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Cancro, la Covid grave ha ridotto i tumori con metastasi in test di laboratorio: com’è possibile

Un team di ricerca dell’Università Northwestern di Chicago (Stati Uniti) ha dimostrato che l’infezione grave di Covid induce la produzione di speciali cellule immunitarie in grado di attaccare e far regredire i tumori metastatici (cancro). La riduzione dei tumori è stata osservata in modelli murini e dovrà essere dimostrata anche nell’uomo. Speranze per un’innovativa immunoterapia basata sull’innesco dei monociti.
A cura di Andrea Centini
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Potrebbe sembrare assurdo, ma un'infezione grave di Covid può ridurre i tumori e, di conseguenza, offrire dei benefici contro il cancro. È doveroso sottolineare che ciò è stato osservato su modelli murini (topi) in test di laboratorio; gli autori dello studio ancora non sanno se lo stesso meccanismo biologico si verifichi nell'uomo. Inoltre, chiaramente, si invitano i pazienti oncologici a non travisare i risultati della ricerca e a cercare attivamente un contagio col coronavirus SARS-CoV-2, il virus a RNA responsabile della pandemia di COVID-19. L'infezione severa può infatti essere ancora mortale – in particolar modo in individui fragili – e ha molteplici conseguenze sulla salute, anche a lungo termine. Ciò che interessa gli scienziati di questa scoperta è la reazione antitumorale innescata dal sistema immunitario in risposta all'invasione del patogeno. Tutto è legato alla produzione di peculiari cellule immunitarie chiamate monociti, prodotte dall'organismo per combattere il virus ma in grado anche di favorire l'attacco alle cellule tumorali, determinando di fatto una riduzione dei tumori. Perlomeno nei topi.

A determinare che un'infezione grave di COVID-19 può determinare la regressione dei tumori metastatici è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati della Divisione di Chirurgia Toracica – Canning Thoracic Institute dell'Università Northwestern, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di numerosi dipartimenti, fra i quali Dermatologia, Cardiologia, Radioterapia, Malattie Infettive, Medicina polmonare e terapia. I ricercatori, coordinati dal professor Ankit Bharat, docente presso la Scuola di Medicina “Feinberg” dell'ateneo di Chicago, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto diversi esperimenti su roditori affetti da quattro tipologie di tumori maligni, ovvero cancro a polmone, seno, colon e melanoma (cancro della pelle), la maggior parte dei quali noti “big killer” nell'essere umano. Le patologie erano tutte a uno stadio molto avanzato, il quarto. Dopo aver somministrato ai topi un farmaco in grado di innescare una risposta immunitaria paragonabile a quella di una grave infezione di Covid, è iniziata la produzione di monociti speciali che ha determinato la riduzione delle masse tumorali.

I monociti sono un tipo di globuli bianchi (leucociti) che giocano un ruolo prezioso contro infezioni e malattie. Come spiegato in un articolo pubblicato su The Conversation dal professor Justin Stebbing, docente di Scienze Biomediche presso l'Università Anglia Ruskin, nei pazienti affetti da cancro i monociti “possono talvolta essere dirottati dalle cellule tumorali e trasformati in cellule amiche del cancro che proteggono il tumore dal sistema immunitario”. In pratica, da cellule nemiche diventano alleate dei tumori. L'infezione del coronovirus SARS-CoV-2, che provoca la Covid, innesca la formazione di un particolare tipo di monociti che mantiene spiccate proprietà antitumorali, senza essere trasformato in un “amico” del cancro. La ragione risiede nel fatto che i monociti indotti dalla Covid mantengono un recettore sulla propria superficie chiamato CCR2, che può essere perduto nei monociti classici.

Nei test sui topi è stato dimostrato che la presenza del recettore CCR2 “ha permesso a questi monociti non classici inducibili di infiltrarsi nei siti metastatici intra ed extravascolari di melanoma, cancro al polmone, al seno e al colon nei modelli murini e hanno invertito la maggiore suscettibilità dei topi mutanti Nod2 –/– alle metastasi del cancro”. “All'interno delle colonie tumorali, i monociti non classici CCR2 + hanno secreto CCL6 per reclutare cellule NK che mediavano la regressione del tumore, indipendentemente dai linfociti T e B. Quindi, l'induzione farmacologica dei monociti non classici CCR2 + potrebbe essere utile per i tumori resistenti all'immunoterapia”, hanno spiegato Bharat e colleghi.

In parole semplici, questi monociti indotti dalla Covid severa – e anche dai trapianti d'organo – possono favorire la produzione di cellule Natural Killer (NK) che uccidono le cellule tumorali, con benefici significativi contro il cancro. Con queste premesse, si potrebbe giungere a una terapia farmacologica innovativa in grado di superare i limiti di efficacia dei moderni trattamenti immunoterapici. Come specificato, tuttavia, i risultati devono ancora essere dimostrati sull'essere umano e la ricerca sarà ancora molto lunga. I dettagli dello studio “Inducible CCR2+ nonclassical monocytes mediate the regression of cancer metastasis” sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Investigation.

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