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Cos’è questa storia dei tre aerei messi in pericolo dall’esplosione della Starship: la risposta di SpaceX

Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal l’esplosione del veicolo spaziale Starship del 16 gennaio 2025 avrebbe messo in pericolo tre aerei in volo sui Caraibi. Cos’è successo e perché la società di Elon Musk ha aspramente criticato l’articolo del quotidiano statunitense.
A cura di Andrea Centini
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Il 16 gennaio di quest'anno il settimo lancio della Starship è terminato con una spettacolare esplosione, che ha disseminato detriti su una vasta porzione di cielo lungo la sua traiettoria. L'incidente al veicolo spaziale di SpaceX, la compagnia aerospaziale privata di Elon Musk, secondo un articolo di inchiesta del Wall Street Journal avrebbe rappresentato un pericolo per gli aerei civili ben superiore a quello inizialmente ipotizzato. La testata giornalistica ha avuto accesso ai documenti della FAA (Federal Aviation Administration), nei quali si evidenziano i momenti concitati successivi all'esplosione di Starship, che hanno portato a una temporanea chiusura dello spazio aereo in alcune aree sopra ai Caraibi e a un surplus di lavoro per i controllori di volo che operavano nella zona. L'area più critica sarebbe stata quella di Porto Rico, con tre aerei (due di linea e un jet privato) che, secondo il Wall Street Journal, avrebbero raggiunto le zone interdette, costringendo gli addetti del traffico aereo a un'intensa sequenza di operazioni per scongiurare potenziali impatti con i detriti. Sempre secondo il quotidiano statunitense, SpaceX non avrebbe comunicato in tempo l'incidente alle autorità (le procedure di sicurezza sarebbero state avviate a seguito delle segnalazioni degli equipaggi dopo l'avvistamento dei detriti).

L’esplosione di Starship. Credit: GeneDoctor/X
L’esplosione di Starship. Credit: GeneDoctor/X

Nonostante il carico di lavoro aggiuntivo per le torri di controllo, non ci sarebbe stato comunque un concreto e reale rischio di impatto tra gli aerei e i detriti, secondo quanto indicato dal portale specializzato Aerospace Global News. Come si legge nei documenti della FAA citati dal Wall Street Journal, la fase più critica dopo l'esplosione della Starship è durata 50 minuti, ovvero il tempo in cui i detriti sono rimasti in aria rappresentando una potenziale minaccia per gli aerei. È interessante notare che i documenti dell'agenzia federale del Ministero dei Trasporti statunitense parlano di “potenziale rischio estremo per la sicurezza”, ma questa dicitura sarebbe stata legata essenzialmente al “rischio sistemico” dovuto alla chiusura dello spazio aereo e alla necessità di gestire il flusso del traffico in conseguenza della parziale interdizione. Secondo il portale non era quindi un riferimento specifico alla possibilità di impatto tra gli aerei e i detriti, ma solo alla pressione operativa aggiuntiva per i controllori di volo, che hanno dovuto rallentare e deviare gli aerei nei pressi di Porto Rico.

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Nelle fasi concitate dopo l'incidente, evidenzia l'inchiesta del WSJ, tre aerei si sarebbero avvicinati più del previsto alle zone interdette, richiedendo un intervento immediato dei controllori di volo (proprio questo elemento sarebbe alla base del “rischio sistemico” citato dalla FAA). I velivoli coinvolti sono stati un aereo di linea della compagnia aerea JetBlue diretto a San Juan, un altro della Iberia Airlines e un jet privato. Quando è stato comunicato ai comandanti che stavano per entrare in una area potenzialmente esposta al rischio detriti, almeno quello di JetBlue è entrato nel circuito di attesa. Questa procedura consuma chiaramente carburante e quando quest'ultimo scarseggia, per avere accesso prioritario all'atterraggio si deve formalmente dichiarare un'emergenza.

Il consumo di carburante, secondo Aerospace Global News, sarebbe alla base dei "Mayday"; non un reale, ma una procedura per poter ottenere accesso prioritario all'atterraggio. Il fatto che non ci sarebbero stati rischi concreti lo indicano anche le compagnie aeree coinvolti nel caso citato dal Wall Street Journal. I portavoce delle due società coinvolte, secondo quanto riportato dal portale aerospaziale, hanno indicato che i loro aerei non sono mai stati in pericolo: il JetBlue avrebbe evitato le zone a rischio, mentre quello Iberia le avrebbe attraversate soltanto dopo la conferma della caduta dei detriti. Insomma, non ci sarebbe stato alcun rischio per la sicurezza dei 450 passeggeri nella zona di interesse, un dettaglio che sottolinea la differenza sostanziale tra rischio teorico e reale.

Non c'è da stupirsi che SpaceX si sia scagliata contro l'articolo del Wall Street Journal, definendolo falso e fuorviante. “Nella migliore delle ipotesi – spiega la compagnia di Elon Musk su X – dimostra una totale mancanza di comprensione degli strumenti robusti utilizzati dai responsabili della sicurezza per gestire lo spazio aereo, che sono ben definiti, basati sulla scienza e si sono rivelati altamente efficaci nel proteggere la sicurezza pubblica. In ogni caso, false narrazioni come questa, basate su congetture e analisi non scientifiche provenienti da fonti anonime, rappresentano un disservizio per il pubblico.”

Poi la spiegazione delle procedure, che si basano chiaramente su traiettorie sicure per il traffico aereo – concordate con le autorità competenti prima dei lanci – in caso di incidenti come quello occorso il 16 gennaio alla Starship. “Per essere chiari, per ogni test di volo di Starship, la sicurezza pubblica è sempre stata la massima priorità di SpaceX. Nessun velivolo – ha chiosato SpaceX – è stato messo a rischio e qualsiasi evento che abbia generato detriti del veicolo è stato contenuto in aree di risposta pre-coordinate sviluppate da @USSpaceForce e attuato dal @FAANews, Queste aree di pericolo coprono una regione sufficientemente ampia e tutti gli aeromobili sono stati opportunamente indirizzati in tempo reale attorno alla zona in cui erano contenuti i detriti all'interno dell'area di pericolo più ampia e pre-coordinata.”

A seguito dell'esplosione di Starship del 16 gennaio, la FAA ha comunque riunito una task force per valutare al meglio le procedure di sicurezza in caso di detriti rilasciati da veicoli spaziali, nonostante le robuste misure di cui sopra. Alcune criticità sembrerebbero interessare le zone di confine tra lo spazio aereo di uno Stato e quello internazionale.

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