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Firenze, il ritorno del Codice da Vinci agli Uffizi in prestito da Bill Gates

Tornano a Firenze i fogli che compongono il Codice Leicester di Leonardo Da Vinci. 360 disegni e osservazioni di idraulica e studi sulla regolazione delle acque dell’Arno di proprietà del fondatore di Microsoft Bill Gates.
A cura di Redazione Cultura
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Ben trecentosessanta disegni, accompagnati da osservazioni di idraulica e studi sulla regolazione delle acque dell’Arno, oltre a diverse note di geologia, paleontologia e astronomia, che compongono il famoso Codice Leicester acquistato per la cifra record di 40milioni di dollari nel 1994 da Bill Gates, torneranno in Italia, dove sono nati. E per la prima volta, dal lontano 1982, proprio a Firenze nella mostra "Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci. L’Acqua Microscopio della Natura"

Alla Galleria degli Uffizi, infatti, dal 29 ottobre 2018 e fino al 20 gennaio 2019, assisteremo dunque al ritorno in Italia, del Codice Da Vinci, esposto per l'ultima volta nel nostro Paese a Venezia, Milano e Roma tra il 1995 e il 1996. Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ha spiegato che il ritorno alle Gallerie del Codice Leicester è stato possibile grazie a un’intesa a cui si è lavorato sin dal 2015, quando il Codice fu esposto a Minneapolis, negli Stati Uniti.

L’opera sarà in mostra in un progetto curato con il Museo Galilei sostenuto da Fondazione Cassa di Risparmio Firenze. Leonardo vergò queste pagine tra il 1504 e il 1508, periodo in cui realizzava ricerche di anatomia nell’Ospedale di Santa Maria Nuova ed era impegnato nel progetto mai riuscito di affrescare la "Battaglia di Anghiari" a Palazzo Vecchio. I fogli del Codice Leicester saranno collocati nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi accompagnati da altri disegni di Leonardo e sussidi multimediali realizzati dal Museo Galileo.

Tra i codici dispersi dopo la morte dell’allievo Francesco Melzi, i fogli del Codice finirono nelle mani del filosofo-alchimista Giovanni Della Porta e poi in quelle di Giuseppe Ghezzi, allievo di Pietro da Cortona e primo segretario perpetuo dell’Accademia di San Luca a Roma. Nel 1717 Ghezzi le vendette a Thomas Coke, primo conte di Leicester, membro del Parlamento di Norfolk, in Italia dal 1715 al 1718 per il suo Grand Tour. Nel Novecento finirono nella mani del petroliere miliardario americano Armand Hammer e queste carte presero il nome di Codice Hammer finché nel 1994, acquistate dal fondatore della Microsoft, Bill Gates, ripresero il nome consueto.

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