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Cosa sono le palle marroni che compaiono sulla spiaggia: ora il mare le usa per ripulirsi dalla plastica

Le “palle di Nettuno” sono aggregati fibrosi naturali derivati dalla Posidonia oceanica che spesso si trovano lungo le spiagge mediterranee. In realtà, non sono soltanto rifiuti ma svolgono un ruolo ecologico fondamentale: intrappolano ed eliminano i frammenti di plastica presenti sul fondale del mare.
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Basta fare qualche passo lungo una spiaggia del Mediterraneo per imbattersi in queste palle spugnose di colore marrone, soprattutto in autunno e inverno, quando il mare è spesso più agitato. Chi non è un grande esperto di biologia marina probabilmente ogni volta che ne ha vista una si è chiesto di cosa fossero fatte. Il nome scientifico è egagropila, ma sono più comunemente note come "palle di Nettuno" o "palle di Posidonia".

Uno studio dell'Università di Barcellona di qualche tempo fa ha scoperto che queste sfere, prodotti naturali del mare, svolgono in realtà anche un'importante funzione ecologica, ovvero sono in grado di ripulire il fondale del mare dai frammenti di plastica, o almeno da parte di questi, che lo invadono, agendo come una trappola.

Cosa sono le "palle di Nettuno"

Le palle di Nettuno sono palle fibrose, dalla consistenza feltrosa, quasi lanosa. Da questa loro particolare caratteristica deriva infatti il loro nome scientifico "egagropila", che in greco significa proprio "palle di capra".

Queste palle si formano a partire dai resti della Posidonia oceanica, una pianta marina che cresce sui fondali del Mar Mediterraneo, dove ci sono vere e proprie praterie di questa pianta. I frammenti fibrosi e le parti più dure delle foglie, che si staccano dalle praterie e vengono trasportati dalle correnti, si ammassano man mano in queste sfere facilmente riconoscibili quando vengono espulse dal mare, soprattutto durante le tempeste o quando le onde sono molto forti.

Le praterie della Posidonia oceanica sono da tempo note per l'importante ruolo che svolgono per la sopravvivenza e l'equilibrio degli ecosistemi marini, ma solo pochi anni fa un gruppo di ricercatori dell'Università di Barcellona ha scoperto che perfino i suoi "rifiuti", ovvero le palle di Posidonia, svolgono in realtà un ruolo protettivo nei confronti del mare e degli organismi che lo vivono.

Come riescono a ripulire il mare dalla plastica

Lo studio in questione, pubblicato nel 2021 su Scientific Reports, è stato il primo in assoluto a scoprire la funzione ecologica svolta da queste palle. In sostanza, man mano che si formano, le palle di Nettuno intrappolano al loro interno i frammenti plastici che si trovano sul fondale del mare.

I ricercatori sono arrivati a questa conclusione dopo aver analizzato i residui di plastica presenti nelle praterie di Posidonia lungo le coste di Maiorca. "Nelle praterie, la plastica si incorpora in agglomerati di fibre naturali a forma di palla che vengono espulsi dall'ambiente marino durante le tempeste", osserva Anna Sànchez-Vidal, tra i ricercatori che hanno lavorato allo studio. In sostanza, quando si agglomerano a formare queste sfere, i resti fibrosi di Posidonia si portano dietro i frammenti di plastica intrappolati nelle praterie.

Ora, non è facile quantificare quanta plastica questo meccanismo naturale riesca a intercettare ed eliminare dal mare. I ricercatori hanno stimato che ogni chilogrammo di fibre vegetali potrebbe catturare circa 1 470 particelle. In base ai loro calcoli, questo significa che "le palle di Posidonia potrebbero catturare fino a 867 milioni di frammenti all'anno".

Gli oceani invasi da plastica

Senza sminuire l'interesse scientifico di questa scoperta, è chiaro però che questo meccanismo da solo non è nemmeno lontanamente in grado di risolvere il problema dell'inquinamento da plastica del mare. Su Fanpage.it ne abbiamo parlato più volte: si tratta di una delle emergenze ambientali più gravi. Il WWF stima che ogni anno circa otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscano negli oceani.

Questo costante confluire di plastica nel mare non solo minaccia gli ecosistemi marini, ma anche la nostra salute. Le microplastiche – i minuscoli frammenti che vengono prodotti dalla degenerazione dei rifiuti di plastica – sono state trovate ovunque: nell'acqua, nell'aria, nelle nuvole e perfino nel corpo umano, nella placenta e nello sperma.

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