Un pezzo di plastica trasparente è diventato virale sui social: “Vi spiego a cosa serve il Metatelefono”

In fila al bubble tea shop, Cat (@askcatgpt ) sta scrollando il telefono. O almeno sembra. Guardando più attentamente infatti in mano non ha uno smartphone, ma ha un pezzo di plastica trasparente. Il video pubblicato su TikTok – al momento ha 52 milioni di visualizzazioni – è accompagnato da una scritta in sovraimpressione: "Scusa, che caz*o è quello?????". Tra i commenti gli utenti ipotizzano che sia il "telefono trasparente Nokia, uscito a ottobre 2024". Sbagliato. Il rettangolo trasparente di Cat infatti è un "metaphone" o metatelefono.
A spiegarlo è sempre Cat, che il giorno successivo pubblica un altro video: "Questo è un metatelefono. È esattamente quello che sembra: un pezzo di acrilico trasparente a forma di iPhone. Ma perché esiste? L'ha inventato un mio amico, per capire se siamo dipendenti dai nostri telefoni e se è possibile frenare la dipendenza di qualcuno sostituendo la sensazione di avere un telefono in tasca oppure in mano per scrollare sullo schermo. Il metatelefono è già esaurito".
Il prodotto è acquistabile online per 25 dollari, sul sito c'è scritto: "Il metafono sembra una semplice lastra di acrilico, e lo è. Ma è anche un sostituto, un totem e un alibi. È il primo passo sulla strada verso la libertà. Prendilo al posto del telefono. Tienilo nella giacca o nei jeans. Se sei ansioso, strofina la superficie con il pollice. Quando hai bisogno di distogliere lo sguardo, è lì pronto per essere estratto e guardarci dentro."
Il metatelefono non è il primo trend digital detox, abbiamo già visto sui social l'ascesa dei vecchi flip phone e delle telecamere digitali. Sempre più adolescenti stanno cercando di disconnettersi e imporsi, con metodi più o meno rigidi, una dieta digitale. Sono nati anche gruppi "luddisti", studenti che chiudono i telefoni dentro vecchie scatole e promuovono uno stile di vita di auto-liberazione dai social media e dalla tecnologia. Molto spesso si tratta di mode passeggere che vanno a denunciare però un disagio di fondo nei confronti dell'iperconnessione.
Siamo davvero dipendenti dai nostri smartphone?
Ogni volta che riceviamo una notifica, un segnale acustico, una vibrazione, il nostro cervello riceve una scarica di dopamina. È un neurotrasmettitore, una sostanza chimica prodotta dal cervello che permette la comunicazione tra i neuroni. È fondamentale per diverse funzioni spesso chiamata “molecola della ricompensa” perché è coinvolta nei circuiti cerebrali che fanno sentire motivati, appagati, o felici.
Le micro-ricompense delle notifiche o dello scrolling sono imprevedibili e frequenti, come una slot machine. Questo schema è estremamente coinvolgente, e crea una forma di dipendenza comportamentale. Come ha spiegato a Fanpage.it Matteo Fumagalli, psicologo, psicoterapeuta e socio formatore dell’associazione Di.Te. (Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo): "Lo schermo a livello di sensorialità ha un potere attrattivo che altri strumenti non hanno, non è uno strumento qualunque".
Scrollare uno finto schermo di plastica non è una soluzione. "La questione non è togliere lo smartphone e basta, soprattutto negli adolescenti. Riuscire a creare una realtà alternativa a quella virtuale, che diventa sufficientemente motivante e attrattiva da mettere un argine al potere dello schermo dello smartphone, questo sarebbe il vero detox."