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Virus West Nile in Italia

Cosa dicono davvero i dati sui casi di West Nile, Rezza: “Quest’anno è diverso per un motivo”

Continua a salire il numero delle morti legati al virus West Nile, con il maggior numero di casi registrato soprattutto in regioni finora non interessate dal virus, ovvero Lazio e Campania. Il Prof. Giovanni Rezza, epidemiologo e docente di Igiene Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, spiega perché quest’anno la situazione è diversa rispetto agli anni passati.
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Con l'ultimo decesso registrato in Lombardia, un uomo di 90 anni di Paderno Dugnano con patologie pregresse, salgono a 20 le morti per il virus West Nile registrate in Italia da inizio anno.

Come si legge nell'ultimo bollettino dell'Istituto Superiore di Sanità del 7 agosto, complessivamente i casi di infezione confermati finora sono 172, di cui 72 hanno manifestato la forma neuro-invasiva, ovvero la forma più grave della malattia che può causare anche encefalite o meningite. Il numero più elevato di casi è stato registrato nel Lazio (37 casi) e in Campania (21 casi).

Il virus, trasmesso all'uomo dalla puntura di zanzare infette, in Italia il principale vettore sono le le zanzare comuni, le Culex pipiens, attive al crepuscolo e di notte), è presente nel Paese ormai da più di 15 anni. Tuttavia, quest'anno stiamo registrando focolai piuttosto attivi anche in regioni finora non colpite in modo significativo, come appunto il Lazio e la Campania, e non più solo in aree solitamente interessate dal virus, come la Pianura Padana e in genere le regioni settentrionali. D'altra parte, in questi giorni diversi esperti, pur segnalando la rapida crescita del numero di decessi, raccomandano di non cedere all'allarmismo, ricordando che i dati per questa stagione sono in linea con quelli degli ultimi anni. Fanpage.it ne ha parlato con l'epidemiologo Giovanni Rezza, ex direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute.

Il confronto con il passato

"È vero che abbiamo avuto anni, come il 2018 o il 2022, con un numero piuttosto elevato di casi, ma ci sono stati anche anni con una bassa intensità", spiega Rezza. Sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità sono infatti disponibili tutti i bollettini diffusi finora dal 2012 a oggi e dai dati registrati più o meno a metà agosto degli ultimi anni emergono quadri anche piuttosto diversi da anno in anno.

Ad esempio, al 15 agosto del 2024 i casi confermati erano 99 e c'erano stati 4 decessi. A fine stagione, ovvero a ottobre 2024, le morti totali collegati al virus del West Nile erano 20. Quest'anno abbiamo raggiunto lo stesso numero molto prima, a nemmeno metà agosto. Nello stesso periodo del 2023 i casi confermati erano 55 e soltanto due decessi. Al contrario, al 10 agosto 2022 i casi erano 144 e i decessi registrati 37.

Perché quest'anno è diverso

"Tuttavia quest'anno – specifica l'epidemiologo – qualche particolarità in più c'è. La differenza fondamentale riguarda l'estensione dei focolai. Sebbene ci siano pochi casi, il virus in Pianura Padana ancora c'è, con casi segnali in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Questo significa che il West Nile non è sparito da queste regioni, ma sembrerebbe meno attivo. D'altra parte il virus si è esteso in aree prima non colpite. Questo non è banale perché significa che il problema non interessa più soltanto una parte del Paese. Non è bella notizia".

Basta confrontare i dati attuali con quelli dell'anno scorso per avere un'idea di quanto la distribuzione del virus sia diversa: nel 2024, dei 272  casi con forma neuro-invasiva registrati complessivamente nella stagione, ovvero a fine ottobre, 147 riguardavano l'Emilia-Romagna e solo uno era stato registrato nel Lazio. Oggi, invece, dei 72 casi che hanno sviluppato la forma neuro-invasiva, 37 sono stati registrai nel Lazio, 21 in Campania e soltanto 2 in Emilia-Romagna, 4 in Lombardia e e 2 in Veneto.

I rischi per i prossimi anni

"La presenza di nuovi focolai in aree finora non interessate, come il focolaio di Latina o quello di Caserta non va trascurata perché implica che nel caso in cui si venga a creare anche qui una situazione di endemia c'è il rischio che anche nei prossimi anni si possa avere una recrudescenza dei casi, oltre che in parte della Pianura Padana, anche in queste aree del Lazio e della Campania", aggiunge Rezza.

Certo – prosegue l'esperto – ciò non significa che siamo in una situazione di allarme: "Nessuno vuole creare il panico: non è che ci viene punto da una zanzara, anche all'interno di un focolaio, debba infettarsi per forza o sviluppare la malattia in forma grave". L'Iss spiega infatti che "la maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri", come mal di testa, vomito o febbre, mentre soltanto nell'1% dei casi si sviluppano i sintomi gravi. In questo articolo abbiamo spiegato a quali prestare attenzione.

"Ma che sia tutto sotto controllo, questo non possiamo dirlo. Possiamo dire che la situazione è sotto monitoraggio, quello sì, nel senso che non appena viene individuato un nuovo caso si attiva il protocollo e le campagne di disinfestazione. Ma è necessario investire dei fondi per attuare quanto stabilito dal piano quinquennale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA): disinfestare con larvicidi a inizio stagione e poi stare con gli occhi aperti".

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