Graziano Stacchio: “Avrei voluto salvare il rom a cui ho sparato”

"Sono allergico alla violenza, dono sangue da trent'anni, vado a caccia ma mai avuto il pallino delle armi": a dirlo – in un'intervista rilasciata a Repubblica – è Graziano Stacchio, il benzinaio di ponte di Nanto, in provincia di Vicenza, che lo scorso 3 febbraio aprì il fuoco verso un rapinatore di etnia rom durante l'assalto alla gioielleria "Zancan", vicina al suo chiosco. Per molti l'uomo è diventato una sorta di eroe. Lui, però, di questo non sembra affatto andare fiero: "L'effetto mediatico mi ha stordito. Però davvero non possiamo vivere in un mondo che va in questa direzione. È storta. Non voglio rassegnarmi alla legge della giungla, al terrore, che lavori e torni a casa guardandoti alle spalle. non sono un eroe né un modello da imitare. Né tanto meno un simbolo. Lo dico subito: la gente non deve sparare in mio nome, né in Veneto né in Sicilia. Solo l'idea mi fa paura. Non è che adesso ognuno si deve sentire autorizzato a sparare. Sennò che cosa facciamo, il Far West?".
Graziano Stacchio ha aggiunto: "La gente ha paura, sta perdendo la testa. Ci vuole un attimo. Il mio è stato un atto di istinto, di disperazione. Vorrei dire anche di umanità, perché quella ragazza (dentro la gioielleria, ndr ) era sotto scacco di cinque banditi armati di mitra. La volta prima era stata addirittura sequestrata. Quando quel rapinatore mi ha puntato l'arma addosso, ho mirato. Stando attento a non fare andare in giro colpi. Se i suoi complici l'avessero lasciato lì gli avrei messo subito un laccio emostatico, avrei provato a salvarlo. Ambulanza e via".
Insomma, a più di un mese dall'omicidio del malvivente Graziano Stacchio invita altri a non emulare il suo gesto. Un gesto che, anche nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, gli aveva provocato non poche sofferenze: "Se penso ai figli di quell'uomo, mi fa male”, aveva detto, aggiungendo di desiderare una "vita normale". “Sono in uno stato di confusione totale e di malessere e vorrei solo tornare a fare il mio lavoro. A volte mi dico che ho fatto bene, poco dopo cado nello sconforto”.