Cometa interstellare entrata nel Sistema solare: la scoperta spiegata dall’astrofisico De Bernardis

All'inizio di luglio 2025 è stato scoperto all'interno del Sistema solare un oggetto interstellare, cioè proveniente da un altro sistema stellare, dopo aver compiuto un lunghissimo viaggio nello spazio profondo. Si tratta del terzo in assoluto mai identificato, dopo l'asteroide 1I/'Oumuamua rilevato nel 2017 e la cometa 2I/Borisov individuata nel 2019. Anche il terzo oggetto è una cometa, che è stata classificata con i nomi di 3I/ATLAS e C/2025 N1 dagli organi competenti dell'Unione Astronomica Internazionale (IAU).

Al momento si trova nel cuore della costellazione del Sagittario a circa mezzo miliardo di chilometri dalla Terra. Raggiungerà il perielio (la distanza minima dal Sole) il 29 ottobre, mentre il perigeo (la distanza minima dalla Terra) sarà raggiunto il 19 dicembre, a una distanza di circa 270 milioni di chilometri. È una fortuna che si tratti di una passaggio del tutto sicuro, considerando che per la cometa "aliena" è stato stimato un diametro di circa 20 chilometri, un vero colosso. Per saperne di più su questo affascinante corpo celeste, Fanpage.it ha intervistato il professor Paolo De Bernardis, docente di Astrofisica presso l'Università Sapienza di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.

Professor De Bernardis, cosa sappiamo su questo oggetto e perché è importante studiarlo?
Sappiamo che è molto veloce e ha una traiettoria che conferma che non viene dal Sistema solare. Il nostro sistema comprende delle nubi di oggetti molto più lontani di Nettuno, la nube di Oort e la nube di Kuiper; ogni tanto da queste nubi arrivano degli oggetti, ma hanno velocità relativamente basse e sono diretti in un certo modo. Questo oggetto ha invece una velocità molto elevata e i calcoli della traiettoria dimostrano che viene da fuori. Quindi è un oggetto interstellare, o meglio, una cometa interstellare, perché è stato visto pochi giorni fa che ha una chioma.
È importante studiarlo perché se si riuscisse a capire di più della sua composizione e natura, capiremmo meglio come sono fatti gli oggetti esterni al nostro sistema. È un'occasione abbastanza unica. Da quando si fanno misurazioni sufficientemente sensibili da identificarli, ne abbiamo identificati solo tre, quindi questo è solo il terzo.
Quando sarà al perielio sarà agevole fare queste osservazioni?
Il perielio, il punto di avvicinamento massimo al Sole, si verificherà tra l'orbita della Terra e quella di Marte, ma purtroppo saremo sfortunati perché la stella si troverà tra la Terra e l'oggetto, quindi non sarà facile osservarlo nel momento in cui sarà più vicino. Però lo stiamo osservando adesso e lo osserveremo ancora mentre sarà in allontanamento. Transita velocemente nel nostro sistema e dobbiamo sfruttare l'occasione.
Alcune cose, comunque, le conosciamo già su questi oggetti, non dobbiamo aspettarci chissà quali novità. I nuclei delle comete sono piuttosto semplici, quindi è potenzialmente interessante stabilire se 3I/ATLAS abbia una composizione diversa da quelle del Sistema solare, però questo al momento non è stato visto. Potrebbero non esserci grosse sorprese.

Recentemente sono state pubblicate le prime immagini del nuovo e potentissimo Osservatorio Vera Rubin. Ha identificato anche tantissimi nuovi asteroidi; grazie ad esso riusciremo a scovare più oggetti interstellari?
Sicuramente Vera Rubin è uno strumento straordinario, quindi potenzialmente ne osserverà. Quello che bisogna tenere presente, però, è che per identificare questi oggetti bisogna ripetere le osservazioni a tempi abbastanza brevi, della stessa zona di cielo e con una precisione sufficiente per vedere cosa è in movimento o fermo rispetto alle stelle. Vera Rubin in poche ore ha trovato tantissimi oggetti; nel primo dataset ce n'erano più di 2.000 tra asteroidi vicini alla Terra, troiani di Giove e transnettuniani. C'era una gran varietà, ma nessuno di questi era interstellare.
Va capito il fatto che una cosa è l'avvicinamento di un oggetto che è già nel campo gravitazionale del Sole dominante, un'altra è quello di un oggetto che viene da molto, molto più lontano. Stiamo confrontando la distanza della nube di Oort con quella delle stelle. Anche la più vicina si trova a 4 anni luce, quindi è molto più distante. Di conseguenza c'è una bassa probabilità che oggetti “scappati” dal loro sistema stellare arrivino proprio qua da noi, a una distanza enorme. Noi pur avendo sistemi di rilevamento come ATLAS – che dà il nome al nuovo oggetto – progettati per cercare oggetti asteroidali in movimento, di interstellari ne abbiamo trovati solo tre in alcuni anni.

Potenzialmente è più pericolosa una cometa interstellare o una proveniente della nube di Oort? Anche per i possibili tempi di risposta
Questo progetto ATLAS ha diverse prestazioni a seconda che l'oggetto sia più o meno grande. Gli oggetti più grandi riesce a vederli quando sono più lontani, quelli piccoli quando sono più vicini. E comunque è stato costruito proprio per dare un'allerta in tempi ragionevoli dipendente dalle dimensioni dell'oggetto; qualche mese per quelli grossi e potenzialmente devastanti e qualche giorno per quelli molto più piccoli. Questo comunque è un monitoraggio, che l'oggetto venga dallo spazio interstellare o dal Sistema solare non cambia moltissimo. Certo, il potenziale distruttivo dipende dal prodotto della massa per la velocità, e gli interstellari sono un po' più veloci.
E sono anche belli grossi. 3I/ATLAS ha un diametro stimato di una ventina di chilometri, il doppio di quelli dell'asteroide che ha determinato l'estinzione dei dinosauri non aviani
Tutti abbiamo visto Armageddon e il pensiero va a quello.
Purtroppo però i sistemi di difesa planetaria attualmente disponibili non sono adeguati. La NASA ha deviato con successo un piccolo asteroide con un impatto cinetico, ma con un colosso del genere sarebbe inutile
Esatto. Quell'esperimento, DART, era più che altro una dimostrazione, che ha mostrato che qualcosa si può fare. Ma non siamo ancora protetti da oggetti di queste dimensioni.