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Federico Aldrovandi, manifestazione contro il rientro in servizio dei colpevoli

Gli agenti colpevoli dell’omicidio di Federico Aldrovandi si apprestano a rientrare in servizio. A Ferrara una manifestazione chiede la destituzione dei quattro poliziotti.
A cura di Redazione
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A Ferrara si torna in strada per manifestare contro il rientro in servizio dei poliziotti che ucciso Federico Aldrovandi. Il 25 settembre del 2005 il giovane Federico, che all'epoca aveva diciotto anni, venne ucciso dalle percosse di quattro poliziotti, condannati poi a tre anni e sei mesi di carcere e altri sei di sospensione dal servizio. Tre anni sono stati scontati per effetto dell'indulto, mentre, trascorsi i sei mesi di carcere, gli agenti si apprestano a tornare a breve in servizio. Ad interrogarsi sulle motivazioni che hanno portato il Viminale ad avallare la scelta della commissione interna della Polizia di non radiare i quattro colpevoli è stata per prima la madre di Federico, Patrizia Moretti. Se l'eccesso colposo in omicidio colposo non motiva una radiazione, così come ricordato dal Viminale, sarebbe potuta intervenire, secondo la donna, un'altra causa: "ho letto il regolamento della polizia, la radiazione è prevista anche per il disonore alla divisa. E questo per me è alto tradimento. Basta leggerle le cose, basta volerle applicare, per me gli appigli ci sono. Ma forse non vogliono farlo"

La manifestazione di oggi, 15 febbraio, è partita alle 14 da via Ippodromo a Ferrara per chiedere che ai poliziotti colpevoli venga tolta la divisa. Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione Parenti delle Vittime di Ustica che aderisce alla manifestazione, ha spiegato che la presenza dell'associazione è un dovere affinché si possa "vivere in uno Stato veramente democratico, uno Stato nel quale anche per gli Apparati valgano le regole". Il Viminale, intanto, ha assicurato che dei quattro colpevoli "tre sono stati trasferiti, per motivi di opportunità e di incompatibilità ambientale, a seguito della pronuncia di condanna di primo grado emessa dal Tribunale di Ferrara; mentre l’assistente capo Monica Segatto era già stata trasferita a domanda prima della sentenza”.

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