video suggerito
video suggerito

Alzheimer, quanto tempo passa tra i primi sintomi e la diagnosi di demenza: lo studio preoccupante

Una nuova indagine condotta sui dati di oltre 30.000 persone affette da demenza ha dimostrato che, in media, trascorrono alcuni anni tra la comparsa dei primi sintomi – come perdita della memoria e altri segni del declino cognitivo – e la diagnosi. Ciò ha un impatto significativo sugli effetti delle terapie anti Alzheimer e sul tempo che può essere trascorso in piena autonomia dai pazienti.
A cura di Andrea Centini
0 CONDIVISIONI
Immagine

Dalla comparsa dei primi sintomi alla diagnosi di demenza, di cui la forma più comune al mondo è il morbo di Alzheimer, trascorrono mediamente 3,5 anni. Nel caso di demenza a esordio precoce, quella che si manifesta prima dei 60-65 anni (come nel caso estremo di un ragazzo di 19 anni), il tempo per ottenere la diagnosi è di 4,1 anni. È quanto emerso da un nuovo, preoccupante studio pubblicato sul Journal of Geriatric Psychiatry, che ha analizzato i dati di decine di migliaia di persone in tutto il mondo.

Si tratta di un dato altamente significativo perché, come avviene per la stragrande maggioranza delle malattie, più tardivo è il riconoscimento di una determinata condizione, peggiori sono gli effetti dei trattamenti, quando non del tutto inutili. Per l'Alzheimer – e altre forme di demenza – questo discorso vale ancora di più, per due ragioni principali: da una parte la scarsa disponibilità di opzioni terapeutiche, dall'altra il fatto che i farmaci, come i nuovi anticorpi monoclonali alla stregua del Donanemab, in grado di rallentare la progressione della demenza – fino al 39 percento – colpendo le placche di beta amiloide, sono efficaci se somministrati nella fase iniziale della patologia, dunque con un declino cognitivo lieve. Ecco perché è fondamentale anticipare i tempi delle diagnosi, che richiedono ancora troppo tempo per svariati motivi (anche legati allo stigma).

A determinare che per una diagnosi di demenza, dalla comparsa dei primi sintomi, passano in media 3,5 anni (e 4,1 anni per la forma a esordio precoce), è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici della Divisione di Psichiatria dello University College London, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Scienze della Salute – Dipartimento di Infermieristica dell'Università di Jaén (Spagna). I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Vasiliki Orgeta della Facoltà di Scienze del Cervello presso l'ateneo londinese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di oltre 30.000 persone con diagnosi di demenza acclarata. I partecipanti avevano un'età media di 73,5 anni (tra i 54 e i 93 anni) ed erano stati coinvolti in 13 studi distinti, pubblicati in Australia, Cina, Europa e Stati Uniti. Per determinare le tempistiche tra la manifestazione dei primi sintomi della demenza – come perdita della memoria, problemi nel linguaggio, nell'orientamento e altri segni del declino cognitivo – i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche e verificato le dichiarazioni di parenti e caregiver che si prendevano cura delle persone malate.

Immagine

Incrociando tutti i dati è emerso che, per la diagnosi di demenza, trascorrevano dai 2,7 ai 4,3 anni, quindi in media 3,5 anni. Per la demenza a esordio precoce si passava invece dai 3,4 ai 4,9 anni, con una media di 4,1 anni. La demenza frontotemporale e l'età più giovane dei pazienti erano generalmente associati a una diagnosi che richiedeva più tempo. È doveroso sottolineare che, anche se al mondo si stima vivano circa 30-40 milioni di persone con l'Alzheimer, in base ai dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la diagnosi definitiva della condizione può essere confermata solo dopo l'autopsia e l'esame del cervello, pertanto, dopo la morte del paziente. Questi dati, che triplicheranno entro il 2050, sottolineano la necessità di accelerare i tempi delle diagnosi per garantire ai pazienti i migliori risultati in termini di trattamenti e possibilità di vivere il più a lungo possibile in autonomia.

“La diagnosi tempestiva della demenza rimane una sfida globale importante, determinata da una serie complessa di fattori, e sono urgentemente necessarie strategie sanitarie specifiche per migliorarla. Altri studi stimano che solo il 50-65% dei casi venga diagnosticato nei Paesi ad alto reddito, con molti Paesi che presentano tassi di diagnosi ancora più bassi”, ha affermato la dottoressa Orgeta in un comunicato stampa. “Nei sistemi sanitari, percorsi di riferimento incoerenti, accesso limitato agli specialisti e cliniche per la memoria con risorse insufficienti possono causare ulteriori ritardi. Per alcuni, le differenze linguistiche o la mancanza di strumenti di valutazione culturalmente appropriati possono rendere ancora più difficile l'accesso a una diagnosi tempestiva”, le ha fatto eco il coautore dello studio Rafael Del-Pino-Casado.

Ricordiamo che, in base a un recente studio condotto in Cina da scienziati del Dipartimento di Neurologia dell'Ospedale Xuanwu, i primi segni dell'Alzheimer possono essere colti ben 18 anni prima della diagnosi. Tutti questi elementi dovrebbero aiutare ad accelerare i processi diagnostici nel prossimo futuro. I dettagli della nuova ricerca “Time to Diagnosis in Dementia: A Systematic Review With Meta-Analysis” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Geriatric Psychiatry.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views