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Il figlio del ministro Poletti è rimasto in Italia e lavora grazie alle coop

Attualmente Manuel presiede Media Romagna soc.coop., cooperativa che fa parte di LegaCoop Romagna, e che è editrice di un giornale da lui stesso diretto e impegnata nella comunicazione. In tre anni ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici.
A cura di Redazione
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Il ministro del lavoro Giuliano Poletti

"Se 100mila giovani se ne sono andati dall'Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola'", ha detto due giorni fa – scatenando una vera e propria bufera – il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. "Conosco gente – ha aggiunto – che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi". Tra i giovani rimasti in Italia c'è anche il figlio del ministro, Manuel Poletti, che lavora nel nostro paese come giornalista. Ha iniziato all'Unità, come corrispondente da Imola, poi è passato a guidare alcuni settimanali locali controllati da cooperative associate a Legacoop – che il ministro del Lavoro ha presieduto dal 2002 al 2014.

Attualmente Manuel presiede Media Romagna soc.coop., cooperativa che fa parte di LegaCoop Romagna, e che è editrice di un giornale da lui stesso diretto, SetteSereQui. La coop ha ricevuto in tre anni oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici: 191mila euro nel 2015, 197mila nel 2014, e 133mila nel 2013. La rete di cooperative guidate dal figlio di Poletti è impegnata anche nella comunicazione, e punta a diventare fornitore di servizi ad associazioni e imprese. Dd esempio, "Fico" – Fabbrica italiana contadina, progettata dal gruppo Eataly di Oscar Farinetti a Bologna. Come ha raccontato a un'intervista al FattoQuotidiano, però Manuel Poletti non si sente un privilegiato: "Io mi sporco anche le mani, vado in tipografia e carico in auto i giornali. Da vent'anni faccio il giornalista. Nella nostra cooperativa abbiamo soltanto contratti part-time. Io guadagno circa 1.800 euro al mese".

E circa la frase "incriminata" pronunciata dal padre ha dichiarato di condividerne il significato, ma non le parole usate. "Non è automatico – ha detto – considerare un cervello in fuga chi va all’estero e un mediocre chi decide di restare in Italia".

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