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Genny ‘a carogna: i tanti errori di polizia e magistrati

Il blitz nelle sedi ultras poche ore prima della partita col Cagliari di stasera e il Daspo inflitto al capotifoso dei Mastiffs, sono gli ultimi tasselli di una operazione tardiva e pressoché inutile. Che ha di fatto reso Napoli una polveriera dal punto di vista degli eventi sportivi (e non solo). Anche per coloro che di calcio non si interessano.
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Decisioni tardive, prese con l'affanno di chi non sa che pesci pigliare. Tutto è iniziato in mezzo al campo dello stadio Olimpico, coi dirigenti di Napoli e Fiorentina, quelli della Lega Calcio e la Digos a discutere – davanti a 70mila persone che non potevano sentire ma potevano e possono fare qualsiasi legittima ipotesi – dell'opportunità di giocare o no la finale di Coppa Italia dopo i fatti di sangue avvenuti a Roma prima dell'incontro. Poi un'altra decisione fatale:  portare il capitano del Napoli Marek Hamsik a discutere coi capotifosi azzurri, in primis con quello del gruppo Mastiffs, Gennaro De Tommaso alias Genny ‘a carogna. Obiettivo: capire se c'erano o meno le condizioni per disputare l'incontro. Tutti hanno visto, nessuno ha sentito. Tutti oggi, legittimamente, fanno ipotesi su cosa si siano detti: c'è stata la trattativa Stato-ultrà? Che marchiano errore non aver reso tutto più "privato" o tutto assolutamente pubblico. E ancora: Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli in fin di vita in ospedale, raggiunto da colpi di pistola che sarebbero stati sparati dall'ultrà romanista Daniele De Santis detto Gastone (forse sì, forse no, lo stub, la balistica, i testimoni, eccetera) cui è stato notificato il provvedimento d'arresto su un letto d'ospedale. Perché? Perché impedire alla sua fidanzata di vederlo, lì in quel letto dal quale speriamo si possa alzare quanto prima?

C'era pericolo di fuga, di reiterazione del reato o inquinamento delle prove? In quelle condizioni parrebbe di no. E perché le manette al moribondo? Lo Stato deciso e forte mostra così i muscoli? E chi lo sa. Poi: prima della partita Napoli-Cagliari a Napoli, stasera, in uno stato di tensione incredibile, la polizia si reca nelle sedi degli ultrà partenopei per controllare e perquisire, senza cavarne un ragno dal buco (hanno trovato un paio di bustine di marijuana). E aumentando frustrazione e rabbia. Viene diffusa la notizia del Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) per Genny ‘a carogna, prima della partita (complimenti, non potevate pensarci prima?). Giusto per accrescere uno stato d'ansia, di tensione. E, ancora, di rabbia. Potevano impedirgli di partecipare alla partita di stasera senza notificargli un provvedimento che ne fa, agli occhi degli ultrà, un martire. Tutto per consentire l'orgogliosa dichiarazione del ministro dell'Interno Alfano? Complimenti: ora Napoli è una polveriera e come se non bastassero i tanti problemi d'ordine pubblico che già ci sono tutti i santi giorni. Chi doveva gestire l'ha fatto con la delicatezza di un elefante tra i cristalli. Speriamo non siano altri – quelli cui le guerriglie spacciate per calcio e la "mentalità ultras" non interessano per niente – a pagarne le conseguenze.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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