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Avere una persona del cuore con cui confidarsi riduce il rischio di Alzheimer (più del matrimonio)

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che avere una persona con cui confidarsi e aprire il proprio cuore riduce il rischio di demenza, la cui forma principale è l’Alzheimer.
A cura di Andrea Centini
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Avere qualcuno con cui confidarsi e aprire il cuore aiuta a proteggersi dalla demenza, un insieme di condizioni neurologiche caratterizzate da declino cognitivo, deficit nel linguaggio, nella memoria, nel pensiero astratto e in altre funzioni. La forma più comune e diffusa al mondo di demenza – circa il 60/70 percento dei casi – è il morbo di Alzheimer, una patologia neurodegenerativa che in base ai dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) colpisce circa 55 milioni di persone nel mondo, oltre 600mila delle quali in Italia (1,2 milioni di individui affetti da demenza). Entro il 2050 l'Alzheimer's Disease International (ADI) stima che i pazienti con demenza saranno circa 140 milioni.

Molteplici studi hanno determinato che mantenere il cervello allenato, essere attivi nella propria comunità e possedere un buon livello di istruzione sono tutti fattori che aiutano a proteggersi dal declino cognitivo. Anche avere qualcuno accanto è un aiuto prezioso, tuttavia l'impatto di queste relazioni non è chiaro, alla luce delle varie tipologie possibili e della qualità delle stesse. Il nuovo studio ha determinato che non è tanto essere sposati o comunque avere una relazione stabile a tenere a bada il declino cognitivo, quanto piuttosto poter contare su una persona del cuore, della quale ci si fida a tal punto da spalancargli le porte della propria anima. Insomma, non deve essere necessariamente il partner, ma può essere anche un'amicizia di lunga data basata su stima reciproca, fiducia e sincerità.

A determinare che avere qualcuno con cui confidarsi riduce il rischio di declino cognitivo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani della Facoltà di Medicina dell'Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Center for Studies in Public Health and Aging’ René Rachou Research Center di Belo Horizonte (Brasile), dell'Università di Limoges (Francia), dell'Università dell'Alabama (Stati Uniti) e di molti altri istituti, tutti riuniti sotto l'egida del consorzio di ricerca COSMIC (Cohort Studies of Memory in an International Consortium). I ricercatori, coordinati dal professor Suraj Samtani, docente presso il Centre for Healthy Brain Ageing (CheBA) dell'ateneo di Sydney, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una meta-analisi di 13 studi dedicati al declino cognitivo, basata su modelli di regressione di Cox. Nel complesso sono stati coinvolti circa 40 mila partecipanti con un'età compresa tra i 40 e i 102 anni (età media di 70 anni), dei quali il 60 percento donne e con un'istruzione media di circa 8 anni. Il periodo di follow-up è stato di 3,22 anni.

I ricercatori hanno incrociato i dati del declino cognitivo dei partecipanti allo studio con quelli delle connessioni sociali, determinando che è proprio la qualità delle relazioni ad avere i migliori effetti protettivi. Una persona del cuore con cui ci si confida è più efficace del marito / moglie o del fidanzato / fidanzata. Curiosamente, soltanto nelle coorti asiatiche essere sposati e avere una relazione stabile era statisticamente associato a un ridotto rischio di demenza e mortalità. Incontrare amici e parenti almeno per una volta al mese, inoltre, rappresentava un fattore in grado di abbattere di circa il 50 percento il rischio di ammalarsi. Non c'è troppo da stupirsi, dato che secondo le recenti dichiarazioni di Vivek Murty, la massima autorità sanitaria degli Stati Uniti, la solitudine ha effetti negativi sulla salute paragonabili a quelli di fumare un pacchetto di sigarette al giorno.

“Avere una persona con cui confidarsi è emerso come un fattore molto potente per ridurre il rischio di demenza. Non conta solo con che frequenza ci si incontra, ma se è con una persona alla quale si può aprire il proprio cuore”, ha dichiarato il professor Suraj Samtani. I dettagli della ricerca “Social connections and risk of incident mild cognitive impairment, dementia, and mortality in 13 longitudinal cohort studies of ageing” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of the Alzheimer Association.

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