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Cosa è successo a Ndicka durante Udinese-Roma, i sintomi della compressione polmonare con pneumotorace

Il malore che ha colpito Evan N’Dicka durante Udinese-Roma non è stato causato da un arresto cardiaco. L’ipotesi più accredita è che si sia trattato di una compressione polmonare con possibile pneumotorace. Questa condizione consiste nella presenza di aria tra i due strati che compongono la pleura e può avere diversi sintomi, in base alla gravità dell’episodio.
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Prima le mani al petto, poi la caduta a terra. Quando Evan N'Dicka, il difensore 24enne della Roma, si è sentito male durante l'Udinese-Roma di domenica 14 aprile 2024, la paura di tutti, compagni di squadra e tifosi, è stata solo una: infarto. Fortunatamente, gli accertamenti medici effettuati sul calciatore, portato d'urgenza all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine e ricoverato in codice giallo, hanno escluso l'ipotesi dell'arresto cardiaco.

N'Dicka è rimasto sempre cosciente, dal momento in cui è stato portato via dal campo fino al ricovero in ospedale, e non è servita quindi nessuna manovra di rianimazione né l'uso del defibrillatore. Poi il primo, vero respiro di sollievo: l'elettrocardiogramma e gli esami successivi hanno escluso che il malore fosse stato causato da un infarto. L'ipotesi suggerita dalla tac è che il calciatore ivoriano abbia riportato invece una compressione polmonare con possibile pneumotorace, causata dai diversi momenti di scontro fisico durante il gioco. Nello specifico, al minuto 38′, 66′ e 70′.

Che cos'è la compressione polmonare con pneumotorace

Uno dei sintomi dello pneumotorace è proprio il dolore toracico, spesso accompagnato da difficoltà respiratoria. Questo elemento sembra infatti essere conciliabile con il malore avuto da N'Dicka. Questa condizione è caratterizzata – spiega il Manuale Msd – dalla presenza di aria tra i due strati della pleura, ovvero quella sottile membrana che circonda i polmoni e il lato introno della parte toracica.

La causa di questa patologia è la rottura di una bolla, che permette all'aria di penetrare e accumularsi nello spazio pleurico, facendo pressione sul polmone e ostacolando quindi la normale respirazione. Se non si interviene in modo tempestivo, con il drenaggio di aria, può causare il collasso di una parte o di tutto il polmone.

Le cause dello pneumotorace

Le cause di questa condizione possono essere diverse. In base all'evento che determina la rottura della bolla e l'ingresso dell'aria nella cavità pleurica, lo pneumotorace viene classificato in pneumotorace spontaneo primario, spontaneo secondario, e traumatico.

Nello pneumotorace spontaneo primario non c'è nessuna causa apparente: questa forma colpisce soprattutto gli uomini alti sotto i 40 anni. In quello spontaneo secondario l'evento è causato invece da malattie o condizioni già presenti, come una patologia polmonare pregressa.

Infine il terzo tipo, lo pneumotorace traumatico, potrebbe essere la forma che ha colpito il calciatore della Roma: in questo caso, lo pneumotorace è innescato da un trauma fisico o da una complicazione durante una procedura medica.

Quali sono i sintomi

I sintomi dello pneumotorace variano molto in base all'entità dell'evento polmonare, alla quantità di aria penetrata tra i due stradi della pleura, e alla quantità di polmone collassato (se si è verificata questa conseguenza).

I sintomi più frequenti comprendono difficoltà di respirare, dolore toracico, a volte improvviso e acuto, che può irradiarsi fino al collo e alle spalle, e poi raramente anche attacchi di tosse secca. Nei casi più gravi, lo pneumotorace può causare arresto cardiaco.

Come si cura lo pneumotorace

Come spiega sempre il Manuale Msd, anche per quanto riguarda il trattamento, le opzioni disponibili sono diverse e cambiano in base alle cause e all'entità dello pneumotorace. La guarigione consiste in sostanza nel riassorbimento dell'aria penetrata nella cavità della pleura. In quello spontaneo, ad esempio, l'aria in genere si riassorbe da sola in pochi giorni. Se però l'episodio è stato particolarmente grave – e quindi la quantità di aria penetrata è molta – il riassorbimento potrebbe essere facilitato dalla somministrazione di ossigeno attraverso una maschera facciale o nasale.

Oppure, qualora la persona non riesca a respirare in modo autonomo, i medici possono estrarre l'aria in modo meccanico. Ovviamente questi sono solo i possibili scenari più frequenti, ma è chiaro che ogni paziente è a sé così come ogni condizione, per questo il trattamento dello pneumotorace dipenderà di volta in volta dalle valutazioni mediche effettuate sul singolo caso.

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