Come Covid e 11 settembre hanno cambiato i necrologi: l’analisi di 38 milioni di messaggi d’addio

I necrologi, ovvero gli annunci funebri nei quali parenti e amici ricordano i propri cari defunti, tendenzialmente riflettono i valori della vita vissuta dalle persone scomparse, tuttavia non vengono scritti sempre nella stessa “cornice”. Trattandosi di uno specchio della comunità, infatti, le parole usate nei necrologi possono cambiare sensibilmente col passare del tempo: passaggi generazionali, mutamenti significativi nella società ed esperienze traumatiche collettive come guerre, pandemie ed eventi in grado di scuotere profondamente la coscienza pubblica sono tutti fattori che incidono sulla stesura di questi elogi. Curiosamente, anche il genere di appartenenza, l'età e altri fattori demografici dei defunti possono influenzare il modo in cui si viene ricordati.
In un nuovo affascinante studio pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), gli scienziati hanno analizzato ben 38 milioni di necrologi pubblicati tra il 1998 e il 2024 negli Stati Uniti, un periodo lungo 30 anni in cui ci sono stati dei momenti particolarmente impattanti sulla società. Il riferimento specifico è a due eventi traumatici: gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, i cui effetti si riverberano ancora oggi sul contesto geopolitico internazionale, e la pandemia di COVID-19, il cui inizio è stato ufficializzato nel marzo del 2020 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Queste due tragedie collettive non solo hanno modificato il modo in cui viviamo, ma anche quello in cui ricordiamo le persone che non ci sono più.
A determinare quali sono le parole più utilizzate per ricordare i cari scomparsi e come tali parole sono state influenzate dagli attentanti dell'11 settembre 2021 e dalla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2, perlomeno negli Stati Uniti, è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati del Dipartimento di Comunicazione dell'Università Statale del Michigan, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze del Boston College e della Facoltà di sostenibilità – College of Global Futures dell'Università Statale dell'Arizona. I ricercatori, coordinati dal professor David M. Markowitz, docente di Comunicazione presso l'ateneo di East Lansing, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato 38 milioni di necrologi pubblicati su Legacy.com. Si tratta di una piattaforma che raccoglie i necrologi provenienti da giornali e società di onoranze funebri, caratterizzata da spazi digitali dove amici e parenti possono ricordare i cari scomparsi. Circa 30 milioni di visitatori unici al mese accedono a questo vasto portale, un punto di riferimento negli USA.
Per analizzare una mole di dati così cospicua i ricercatori si sono avvalsi di un supercomputer, basando l'analisi sulle parole ricorrenti. “In quasi 30 anni di necrologi – ha spiegato il professor Markowitz in un articolo pubblicato su The Conversation – le parole legate al valore ‘tradizione‘ sono apparse più frequentemente: molti tributi descrivevano la partecipazione religiosa e usanze durature. Anche le parole legate al valore ‘benevolenza‘ – la cura per il benessere degli altri – erano costantemente presenti. Di fatto, tradizione e benevolenza costituivano il profilo valoriale dominante nell'intero dataset: apparivano in oltre il 70% dei necrologi. Al contrario, parole legate a valori come ‘successo' e ‘potere' apparivano molto meno frequentemente.” Riassumendo, le parole più usate nei necrologi in termini generali erano Amore, Famiglia, Gentilezza, Cura, Memoria ed elementi tradizionali legati alla religiosità, tutti termini che tendono a sottolineare i legami affettivi e il ruolo nella comunità.
Come indicato, i due grandi eventi traumatici di cui sopra hanno avuto un impatto significativo nel modo in cui le persone hanno redatto i necrologi. Ad esempio, gli attentanti alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001 hanno determinato un cambiamento significativo per almeno un anno. “Le parole legate al valore ‘sicurezza' – inclusi termini come ‘sopravvivere‘, ‘salute‘ e ‘ordine‘ – sono comparse meno frequentemente”, ha spiegato il professor Markowitz, aggiungendo che termini come Cura, Lealtà e Servizio tendevano ad apparire più spesso (soprattutto a New York, la città più colpita dagli eventi). Anche parole come “Eroe”, “Patriota”, “Sacrificio” e “Nazione” hanno fatto capolino più spesso, facendo invece crollare quelle legate a hobby e vita quotidiana (comunque poco usate anche in termini generali).
Effetti ben più dirompenti li ha avuti la pandemia di Covid, con alcuni cambiamenti che non sono stati recuperati nemmeno a quattro anni dalla conclusione delle fasi più critiche della diffusione del virus. “La cura per le persone care (benevolenza) è diminuita durante la pandemia e non si è mai ripresa, nemmeno 4 anni dopo il suo inizio”, hanno spiegato Markowitz e colleghi nell'abstract dello studio. Termini alla stregua di “Amore”, “Simpatia” e “Famiglia” hanno avuto un calo definito "drastico" e non sono più stati recuperati, dal punto di vista della tendenza generale. “Anche il linguaggio legato alla tradizione – termini come "servizio", "fede" e "patrimonio" – è inizialmente diminuito, per poi risalire al di sopra dei livelli di base nelle fasi successive della pandemia”, ha aggiunto l'esperto su The Conversation. Questi cambiamenti nella terminologia evidenziano come fenomeni drammatici di portata globale possono modificare il modo in cui riteniamo che un caro scomparso abbia vissuto una buona vita e quali valori tendiamo a esaltare nel ricordo.
Curiosamente, anche il genere e l'età dei defunti influenzano le parole che si usano nei necrologi. Per gli uomini, anche se tendenzialmente vengono usati poco, vengono ricordati anche il successo e il potere, mentre per le donne c'è una prevalenza di termini legati alla benevolenza “e al godimento dei piaceri della vita”, spiegano gli scienziati. Nelle donne la base linguistica per i necrologi resta praticamente invariata per tutta la vita, mentre negli uomini si evidenziano dei mutamenti nel caso in cui si perda la vita da giovani o da anziani. Negli anziani, in generale, il valore della tradizione risulta essere il più ricorrente. I dettagli della ricerca “An exploration of basic human values in 38 million obituaries over 30 years” sono stati pubblicati su PNAS.