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Covid 19

Cosa significa che i vaccinati Covid che si infettano diventano “superimmuni”

L’infezione nei vaccinati ha mostrato di accrescere notevolmente la risposta immunitaria a varianti virali diverse da quella che ha causato l’infezione, generando una super immunità.
A cura di Valeria Aiello
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Le infezioni da Sars-Cov-2 che si verificano nei vaccinati accrescono notevolmente la risposta immunitaria nei confronti di diverse varianti del virus. Lo indicano i risultati di test di laboratorio contenuti in un nuovo studio pubblicato sul Journal of American Medical Association (JAMA) che mostrano come le infezioni nei vaccinati rendano più robusta la protezione, che è probabile sia altamente efficace anche contro varianti distinte da quella che ha causato l’infezione. L’analisi, condotta dall’Oregon Health & Science University di Portland, negli Stati Uniti, è anche la prima ad aver utilizzato virus vivi di Sars-Cov-2 (e non pseudovirus) per valutare il fenomeno della neutralizzazione crociata, ovvero la capacità degli anticorpi dei vaccinati che hanno contratto l’infezione di bloccare varianti di Sars-Cov-2 cui non erano mai stati esposti in precedenza.

Questo fenomeno prende il nome di superimmunità e, nel caso del coronavirus Sars-Cov-2, suggerisce che ogni esposizione successiva alla vaccinazione possa effettivamente a rafforzare la risposta immunitaria alle successive esposizioni, anche se si tratta di nuove varianti del virus. “Questo non significa che siamo alla fine della pandemia – ha precisato Marcel Curlin, professore associato di Medicina e Malattie Infettive presso l’Oregon Health & Science University e coautore dello studio – . Indica però dove è probabile che arriveremo: una volta che saremo vaccinati e poi esposti al virus, probabilmente saremo ragionevolmente ben protetti anche da future varianti virali”.

Lo studio ha evidenziato che gli anticorpi anti-Spike presenti nel sangue dei vaccinati che hanno contratto l’infezione sono più abbondanti e molti più efficaci (fino al 1000% più efficaci) di quelli indotti dal solo ciclo vaccinale con il siero di Pfizer-BioNTech, quando misurati a due settimane dalla seconda dose. Per arrivare a questa constatazione i ricercatori hanno confrontato i campioni di sangue di 52 persone in totale, tutte vaccinate con Pfizer. Di queste, 26 hanno contratto l’infezione con malattia lieve in seguito all’immunizzazione (10 casi di variante Delta, 9 casi di varianti diverse da Delta, e 7 casi di varianti non identificate mediante sequenziamento).

I test condotti nel laboratorio di biosicurezza di livello 3 hanno indicato che i campioni di sangue dei vaccinati che hanno contratto l’infezione erano sostanzialmente migliori nel neutralizzare le diverse varianti virali (SARS-CoV-2 originale e varianti di preoccupazine – Alfa, Beta, Gamma e Delta. “Non abbiamo potuto ancora esaminare la risposta alla variante Omicron ma sulla base dei risultati di questo studio prevediamo che le infezioni nei vaccinati dovute alla variante Omicron genereranno una risposta immunitaria altrettanto forte nei confronti di altre varianti virali – ha precisato Fikadu Tafesse, autore senior dello studio e assistente professore di microbiologia molecolare e immunologia presso la Oregon Heath & Science University School of Medicine – . Il nostro studio suggerisce che gli individui che vengono vaccinati e poi contraggono l’infezione hanno una super immunità”.

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