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Guerra in Ucraina

Come sono fatti i proiettili all’uranio impoverito che gli USA invieranno all’Ucraina

L’amministrazione Biden ha deciso di consegnare all’Ucraina munizioni perforanti all’uranio impoverito, nello specifico proiettili con un calibro da 120 millimetri per i carri armati M1 Abrams. Ecco cosa sono, come sono fatte e perché vengono impiegate per scopi militari.
A cura di Andrea Centini
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Un soldato maneggia una munizione all'uranio impoverito. Credit: US Department of Defense
Un soldato maneggia una munizione all'uranio impoverito. Credit: US Department of Defense
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A seguito della visita del segretario di Stato statunitense Antony Blinken al presidente Volodymyr Zelensky, gli Stati Uniti hanno confermato che invieranno un nuovo pacchetto da un miliardo di dollari di aiuti militari, umanitari ed economici all'Ucraina, nel quale saranno comprese anche le famigerate munizioni perforanti all'uranio impoverito. Nello specifico l'amministrazione Biden consegnerà proiettili con calibro 120 millimetri destinati ai carri armati Abrams M1, che arriveranno sul campo di battaglia in autunno. La notizia è stata accolta con sdegno dalla Russia, la cui ambasciata a Washington ha dichiarato in un comunicato su Telegram che si tratta di un “atto di disumanità”. L'utilizzo di queste munizioni, impiegate per la prima volta proprio dagli USA nella Guerra del Golfo (1991) e successivamente in altri conflitti, compresi quelli in Afghanistan, Bosnia e Iraq, è considerato assai controverso poiché essendo radioattive – seppure in modo limitato – possono potenzialmente avere effetti a lungo termine sull'organismo umano e sull'ambiente. Ecco cosa sappiamo sull'uranio impoverito e perché viene utilizzato per scopi militari.

Cos'è l'uranio impoverito

L'uranio, come spiegato dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), è un elemento metallico radioattivo presente in natura, di colore argenteo. Nella forma pura è costituito da tre isotopi (U-234, U-235 e U-238), dei quali l'ultimo è di gran lunga il più abbondante, rappresentandone oltre il 99 percento. L'uranio, com'è noto, è impiegato come combustibile per alcune tipologie di reattori a fissione nucleare, ma per essere utilizzato deve essere sottoposto a un processo di arricchimento dell'isotopo U-235, la cui concentrazione naturale in massa è dello 0,72 percento. L'uranio impoverito è un sottoprodotto del processo di arricchimento dell'uranio naturale, nel quale la frazione percentuale in peso di isotopo U-235 deve essere inferiore allo 0,711 percento, sulla base della definizione della Nuclear Regulatory Commission (NRC) americana. Le munizioni all'uranio impoverito utilizzate dall'esercito statunitense hanno un contenuto di U-235 pari allo 0,3 percento.

Perché l'uranio impoverito si usa per scopi militari

Le ragioni principali per cui vengono realizzati proiettili all'uranio impoverito sono due: densità e capacità distruttive. L'uranio ha una densità estremamente elevata, 70 percento più elevata di quella del piombo. Basti sapere che un cubo di uranio con lati di 10 centimetri pesa circa 20 chilogrammi. Ne consegue un alto coefficiente di penetrazione, per questo motivo vengono fabbricati proiettili e ogive dei missili con questo materiale, in grado di perforare efficacemente anche le corazze più robuste e resistenti. Per lo stesso motivo le blindature a base di uranio impoverito sono particolarmente difficili da penetrare. Ma non è solo la densità a rendere le munizioni all'uranio impoverito così micidiali. Come spiegato dall'AIEA, infatti, esse sono caratterizzate da una natura “piroforica”, cioè si infiammano autonomamente quando esposte a temperature comprese tra i 600 e i 700 gradi Celsius e a pressioni elevate, condizioni che si verificano quando il proiettile colpisce il bersaglio. Le munizioni, inoltre, si frammentano e generano una sorta di aerosol – chiamato polvere di uranio impoverito – che può incendiare l'aria circostante. Gli effetti all'interno di un carrarmato nemico colpito sono semplicemente catastrofici e non lasciano scampo all'equipaggio. Se ciò non bastasse i proiettili all'uranio impoverito diventano più taglienti mentre penetrano nelle corazze. Un mix che li rende assolutamente micidiali come armi anticarro.

Come sono fatti i proiettili all'uranio impoverito

I proiettili all'uranio impoverito per i carri armati M1 Abrams hanno un calibro da 120 millimetri, che rispecchia il diametro della canna del cannone che li spara. Sono costituiti da un “guscio” in acciaio e una punta in uranio, una combinazione che garantisce la protezione dall'attrito con l'aria mantenendo l'elevato potere perforante. Hanno un peso di circa 5 chilogrammi e una forma allungata, di poco inferiore al metro. La stabilità in volo è garantita da alette alla base. Vengono sparati ad altissima velocità dal cannone M256 degli Abrams per favorire il devastante e perforante impatto cinetico. Il costo di un singolo proiettile è sicuramente superiore ai 10.000 dollari, considerando che questo è il prezzo di una munizione standard da 120 millimetri, senza anima in uranio impoverito (il cui costo è tuttavia ridotto, trattandosi di un materiale di scarto delle centrali a fissione nucleare). Le munizioni standard senza uranio impoverito sono leggermente più corte (78 centimetri) e leggere (4,6 chilogrammi), mentre la punta del proiettile è in tungsteno, un metallo molto resistente ma non paragonabile a quello radioattivo.

Munizioni all'uranio impoverito. Credit: wikipedia
Munizioni all'uranio impoverito. Credit: wikipedia

Perché le munizioni all'uranio impoverito sono pericolose

Le munizioni all'uranio impoverito sono debolmente radioattive, come indicato in un documento dell'Unione Europea. La radioattività è infatti di circa il 40 percento inferiore a quella dell'uranio naturale, non lavorato. “L'attività è principalmente sotto forma di particelle alfa, che non penetrano nella pelle. Ciò significa che i rischi di radiazioni dell’uranio derivano solo dalla respirazione di polvere, dal consumo di cibo o acqua contaminati o dall’ingresso di schegge nel corpo”, specifica la UE. La tossicità per l'organismo umano invece è paragonabile a quella dell'uranio naturale. Quando vengono ingeriti alimenti contaminati, i composti dell'uranio si concentrano principalmente nei reni determinando danno renale. L'uranio delle munizioni che finiscono nel terreno “si ossida e si dissolve nel corso di anni o decenni”, spiega l'UE, tuttavia, in genere, nei campi di battaglia in cui è stato utilizzato se ne rilevano basse concentrazioni, pur non mancando alcuni “punti caldi”. Alcuni poligoni di tiro in cui sono state utilizzate queste munizioni le concentrazioni di uranio sono più elevate e possono rappresentare un rischio per la salute di chi li frequenta. Il monitoraggio dei soldati che sono stati colpiti da schegge di munizioni all'uranio, tuttavia, “non ha finora rivelato gravi effetti sulla salute”, si legge nel documento dell'Unione Europea. Non sono note informazioni approfondite sui danni all'ambiente, che dovrebbero essere limitati all'area in cui finiscono i proiettili.

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