Chiedere a ChatGPT non è sempre la soluzione migliore: il confronto con i motori di ricerca in uno studio

Da quando l'intelligenza artificiale (IA) e i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) sono entrati nella nostra quotidianità sono cambiate molte cose. Anche quelle che sembrano molto innocue, come il modo in cui cerchiamo qualcosa online, in realtà potrebbero avere degli effetti sul lungo periodo.
Questo è quanto suggerisce un recente studio che ha analizzato le possibili differenze sulla nostra capacità di apprendimento tra il metodo tradizionale di ricerca online, ovvero tramite Google o altri motori di ricerca, e l'utilizzo di ChatGPT o altri LLM. Ciò che è emerso da questo confronto ha confermato che non sempre la strada più veloce è anche la migliore.
Il confronto tra le due modalità
Siamo onesti: ChatGPT sembra offrire risposte più rapide. Il fascino dei chatbot è proprio questo: fanno il lavoro sporco al posto nostro. Quando cerchiamo qualcosa su un motore di ricerca otteniamo un lungo elenco di risultati che dobbiamo aprire, confrontare e verificare prima di avere la nostra risposta. Con i chatbot invece basta dare un prompt chiaro per avere in pochi secondi una risposta sintetica e apparentemente completa.
In realtà però secondo questo recente studio, condotto da due docenti di Marketing dell'Università della Pennsylvania e dell'Università del New Mexico, questa comodità ha un suo costo in termini di apprendimento: dai loro test è infatti emerso che chi usa l'IA per avere una risposta a una domanda tende ad acquisire meno informazioni rispetto a chi si affida alla ricerca tradizionale. In poche parole: il risultato è tendenzialmente una conoscenza più superficiale su un dato argomento.
Come è stata testata la conoscenza
I ricercatori hanno confrontato i risultati di sette studi su questo argomento, che in totale avevano coinvolto 10.000 partecipanti. Tutti avevano utilizzato lo stesso schema: in ogni studio ai partecipanti è stato chiesto di approfondire lo stesso tema, ma una parte lo ha fatto utilizzando una normale ricerca su Google, l'altra attraverso chatbot, come ChatGPT. I temi affrontati erano anche molto semplice e concreti, come imparare a coltivare un orto. Entrambi i gruppi non avevano limiti di tempo. Una volta conclusa la ricerca, a tutti i partecipanti è stato chiesto di dare un giudizio alla propria comprensione di quel tema e di scrivere un consiglio pratico sul tema affrontato immaginando che lo avrebbe letto un amico.
Secondo i risultati chi aveva utilizzato l'IA sentiva di avere una conoscenza meno approfondita del tema rispetto a chi aveva usato Google. Inoltre i consigli scritti dal gruppo che aveva usato un chatbot erano più brevi, generici e contenevano meno informazioni rispetto ai testi elaborati dall'altro gruppo. Per verificare se questa conoscenza più superficiale potesse dipendere dal fatto che chi aveva usato Google avesse avuto accesso a più informazioni, i ricercatori hanno replicato lo stesso esperimento, ma fornendo ai due gruppi le stesse informazioni. I risultati sono rimasti invariati: chi aveva usato l'IA mostrava una conoscenza meno approfondita, pur a parità di informazioni fornite.
Cosa influenza l'apprendimento
Secondo gli autori questa differenza nell'apprendimento può dipendere da un elemento chiave dei processi cognitivi: "Le persone – spiega l'autrice Shiri Melumad su The Conversation – apprendono meglio quando sono attivamente coinvolte nella materia che stanno cercando di apprendere".
Anche se sembrano richiederci più tempo, quegli ostacoli che incontriamo quando cerchiamo qualcosa tramite motore di ricerca – come aprire diversi link per trovare quello più adatto a noi o prendere le diverse informazioni di cui abbiamo bisogno da diversi risultati di ricerca – portano allo "sviluppo di una rappresentazione mentale più profonda e originale dell'argomento", spiegano gli autori.
Come interpretare questi risultati? Per i ricercatori la soluzione non è demonizzare ChatGPT o gli altri LLM ma è importante differenziare gli strumenti digitali in base all'obiettivo. Se lo scopo di una ricerca è imparare qualcosa allora – concludono i ricercatori – la vecchia modalità tramite motore di ricerca sembra essere la strategia più funzionale.