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Bruciore agli occhi, gola irritata: il fact-checking sui sintomi dell’aria inquinata nel Nord Italia

Rinite, bruciore agli occhi e alla gola, senso di affaticamento: lo pneumologo Francesco Tursi spiega perché respirare continuamente aria inquinata può avere effetti visibili sulla nostra salute e quali sono i fattori che ci rendono più a rischio.
Intervista a Dott. Francesco Tursi
Pneumologo, direttore dell'UOC Riabilitazione specialistica cardio-respiratoria dell'Ospedale di Codogno
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Se abiti a Milano o in una città della Pianura Padana e questa mattina, andando a lavoro o a scuola, hai avvertito un fastidio alla gola o un improvviso bruciore agli occhi, sappi che non sei il solo. La causa potrebbe essere la stessa per tutti: la pessima qualità dell'aria presente in tutta l'area geografica della Pianura Padana. Quello dell'aria inquinata oltre i limiti considerati accettabili e sicuri per la salute umana è un problema con cui chi vive in Lombardia, Emilia-Romagna o Veneto sta facendo i conti da mesi, tanto che c'è chi parla perfino di "lenta pandemia". Dopo i dati allarmanti dei primi giorni di febbraio 2024, quando secondo l'Indice di Qualità dell'Aria (AQI) la Pianura Padana era tra le aree peggiori in Europa, ora il quadro è di nuovo critico.

Basta dare un occhio ai valori degli agenti inquinanti presenti per capirlo: secondo Arpa Lombardia sabato 17 febbraio il particolato fine (Pm2.5), tra le sostanze più pericolose, ha avuto una concentrazione media giornaliera pari a 76 μg/m³ (microgrammi per metro cubo di aria), ovvero più di tre volte il limite ritenuto accettabile dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Anche il Pm10 era oltre il limite, con una media di 100 μg/m³, a fronte della soglia dei 50 μg/m³ indicata dall'Oms.

COPERNICUS | Infografica dei livelli di inquinamento atmosferico
COPERNICUS | Infografica dei livelli di inquinamento atmosferico

Sta di fatto che proprio quando i siti che monitorano la qualità dell'aria – come Arpa Lombardia o l'europeo Copernicus – segnalano un nuovo peggioramento della qualità dell'aria, molte persone riferiscono di avvertire sintomi quali rinite, raffreddore, bruciore alla gola e pizzicore agli occhi. Ma sono davvero causati dall'inquinamento o si tratta di una sorta di psicosi collettiva? A Fanpage.it le risposte dello pneumologo Francesco Tursi, direttore dell'UOC Riabilitazione specialistica cardio-respiratoria dell'Ospedale di Codogno.

La qualità dell'aria può causare sintomi fisici?

Come abbiamo spiegato, le cause dietro la pessima qualità dell'aria a Milano e in genere nella Pianura Padana sono molte. Certo, tra i motivi principali c'è l'elevato tasso di inquinamento (da smog, produzione industriale e allevamento intensivo), ma a questo si uniscono altre concause, tra cui la particolare conformazione geografica della Pianura Padana e le piogge sempre più rare, che invece avrebbero il ruolo di purificare l'aria. Ma, al di là delle cause, è verosimile pensare che l'esposizione a questi elevati tassi di sostanze inquinanti può avere un effetto immediato sulla nostra salute. Tuttavia, è bene sempre tenere a mente che il corpo non agisce quasi mai in risposta a un unico fattore.

Quindi l'inquinamento non è l'unico fattore scatenante?

Quando il nostro organismo avverte un disagio fisico, alla base c'è quasi sempre una somma di molteplici agenti esterni. Ecco perché, anche in questo caso, attribuire l'origine dei sintomi al solo inquinamento sarebbe riduttivo. Per prima cosa dobbiamo tenere presente che abbiamo avuto una stagione invernale in cui si sono susseguite diverse infezioni virali che hanno colpito milioni di persone. Avere avuto un'infezione significa presentare uno stato infiammatorio pregresso, che l'esposizione all'aria inquinata può accentuare e prolungare nel tempo.

Quindi l'inquinamento non ha gli stessi effetti su tutti?

Vivere in un ambiente con elevati tassi di inquinanti equivale a essere esposti a un continuo stimolo infiammatorio a basso livello sulle vie respiratorie basse e alte. Ecco quindi che nelle persone più sensibili, con forme di infiammazioni pregresse, questo può dare esito a sintomi fisici evidenti. Parliamo non solo di chi è affetto da patologie respiratorie pregresse, come bronchiti o polmoniti, ma anche di soggetti allergici o asmatici, nonché di bambini o anziani. Se a questo aggiungiamo l'intesa circolazione di infezioni virali, non solo influenza e Covid-19, iniziamo a farci un'idea di come i sintomi fisici siano il risultato della compresenza di tanti fattori che insieme non hanno permesso alle persone con un stato infiammatorio già attivo di guarire, rendendole più sensibili e predisposte a sviluppare nuovi sintomi.

Possiamo fare qualcosa per tutelarci?

Molti dei siti che mostrano i dati della qualità dell'aria suggeriscono di non uscire o di limitare l'attività fisica all'aperto, quando i valori raggiungono dati allarmanti come quelli registrati in questi giorni in Pianura Padana. Il discorso non è così semplice perché tra inquinamento indoor e inquinamento outdoor non ci sono differenze così rilevanti da farci pensare che stando a casa annulliamo l'esposizione alle sostanze nocive. Ciò non toglie che, soprattutto se siamo soggetti sensibili, è consigliato non tenere le finestre aperte per tutto il giorno. Invece un consiglio valido per chi trascorre molte ore all'aperto è indossare la mascherina. Questa infatti ci permetterebbe di dotarci di una forma di protezione, sebbene parziale, dall'aerosol continuo delle sostanze inquinanti.

Che fare se abbiamo questi sintomi?

Normalmente, questo genere di sintomi – rinite, raffreddore, bruciore alla gola o agli occhi – tende a rientrare spontaneamente nell'arco di pochi giorni, se non si continua ad essere esposti a quelle sostanze che li hanno causati. Ma se così non fosse e ci rendiamo conto che i sintomi persistono per più giorni, vale sempre la pena contattare il proprio medico. Nessun allarmismo, ma è importante sapere che un sintomo persistente può essere la spia di un problema sottostante che merita di essere approfondito.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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