3I/ATLAS ha altre anomalie, Avi Loeb insiste: “Può essere un’astronave, non giudicare il libro dalla copertina”

Nonostante le molteplici anomalie rilevate per l'oggetto interstellare 3I/ATLAS, dalla traiettoria alla composizione chimica, la stragrande maggioranza degli scienziati ritiene che si tratti di una cometa aliena, cioè proveniente da un altro sistema stellare. “Sembra una cometa. Fa cose da cometa. Assomiglia moltissimo, in quasi tutti gli aspetti, alle comete che conosciamo”, aveva affermato al Guardian il dottor Tom Statler della NASA, che si occupa di questi corpi celesti. Eppure il fisico teorico e astronomo Abraham Avi Loeb, ricercatore presso il Dipartimento di Astronomia della prestigiosa Università di Harvard (Stati Uniti), continua a sostenere che potremmo essere innanzi a un'astronave aliena, probabilmente ostile.
Lo scienziato non esclude che 3I/ATLAS possa essere una cometa proveniente da un mondo lontano, tutt'altro, ciò nonostante sottolinea che diverse caratteristiche dell'oggetto, come la traiettoria di avvicinamento altamente improbabile a Venere, Marte e Giove, suggeriscono una potenziale natura artificiale. Nonostante la comparsa di una piccola coda e altri elementi che indicano attività cometaria, il dottor Avi Loeb continua a insistere sull'opzione “astronave aliena”. La ragione risiede nelle nuove anomalie riportate nel suo nuovo studio “Upper Limit on the Non-Gravitational Acceleration and Lower Limits on the Nucleus Mass and Diameter of 3I/ATLAS” pubblicato il 24 settembre sul portale dell'Università di Harvard. Ecco cosa ha scoperto il dottor Avi Loeb con i colleghi Richard Cloete e Peter Veres.

Analizzando i dati raccolti dal Minor Planet Center tra il 15 maggio e il 23 settembre del 2025, quindi freschissimi (ricordiamo che l'oggetto è stato scoperto all'inizio di luglio), gli scienziati hanno determinato che l'accelerazione non gravitazionale dell'oggetto interstellare è inferiore a 15 metri al giorno quadrato. Le comete, così come altri corpi celesti, subiscono un'accelerazione a causa della forza di attrazione gravitazionale di altri grandi oggetti (come ad esempio il Sole). Inoltre, hanno una spinta – effetto razzo – dovuto al degassamento, che in questo caso, grazie ai dati raccolti dal Telescopio Spaziale James Webb, è stato stimato in 150 chilogrammi di materiale espulso ogni secondo. Senza entrare troppo nei tecnicismi, gli studiosi hanno calcolato che, poiché questo effetto razzo non è rilevante, la cometa deve essere enorme. Avi Loeb e colleghi hanno infatti determinato che 3I/ATLAS deve avere una massa di almeno 33 miliardi di tonnellate e un nucleo con un diametro superiore ai 5 chilometri.
Questi dati indicano che l'oggetto è molto, molto più grande degli altri due visitatori interstellari identificati fino ad oggi, 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov. Si parla dai 3 ai 5 ordini di grandezza superiori. Per Avi Loeb e colleghi si tratta di un'anomalia significativa, dato che, per il calcolo delle probabilità, prima di individuare un oggetto interstellare di simili dimensioni avremmo dovuto scovare “circa centomila oggetti interstellari su una scala di 0,1 chilometri come 1I/'Oumuamua”, ha evidenziato l'esperto sul suo blog. Ma ne abbiamo rilevati soltanto due, a partire dal 2017.
“La massa di 3I/ATLAS è proporzionale al cubo del suo diametro. Se il diametro del nucleo di 3I/ATLAS dovesse risultare maggiore di 5 chilometri nell'immagine HiRISE (che verrà scattata il 3 ottobre NDR), allora un'origine associata alla riserva di massa interstellare di materiale roccioso sarebbe insostenibile”, ha affermato lo studioso, suggerendo nuovamente l'ipotesi dell'astronave aliena.

“Un'origine tecnologica alternativa potrebbe spiegare il raro allineamento della traiettoria di 3I/ATLAS con il piano dell'eclittica (con una probabilità casuale di 1 su 500, come discusso qui) e la rilevazione di nichel senza ferro, come riscontrato nelle leghe prodotte industrialmente (come riportato dal team del VLT qui)”, evidenzia Avi Loeb, sottolineando che determinate accelerazioni potrebbero suggerire l'accensione dei motori. Lo scienziato ha inoltre osservato che una chioma di anidride carbonica e acqua (in un anomalo rapporto di 8:2, secondo uno studio) potrebbe essere tranquillamente rilasciata da un'astronave enorme che ha viaggiato a lungo nello spazio interplanetario e interstellare. “Non dovremmo decidere sulla natura di 3I/ATLAS basandoci sulla composizione chimica del suo involucro, per lo stesso motivo per cui non dovremmo giudicare un libro dalla copertina”, ha chiosato Avi Loeb.
L'oggetto si sta avvicinando velocemente e molto presto, il 3 ottobre, potrà essere messo nel mirino della potentissima fotocamera HiRISE della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA, mentre il 16 marzo entrerà nel campo d'azione della sonda Juno in orbita attorno a Giove. Le immagini raccolte da questi strumenti potranno far luce su uno degli oggetti più intriganti entrati nel Sistema solare, che proprio in queste ore è stato investito da un'espulsione di massa coronale (CME) scagliata dal Sole.