Il papà di Carolina, morta suicida a 14 anni: “Se denunciate i bulli gli fate un favore”

“Se denunciate i bulli gli fate un favore, perché altrimenti entrano in una spirale da cui non usciranno più. Rovinando la vita degli altri e la loro”: è questo il senso del discorso di Paolo Picchio, il papà di Carolina, la quattordicenne che nel 2013 si è uccisa dopo aver subito atti di bullismo. L’uomo, che dopo la morte di sua figlia si è impegnato nel tentare di far capire la gravità di certi comportamenti, ha lanciato un appello a giovani e famiglie in occasione della prima giornata contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola. Al Corriere.it Picchio ha ricordato la storia di sua figlia Carolina, che si è suicidata dopo aver visto in rete un video che la ritraeva in una situazione di cui lei era completamente all’oscuro. “A una festa le avevano dato dei cocktail e lei ha perso cognizione di quello che stava facendo”, ha ricordato il papà spiegando che poi, appunto, alcuni ragazzi hanno realizzato un video che è stato messo in rete.
Cinque minorenni processati dopo il suicidio di Carolina – “Quando Carolina ha saputo quanto accaduto non ha retto, ha scritto una bellissima lettera per denunciare questo fatto, per dare un segnale che quello che è capitato a lei non doveva capitare ad altri”, ha ricordato ancora l’uomo spiegando che cinque minorenni sono stati processati e condannati (tutti si sono dichiarati colpevoli) dopo la morte di sua figlia.
“Il bullo è un ragazzo con problemi che va curato” – Da qui l’appello di Picchio ai giovani e alle famiglie: “Ci vuole maggiore empatia tra i ragazzi, il bullo è lui stesso un ragazzo con problemi che va curato perché la sua prevaricazione è qualcosa che offende gli altri e lui non se ne rende conto”, ha detto l'uomo parlando poi del cyberbullismo come qualcosa che ti colpisce nell’intimo. “Ragazzi, dovete parlarne, quando siete vittime di atti di bullismo dovete parlare ad amici e genitori”, ha detto ancora chiedendo agli stessi genitori di osservare i comportamenti dei figli e spingerli a confidarsi prima che sia troppo tardi.