti velocissimi che si espandono orizzontalmente in tutte le direzioni, sotto il cuore di un violento temporale. Si tratta di un fenomeno completamente diverso da una tromba d'aria (o tornado), sia per l'origine che per le potenziali conseguenze, anche se visti da lontano possono sembrare molto simili. I downburst sono in grado di coinvolgere un'area geografica sensibilmente maggiore dei tornado con venti distruttivi che spirano anche a 100 / 200 chilometri orari, capaci di provocare diffusa devastazione. Ecco come originano e quali sono le loro caratteristiche.

Cos'è un downburst

Come spiegato dall'Agenzia per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile (ARPAE) dell'Emilia Romagna, un downburst è un fenomeno meteorologico “legato ai temporali”, che “si origina alla base di una nube temporalesca e colpisce il suolo perpendicolarmente per poi espandersi a raggiera con una velocità che supera facilmente i 100 km/h”. In parole semplici, è la fase finale di un flusso d'aria perpendicolare (chiamato downdraft) che dopo essersi abbattuto al suolo a grandissima velocità si espande in ogni direzione, travolgendo tutto ciò che incontra. La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) sottolinea che alla distanza un downburst può essere confuso con un tornado, ma è un fenomeno ben diverso. La sua comprensione è migliorata sensibilmente negli ultimi quattro decenni, da quando i meteorologi e i climatologi hanno iniziato a studiarlo a fondo. Il nome downburst – per il quale non esiste un corrispettivo italiano – è stato ideato dal meteorologo giapponese-americano Tetsuya Theodore Fujita, conosciuto in tutto il mondo per aver ideato la scala dell'intensità dei Tornado.

Come si forma un downburst

Il fenomeno è intimamente connesso ai temporali. Tutto ha inizio quando una potente corrente ascensionale fa crescere verticalmente una nuvola e nel suo cuore iniziano a formarsi chicchi di grandine e pioggia. La NOAA spiega che durante la maturazione della cella temporalesca la correnta ascensionale “continua ad alimentare la nuvola con aria umida e instabile” e “le gocce di pioggia e i chicchi di grandine diventano abbastanza grandi da cadere a terra”, sotto la forza dell'attrazione gravitazionale. Tuttavia, se la corrente ascensionale è molto potente è in grado di mantenere in sospensione nel minaccioso “nuvolone” sia la pioggia che la grandine, che continuano ad accumularsi al suo interno e nella parte superiore. A quel punto, spiega l'agenzia statunitense, può formarsi un flusso di aria secca sul retro della tempesta e incuneare i suoi venti alla base o nel cuore della nuvola.

È in questo preciso momento che possono verificarsi le condizioni per sprigionare il downburst. La pioggia e la grandine trattenute fino a quell'istante dalla corrente ascensionale precipita al suolo di colpo a una velocità elevatissima, portandosi dietro una grande quantità di aria che può accelerare ulteriormente in presenza di specifici fattori. “Se l'aria sotto la base della tempesta ha una bassa umidità relativa, la velocità della corrente discendente aumenterà ulteriormente poiché parte della pioggia che entra nell'aria secca evapora e raffredda l'aria, rendendo l'aria ‘più pesante'”, evidenzia la NOAA. Gli esperti aggiungono che se c'è anche una corrente di aria secca che penetra nella tempesta in alto “il raffreddamento per evaporazione può aumentare ulteriormente e la corrente discendente diventa ancora più forte”. Questo flusso discendente e in accelerazione di aria prende il nome di downdraft; quando tocca il suolo dopo l'inarrestabile corsa verso il basso innesca il downburst, che espande i venti rapidissimi – come indicato anche oltre i 100 / 200 chilometri orari – in tutte le direzioni.

Il devastante downburst che colpì nell'agosto 2022 la provincia di Ferrara (e in particolar modo a Bondeno) arrivò a venti di 130 chilometri orari. Il termine “burst” è associato proprio al suono di esplosione che può generarsi quanto il velocissimo downdraft colpisce il suolo. Il moto del vento del fenomeno non è rotatorio e verticale come quello delle trombe d'aria, ma parallelo al suolo.

Le tipologie di downburst

I downburst vengono classificati in microburst o macroburst in base alle dimensioni: i primi hanno venti confinati entro un diametro di circa quattro chilometri, i secondi coinvolgono un'area maggiore. L'enciclopedia britannica spiega inoltre che i più grandi possono raggiungere venti a una velocità di 215 chilometri orari, mentre i più piccoli possono arrivare addirittura a 270 chilometri orari. I downburst possono essere definiti anche come “wet” (bagnati) se sono associati a violenti rovesci pioggia, che precipitano di colpo assieme al downdraft. Quelli "dry", ovvero secchi, sono invece associati a condizioni povere di vapore acqueo. In parole semplici, si verifica l'evaporazione delle gocce di pioggia nel cuore della nuvola e l'aria raffreddata, più densa e pesante, precipita al suolo con violenza (in questa condizione prende il nome di virga).

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