Antartide, foto aeree di 60 anni fanno luce sul collasso di una piattaforma (e predicono il nostro destino)

Grazie all'analisi di foto aeree storiche dell'Antartide, combinate con immagini satellitari moderne e dati climatici, i ricercatori sono riusciti a capire cos'è successo alla piattaforma Wordie, una lingua di ghiaccio quasi completamente disintegrata all'inizio del nuovo millennio. Dall'analisi della ricca mole di informazioni, comprese fotografie scattate da un aereo della marina militare statunitense alla fine del 1966 e all'inizio del 1969, è stato determinato che a far collassare la piattaforma di ghiaccio non è stata la fusione superficiale, con contestuale formazione di laghi innescati dal soleggiamento, bensì l'acqua marina più calda. La piattaforma Wordie, di fatto, è stata "erosa" dal basso, fino a quando non è definitivamente crollata, un processo durato alcuni decenni. Poiché il collasso delle piattaforme antartiche gioca un ruolo significativo nell'innalzamento del livello del mare, sapere in che modo e in quanto tempo si disintegrano può offrire un prezioso strumento per comprendere l'impatto del cambiamento climatico.
Tra le principali minacce della crisi climatica in atto vi è infatti proprio l'innalzamento del livello del mare, catalizzato dal riscaldamento globale. L'aumento delle temperature legato alle emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas climalteranti sta avendo effetti drammatici sui ghiacciai, sia su quelli polari che su quelli continentali (quello della Marmolada, ad esempio, è condannato a svanire entro 20-30 anni). Lo scioglimento del ghiaccio antartico è particolarmente impattante e si calcola che la perdita di alcune grandi piattaforme, come quella di Ross e Ronne, sia sufficiente a far innalzare il mare di ben 5 metri. Ciò avrebbe un impatto catastrofico a livello globale, non solo facendo sparire sott'acqua intere nazioni insulari – in particolar modo quelle degli atolli del Pacifico – ma vaste regioni e città costiere, comprese quelle italiane. La geografia mondiale verrebbe stravolta e un numero enorme di persone sarebbe costretta a migrare verso le aree interne. Gli esperti prevedono che simili eventi, associati alla riduzione delle risorse alimentari e idriche, potrebbero essere la miccia per sanguinose guerre globali. Ecco perché conoscere l'evoluzione dei ghiacciai antartici è così importante.
A determinare qual è stata la sorte del ghiacciaio Wordie, sito nella baia Marguerite della Penisola Antartica, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati danesi dell'Università di Copenaghen, che hanno collaborato con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti l'Università di Grenoble Alpes (Francia), il Dipartimento di Scienze del Sistema Terrestre dell'Università della California (Stati Unitit), il Dipartimento di Geoscienze e Telerilevamento dell'Università Tecnologica di Delft (Paesi Bassi) e altri. I ricercatori, coordinati dal professor Mads Dømgaard, docente presso il Dipartimento di Geoscienze e Gestione delle Risorse Naturali dell'ateneo danese, sono giunti alle loro conclusioni dopo combinato vari set di dati della sopracitata piattaforma. Tra i più significativi ben 450 immagini scattate da un areo nel 1966 e nel 1969, che sono state combinate con scatti satellitari e dati climatici.
Questa piattaforma era in origine composta da vari ghiacciai, come Hariot, Fleming e Prospect, per un totale di oltre 2.000 chilometri quadrati, ma nel 1986 si è spezzata in due e all'inizio degli anni 2000 si è quasi completamente distrutta. All'evento sono sopravvissute solo piccole piattaforme. I dati sono stati analizzati sfruttando una tecnica conosciuta come “structure-from-motion”, che ha permesso agli esperti di ottenere informazioni preziose sullo spessore del ghiaccio, l'estensione, la struttura superficiale e altre caratteristiche. In questo modo hanno ottenuto una visione di insieme completa e ampia su un lungo arco temporale, che ha evidenziato non solo ciò che ha determinato il collasso, ma anche i segni “premonitori” dello stesso e i meccanismi coinvolti.
In pratica, grazie a questi dati, ora i ricercatori conosco quali sono i vari passaggi che possono portare al crollo di una piattaforma di ghiaccio antartica, con tutto ciò che ne consegue sullo studio di quelle attuali, a rischio a causa della crisi climatica. Come indicato, il collasso della piattaforma Wordie è stato legato alla fusione innescata dall'acqua marina più calda, quindi un processo dal basso e non dall'alto. “Abbiamo individuato diversi segnali di un imminente collasso della piattaforma di ghiaccio che prevediamo di osservare in altre piattaforme di ghiaccio, ma forse ancora più importante, il set di dati ci ha fornito una moltitudine di punti di riferimento che possono rivelare quanto è avanzato il collasso”, ha affermato in un comunicato stampa il dottor Dømgaard. “I nostri risultati mostrano che la causa principale del collasso di Wordie è l'aumento della temperatura del mare, che ha generato lo scioglimento sotto la piattaforma di ghiaccio galleggiante”, ha chiosato l'esperto.
I ricercatori sono giunti alla conclusione che lo scioglimento delle attuali piattaforme di ghiaccio potrebbe essere più lento del previsto, a causa di un processo di fusione più lungo, tuttavia, ciò potrebbe significare che i fenomeni già innescati potrebbero essere molto più difficili da invertire, per questo raccomandano l'immediato taglio delle emissioni di gas a effetto serra. I dettagli della ricerca “Half a century of dynamic instability following the ocean-driven break-up of Wordie Ice Shelf” sono stati pubblicati su Nature Communications.