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Cosa succede nel cervello quando sentiamo un bambino piangere: lo studio sulla risposta automatica

Uno studio francese ha mostrato come il pianto dei neonati, in base all’urgenza che lo ha causato, può contenere alcuni suoni specifici in grado di generare negli adulti una risposta emotiva istintiva, anche se non hanno mai avuto esperienza con i bambini.
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C'è un motivo se il pianto di un neonato o di un bambino molto piccolo è difficile da ignorare: non essendo ancora in grado di parlare, i bambini utilizzano infatti il pianto come il loro principale strumento di comunicazione. Piangono per comunicarci se hanno fame o sonno, ma anche per chiedere aiuto se avvertono disagio o dolore. Tanto che, proprio come qualsiasi altro linguaggio, il pianto di un neonato può articolare suoni diversi in base all'urgenza che vuole comunicare.

Diversi studi hanno già rilevato in passato che il pianto dei bambini presenta alcune caratteristiche specifiche che consentono agli adulti di valutare istintivamente se si tratta di un pianto causato da un dolore reale o meno. Questi tratti, nominati "fenomeni non lineari" (in inglese "nonlinear phenomena" o NLP"), sono stati di recente oggetto di un nuovo studio che ha indagato quali effetti determinano nel sistema nervoso dell'adulto che ascolta. I risultati sembrano suggerire una risposta nell'adulto misurabile perfino nell'aumento della temperatura corporea. Questo potrebbe una maggiore eccitazione associata alla presenza nel pianto di questi suoni specifici.

Cosa ha scoperto lo studio

Lo studio è stato condotto dall'Université de Saint-Etienne su un gruppo di adulti che sono stati sottoposti a quattro sessioni di registrazioni di diverse tipologie di pianto di bambini. Il pianto dei bambini non è infatti sempre uguale: quando sono in reali difficoltà, i bambini possono contrarre con più forza la gabbia toracica, emettendo questi suoni disarmonici noti come fenomeni non lineari (NLP). Queste "irregolarità acustiche – si legge sulla rivista The Royal Society Publishing – sono comuni nel pianto dei neonati e tipicamente associate ad alti livelli di stress o dolore".

Mentre ascoltavano le registrazioni dei diversi pianti di bambino, i partecipanti allo studio, scelti appositamente tra persone che non avevano esperienza con neonati o bambini piccoli, sono stati filmati con una telecamera termica in grado di catturare le eventuali variazioni di temperatura nel loro viso. I partecipanti hanno ascoltato 16 diversi tipi di pianto registrati in diversi contesti di stress per i bambini. C'erano pianti di bambini infastiditi mentre facevano il bagno e pianti emessi da bambini che stavano provando un reale dolore, ad esempio mentre venivano sottoposti a una puntura perché stavano ricevendo il vaccino.

Cosa trasmette il pianto di un bambino

Durante ogni seduta i partecipanti dovevano stabilire l'entità di stress associata al pianto, ad esempio se si trattava di un pianto da fastidio o un pianto da dolore. I pianti che presentavano una maggiore presenza di fenomeni non lineari, a prescindere dall'intensità, sono stati percepiti dai partecipanti come legati a dolore reale. Non solo: questo tipo di pianti produceva un aumento visibile della temperatura del viso dei partecipanti, riscontrabile dalla telecamera termica. Ciò significa che ascoltare questi suoni, presenti nel pianto dei neonati, determina negli adulti, anche non genitori, una "risposta emotiva automatica" più forte quando associata a un dolore reale.

"La risposta emotiva al pianto dipende dalla sua ‘ruvidità acustica' – ha spiegato al Guardian il professor Nicolas Mathevon dell'università francese, tra gli autori dello studio – siamo emotivamente sensibili ai parametri acustici che codificano il livello di dolore nel pianto di un neonato".

"Nello specifico – scrivono gli autori – conducendo esperimenti di ascolto con pianti che esprimono lieve disagio o dolore acuto, dimostriamo che i NLP modulano la risposta termica facciale negli ascoltatori adulti, indipendentemente dal sesso e dalla variazione di tono del pianto". In sostanza, questi suoni disorganizzati sono il canale attraverso cui viene codificato il dolore provato dal bambino e trasmesso nel pianto, in modo tale da attivare negli adulti, sia uomini che donne, una risposta emotiva che risulta più strettamente sincronizzata "quando si ascolta un pianto contenente un livello elevato di NLP rispetto a quando i NLP sono meno evidenti", conclude lo studio.

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