Il naufrago sopravvissuto 14 mesi alla deriva finalmente può tornare a casa
La commovente storia di Josè Salvador Alvarenga resta ancora avvolta nel mistero ma ciò che è certo è che il naufrago salvadoregno è pronto a riabbracciare i suoi familiari. Dopo un periodo di ricovero in un ospedale delle Isole Marshall – dove il naufrago è stato trovato a inizio febbraio – Josè è arrivato ieri all’aeroporto della capitale San Salvador dopo aver fatto scalo alle Hawaii e a Los Angeles. Un viaggio che lo porterà a rincontrare la sua famiglia in Messico. Alvarenga, apparso stanco e ancora debole, torna infatti a casa dopo più di un anno trascorso in mare. In aeroporto è stato accolto dai fotografi e dai giornalisti ma lui, arrivato su una sedia a rotelle, era troppo emozionato per parlare. “Sono così felice di sapere che è vivo, che è tornato. Voglio dargli un abbraccio”, così una zia dell’uomo, arrivata in aeroporto per vederlo.
La storia del naufrago – In un'intervista alla Cnn, appena ritrovato, Alvarenga aveva confessato di aver avuto molti momenti bui e di aver pensato di togliersi la vita. “Ci ho provato più volte – aveva spiegato – ma non ci sono mai riuscito”. Il cacciatore di squali era salpato insieme a un ragazzo il 21 dicembre del 2012 per una giornata di caccia ed è approdato a 10 mila chilometri di distanza, nelle isole Marshall, più di un anno dopo. Per sopravvivere nell'oceano il naufrago ha detto di aver mangiato pesce crudo e di aver bevuto il sangue delle tartarughe. Il giovane che era con lui invece non ce l’ha fatta. Dopo il ritrovamento le condizioni di salute del naufrago sono state analizzate per diversi giorni anche perché il suo livello di disidratazione è stato giudicato più grave di quanto inizialmente pensato.
